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La Finanza sequestra Sea Watch. Sbarcano tutti, Salvini s'infuria

Il reato: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il vicepremier: "Denuncerò anche gli organi dello Stato"

La Finanza sequestra Sea Watch. Sbarcano tutti, Salvini s'infuria

La Sea Watch III è sotto sequestro: è stata ieri la Guardia di finanza a salire a bordo della nave dell'omonima Ong tedesca per comunicare il provvedimento probatorio volto a fornire le evidenze che dimostrino il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per cui sarebbe indagato il comandante.

Un sequestro che, con ogni probabilità, porterà l'imbarcazione a un fermo di diversi giorni e il suo capitano in tribunale, davanti ai giudici, per dimostrare di non aver commesso ciò di cui è accusato. Ma si parla anche di un'indagine a carico dell'intero equipaggio.

Ieri, infatti, il natante dell'Organizzazione non governativa tedesca ha oltrepassato il limite delle acque territoriali italiane, infrangendo il divieto imposto dal ministero dell'Interno, che aveva vietato l'ingresso.

Diverse le contraddizioni nella vicenda: di nuovo quel voler andare di fronte alle coste libiche, di fatto invogliando i migranti a partire e inducendo gli scafisti ad accompagnarli. Ma anche quell'incaponirsi nel voler a tutti i costi farli sbarcare nel nostro Paese, ovvero quello che finora ha dato più degli altri in termini di accoglienza, rifiutandosi di attraccare in un porto tunisino.

Il capitano della Sea Watch, nella giornata di sabato, aveva comunque chiarito che si sarebbe diretto verso le coste italiane, non sentendo ordini. Alla base ci sarebbero state «ragioni umanitarie che supererebbero le motivazioni della direttiva del ministero dell'Interno». Ragioni umanitarie che andranno spiegate nelle sedi opportune e a cui il ministro dell'Interno, che tira dritto sulla sua posizione «i porti restano chiusi» non crede più. «Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina anche organi dello Stato», avverte Salvini in serata.

Ieri sera la nave era ferma di fronte al porto di Lampedusa, dopo che gli uomini della Finanza erano saliti a bordo nel pomeriggio. La procura ne ha disposto il trasferimento sotto scorta nel porto di Licata. I migranti - sbarcati ieri sera - sono 47, dopo che sabato 18 persone salvate in acque Sar libiche, tra cui due neonati, cinque bambini e otto donne,erano stati fatti scendere a terra.

Gli immigrati saranno, con ogni probabilità, trasferiti nello stesso hotspot dove erano già state trasportate le altre 18 persone che erano a bordo, considerate in condizioni di salute precarie.

La presa di posizione da parte del Viminale, la cui linea si contrappone a quella del procuratore Luigi Patronaggio, lancia molti dubbi sull'epilogo della vicenda: «La magistratura faccia come crede - fanno sapere dal ministero dell'Interno -, ma il Viminale continua e continuerà a negare lo sbarco da quella nave fuorilegge. Il ministro Salvini si aspetta provvedimenti nei confronti del comandante della nave, dal quale è lecito attendersi indicazioni precise sui presunti scafisti presenti a bordo». Dalla sua, Patronaggio tira dritto e ha ordinato che le motovedette della Gdf carichino i migranti e li sbarchino, anche perché non possono restare su una nave sotto sequestro. Gli uomini delle Fiamme gialle si sono limitati a eseguire gli ordini dell'autorità giudiziaria. La nave è fuorilegge, ma la Ong ha ottenuto ciò che voleva, ovvero portare gli immigrati in Italia, come è stato anche in casi precedenti, ad esempio per quello della Mar Jonio.

Peraltro, in queste ore diverse chiese protestanti hanno offerto la loro disponibilità per l'accoglienza. «Stanotte dormirò con i naufraghi - aveva detto il comandante - per terra, se mi verrà impedito di procedere allo sbarco.

Provocazione? No, un atto di solidarietà».

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