Cronache

Uccide il padre dopo una lite: "Era squilibrato e violento"

Fatale una coltellata, lui aveva denunce per violenze. La 19enne confessa in lacrime: ipotesi legittima difesa

Uccide il padre dopo una lite: "Era squilibrato e violento"

Roma - Uccide il padre con una coltellata. Picchiata fin da piccola, Deborah, 19 anni, non ci ha visto più. Ieri, all'ennesima lite violenta fra l'uomo, Lorenzo Sciacquatori, e la madre Antonietta, afferra un coltellino e lo colpisce dritto alla nuca. Un solo colpo sopra la cervicale tanto da ferirlo gravemente. Trasportato in ospedale, l'uomo muore poco dopo. Patricidio alle case popolari della cittadina lungo la via Salaria, alle porte di Roma. Sembrava un litigio come tanti per la famiglia Sciacquatori: cominciato all'alba e finito, però, in un lago di sangue sull'androne di una palazzina in via Aldo Moro 2. La vittima, 42 anni, un passato da pugile e un presente fatto di sala giochi, alcol, droga ed estorsioni. Moglie e figlia lo denunciano ai carabinieri in varie occasioni. Al termine di liti violentissime l'uomo viene anche sottoposto al Tso, il trattamento sanitario obbligatorio. Inutilmente. «Quando torna a casa ubriaco e fatto - spiegano ai militari - fa il matto. Abbiamo paura».

L'uomo non lavora, vive soprattutto di prepotenze. Nel quartiere lo conoscono bene: a molti ha sottratto denaro per giocarselo alla sala scommesse. «Poi te li rendo» diceva. Ma la restituzione dei soldi non avveniva mai. Botte a chi solo provava a protestare. Una storia che ricorda il dramma subìto, giorno dopo giorno, da Pietro De Negri, il «canaro della Magliana»: ai soprusi di un ex pugile cocainomane, Giancarlo Ricci, il tolettatore di cani reagisce nel peggiore dei modi e lo uccide dopo un giorno di torture. Deborah prova a fermare il padre. La madre cerca aiuto nelle istituzioni, si rivolge ai servizi sociali. La ragazza chiede appoggio anche ai parenti. Un clima pesantissimo: allo Scalo nessuno denuncia e le due donne non trovano sponde. Un paese nel paese, «chi parla con le guardie è un infame». Deborah ha paura e gira sempre con un coltello a serramanico in tasca. Sono le 5 del mattino. La lite nell'appartamento al primo piano la sentono tutti. I parenti vengono avvisati, nessuno interviene. Quattro ore di urla, minacce, grida disumane, pianti. L'omertà e la paura vincono su tutto. Dalla cucina Lorenzo si precipita all'ingresso del palazzo per rincorrere la figlia e la moglie. Deborah si difende e lo colpisce. È lei a chiamare aiuto, alle ore 8, quando il padre è a terra.

Quando arrivano i sanitari del 118 l'uomo è seduto su una panca, ha perso sangue ma è ancora vivo tanto che lo trasportano nel vicino ospedale. Non fa in tempo a entrare in sala operatoria che muore. I carabinieri fermano immediatamente la giovane e la portano, assieme alla madre, nella caserma di piazza Pelosi. «Non ce l'ho fatta più - confesserà la giovane in lacrime -, papà ci menava da anni. Quando ci ha messo ancora una volta le mani addosso ho provato a fermarlo». Per tutto il giorno gli esperti dell'Arma hanno rilevato tracce e refertato materiale utile alle indagini. Compresa l'arma del delitto, un temperino, sequestrata per le comparazioni. Interrogata fino a sera dal pm Filippo Guerra della Procura di Tivoli, considerate le attenuanti, escluso il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove, la 19enne è stata messa agli arresti domiciliari. «Possibile anche che l'omicidio preterintenzionale sia derubricato in legittima difesa» dicono gli investigatori. Studentessa all'ultimo anno dell'Istituto Commerciale Marco Polo, Deborah subisce le angherie del padre. I parenti di lui lo hanno sempre difeso. «Guai a chi lo denuncia».

Una ragazzina appena cresciuta, Deborah, che si vergogna persino di raccontare quello che l'uomo fa patire a lei e alla sua mamma.

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