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Fiorello contro Repubblica: "Fate guerra alla Rai con il Pd"

Pd» Lo showman sulle trattative per tornare nella tv pubblica: "Scritte cifre false e non andrò in onda al posto di Fazio"

Fiorello contro Repubblica: "Fate guerra alla Rai con il Pd"

Ci mancava solo Fiorello che si difende dai «cattivi comunisti» di Repubblica e si dice contento di rientrare nella Rai «giallo-verde». Non si capisce più nulla: un tempo per Rosario si sarebbe strappata le vesti tutta l'intellighenzia radical chic che gravita intorno alla stampa di sinistra. Invece, in questo confuso momento politico-mediatico, anche il presentatore siciliano finisce nel vortice della guerra alla tv di Stato occupata da grillini e leghisti. Ma, si sa, Fiore è un outsider, non ha referenti politici, è un geniaccio ribelle che non si è mai allineato, uno che può dire di no al sabato sera Rai per inventarsi una edicola sul satellite. Dunque, ricapitoliamo: come raccontato nei giorni scorsi, sta meditando di tornare a viale Mazzini per un progetto crossmediale che comprende Raiplay, radio, web e tv. Però, come succede ogni volta con lui, sono partite subito le polemiche. Soprattutto per il fatto che le sue trattative coincidono - solo a livello temporale - con quelle per abbassare i compensi di Fabio Fazio e il relativo spostamento di Che tempo che fa su Raidue.

La Stampa e Repubblica hanno pubblicato la notizia delle trattative aggiungendo (la prima) le cifre che verrebbero elargite allo showman, cifre che sono arrivate in contemporanea sui tavoli di molti quotidiani, che hanno deciso di non pubblicarle in quanto smentite in tempo reale dalla Rai. Secondo queste cifre Fiorello sarebbe pagato 17.000 euro a clip per Raiplay e 100.000 euro a puntate per show di seconda serata. In più Repubblica ha raggiunto che questo show avrebbe potuto andare in onda al lunedì al posto di Fabio Fazio, che per il pubblico di sinistra equivale a una bestemmia. A quel punto a Fiorello, già irritato per la fuga di notizie, sono saltati i nervi. E, ieri, in una storia su Instagram si è spinto là dove pochi avrebbero osato. «Repubblica e Stampa - dice - fanno parte del Gruppo Gedi, che fa capo a De Benedetti e quindi al Pd ed hanno tutto l'interesse a buttare benzina sulla Rai di Lega e 5 Stelle». E, poi, annuncia di non rinunciare al progetto in Rai e anzi di ricominciare la trattativa. E già ieri si è incontrato con l'ad Fabrizio Salini. «Sappiate - continua - che diranno che prenderò 9 miliardi ogni ora. Mi verrebbe da farlo gratis ma dicono che non si può. Avevo intenzione di fare qualcosa di bello e di nuovo, ma non su Raiuno e neanche al posto di Fazio. Voglio vedere adesso le spie che ci sono all'interno della Rai cosa diranno. Un fastidio ce l'ho e non è quello dei compensi falsi che vengono pubblicati, è quando dicono questa cosa qua: che io sarei furibondo. Il giornalista dovrebbe avere l'obbligo morale per deontologia di scrivere la verità. Io lavoro con il gruppo Gedi perché sto a Radio Deejay, ma volevo tornare alla Rai perché mi piace la Rai. È la nazionale, è la mamma Rai». Non si è fatta attendere la replica del quotidiano: «Fiorello non smentisce il contenuto dell'articolo, anzi, conferma l'interruzione della trattativa con la Rai proprio nell'annunciare di volerla riprendere... Quanto all'affermazione che il Gruppo Gedi farebbe capo al Pd apprezziamo la battuta. Il Gruppo Gedi risponde soltanto a Gedi».

Intanto non si placano le polemiche e i malumori interni per il possibile arrivo di volti esterni vicino alla Lega come Poletti alla guida dei programmi estivi. Ma, mentre questi sono sempre più in bilico, di sicuro arriva l'immancabile Gad Lerner, su Raitre, alla domenica in seconda serata dal primo giugno. Il titolo dice tutto: L'approdo.

Si parlerà di radici della storia italiana: si parte ovviamente con la Lega.

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