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Superpoteri al Viminale. La norma è già a rischio

Multe ai soccorritori e soldi per i rimpatri. Ma per i 5s la legge è incostituzionale

Superpoteri al Viminale. La norma è già a rischio

Roma - Più poteri al ministro dell'Interno. È questo l'obiettivo al quale punta Matteo Salvini con il decreto sicurezza bis. Il leader del Carroccio ha verificato una volta di più due sere fa con la vicenda Sea Watch che la gestione degli sbarchi e delle emergenze legate alla sicurezza del territorio non ricadono esclusivamente nelle sue competenze. Dunque con un ritocco al codice della navigazione e qualche modifica a quello di procedura penale in sostanza Salvini vuole accentrare nelle sue mani il potere di fermare gli sbarchi. Prima ancora di finire sul tavolo del consiglio dei ministri il decreto bis è stato bersagliato dalle critiche anche da parte del M5s. In molti hanno sollevato dubbi di costituzionalità. Non a caso tra le novità dell'ultim'ora c'è l'introduzione di un fondo di due milioni di euro per gestire i rimpatri come richiesto dal vicepremier grillino, Luigi Di Maio, che nelle scorse settimane più volte aveva rimproverato il leader del Carroccio, colpevole secondo il leader pentastellato di non aver risolto il problema principale, ovvero quello del rientro degli stranieri presenti illegalmente sul territorio italiano. La norma prevede di finanziare «interventi di cooperazione» e «intese bilaterali con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale». Insomma un po' di soldi per convincere i paesi di provenienza a riprendere gli immigrati.

All'articolo 1 del decreto si stabiliscono pensanti sanzioni per chi nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali, non rispetta gli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali. Le multe possono arrivare anche a 50mila euro e colpiscono «in caso di inosservanza» il comandante, l'armatore e il proprietario della nave che non rispettano «le istruzioni operative emanate dalle autorità responsabili dell'area in cui ha luogo l'operazione di soccorso». Insomma se Salvini ordina porti chiusi e il comandante attracca rischia una salatissima multa e ovviamente l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Se poi il capitano insiste e reitera il reato usando la stessa nave e se «il numero degli stranieri sbarcati è superiore a 100» l'imbarcazione gli viene automaticamente confiscata. Ma è all'articolo 2 che Salvini introduce la norma che potrebbe rappresentare un radicale cambiamento dei rapporti di forza all'interno del governo di fronte al prossimo caso Sea Watch. Al ministro dell'Interno infatti si assegna il potere di «limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili o unità da diporto o di pesca nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica e comunque in caso di violazione» di alcune delle disposizioni attualmente in vigore rispetto al regolamento del traffico navale. Il giro di vite non riguarda soltanto il contrasto all'immigrazione irregolare. Nel provvedimento da un lato si inaspriscono le sanzioni per i reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento commessi durante manifestazioni e cortei in luoghi pubblici mentre dall'altro si introducono maggiori tutele per le forze dell'ordine. Per esempio chi nel corso di manifestazioni «per opporsi a pubblico ufficiale o all'incaricato di pubblico servizio utilizza scudi o altri oggetti di protezione» o «materiali imbrattanti è punito con la reclusione da 1 a 3 anni».

Infine in vista delle Universiadi 2019 arriveranno 500 militari in più a Napoli.

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