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I Cinque Stelle spengono la voce di Radio Radicale

Bocciato l'emendamento della Lega che prevedeva la proroga della convenzione. Il M5s di traverso

I Cinque Stelle spengono la voce di Radio Radicale

I Cinquestelle vogliono spegnere la voce libera e unica di Radio Radicale e respingono l'emendamento che potrebbe salvarla. Anche se a presentarlo è stata la Lega sua alleata. Il destino della storica emittente che ha registrato puntualmente la cronaca quotidiana e gli snodi cruciali della vita democratica del nostro Paese nel Parlamento e nella società è appeso ad un filo ma non tutto è ancora del tutto perduto. Quella di ieri è stata una giornata frenetica. Proprio ieri 21 maggio infatti scadeva la convenzione dello Stato con la radio. Convenzione indispensabile per la sua sopravvivenza e la soluzione sembrava a portata di mano grazie alla presentazione di una serie di emendamenti presentanti sia dal Pd sia dal Carroccio al decreto legge Crescita per ottenere la proroga della convenzione con il ministero dello Sviluppo economico in modo da permettere alla radio di continuare a trasmettere, in attesa di bandire una gara per l'affidamento della trasmissione dei lavori parlamentari. A proporre la proroga anche la Lega con un emendamento a firma di Massimiliano Capitanio che prolungherebbe la convenzione per sei mesi con una copertura di 3,5 milioni. Ma anche in questo caso il Carroccio ha subito la decisione di M5s che si è messo di traverso. I presidenti delle commissioni Bilancio, Carla Ruocco M5s, e Finanze, Claudio Borghi, Lega, hanno respinto tutte le proposte di proroga compresa quella della Lega. Subito dopo Lega, Pd e FdI hanno presentato ricorso e in serata sono tornati alla carica chiedendo di accogliere la richiesta di proroga. Ma i pentastellati di nuovo hanno votato contro l'ipotesi di inserire nel dl crescita emendamenti che riguardassero Radio Radicale sostenendo che si tratta di una questione estranea alla materia del decreto. Inserire emendamenti estranei alla legge in discussione però non sarebbe certo una novità né per questo governo né per i precedenti. Comunque quando il dl crescita arriverà in Aula il Pd ha già annunciato che ripresenterà tutti gli emendamenti anche quelli respinti in commissione riformulandoli. «La battaglia per la radio non finisce qui, contro l'arroganza e la mancanza di dignità di questa maggioranza» promette Filippo Sensi, Pd. La proroga è cruciale per la sopravvivenza dell'emittente come ha ribadito il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio. «L'amministratore delegato ha già fatto sapere che senza rinnovo verranno pagati gli stipendi di maggio e non quelli di giugno. - dice Falconio - Non ci saranno neanche le risorse per sostenere i costi di produzione». Tantissimi i politici, gli scienziati, gli esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Per tutti parla Roberto Giachetti del Pd che ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per salvare la radio e ieri è stato ricoverato a Roma perché fortemente debilitato. Giachetti ha rivolto un appello ai presidenti di Commissione Ruocco e Borghi affinché sul destino di Radio Radicale «ci sia un dibattito parlamentare e una decisione che conceda la proroga». La fine di Radio Radicale sta a cuore soprattutto al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vito Crimi che anche ieri ha ribadito di essere fermamente contrario a qualsiasi ipotesi di proroga.

Per Emma Bonino «quella di Radio Radicale è una vicenda incomprensibile e l'espressione di un'intolleranza preoccupante».

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