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"Dopo le pensioni è ormai inevitabile la stangata per tutti"

L'esperto di previdenza: «Tagli e conguagli modo sbrigativo di fare cassa per quota 100»

"Dopo le pensioni è ormai inevitabile la stangata per tutti"

Roma Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, prevede che la scure del prelievo non si abbatterà solo sui pensionati che a giugno si vedranno decurtare i trattamenti per via dei conguagli sul taglio delle rivalutazioni e del contributo di solidarietà. La stangata toccherà a tutti per lo sbilancio nei conti pubblici prodotto dal governo gialloverde. E quella attuale è solo un modo facile e sbrigativo per fare cassa velocemente.

Professor Cazzola, il conguaglio sul taglio delle indicizzazioni e il contributo di solidarietà sono misure eque?

«Le indicizzazioni sono il miglio modo per fare cassa in breve tempo agendo su una platea stabile e nota come quella della spesa pensionistica. Quel che è grave è la destinazione di queste risorse. Le pensioni vigenti vengono penalizzate in nome di una solidarietà forzosa con coloro che decideranno di avvalersi di quota 100 (in quanto i risparmi derivanti dalla nuova indicizzazione su 7 fasce retributive anziché le tre previste, concorrono in parte a finanziare quota 100 e le altre misure. Quanto al contributo di solidarietà, in un paese civile è il fisco a redistribuire il reddito. Chi ha un reddito lordo di 100mila euro (che diventano 52mila al netto) è l'1,1% dei contribuenti (inclusi i pensionati) e versa poco meno del 19% dell'Irpef. È da quel livello che parte, in crescita, il contributo di solidarietà per cinque anni».

Le pensioni sociali e le pensioni di cittadinanza, invece, incidono su individui i cui contributi versati sono di gran lunga inferiori agli assegni. Si può considerare anche questa giustizia?

«È giusto che vi siano tutele finanziate dalla fiscalità generale. Il dramma di questi anni è un altro: chi si è dato da fare nella vita e nel lavoro fino a conquistare per sé e la sua famiglia un discreto livello di benessere nel rispetto delle leggi vigenti è considerato da questi scappati di casa un privilegiato se non addirittura un parassita».

Perché si discrimina chi ha versato contributi elevati?

«Il sistema retributivo ha premiato i redditi medio-bassi o medi che poi rappresentato la platea dei pensionati di anzianità, quella tutelata dalle misure volute dal governo. Poi, gli interventi sulle indicizzazioni sono storia vecchia. Alberto Brambilla ha calcolato che, per il succedersi di questi interventi, un soggetto andato in pensione nel 2000 e che ha avuto la prima rivalutazione nel 2001, per effetto delle mancate o parziali indicizzazioni ha perso in termini reali oltre il 13%. Negli ultimi 10 anni oltre l'8 per cento».

Sarebbe stato meglio proseguire con Rei e Ape o ci sono altri modi per separare previdenza e assistenza?

«L'Ape è stato rifinanziato anche se quota 100 è sicuramente più conveniente se si posseggono i requisiti. Il Rei, dal mio punto di vista, non commetteva l'errore di contrastare la povertà e nello stesso tempo di promuovere politiche attive. Gli assegni arrivano, mentre tutta l'operazione navigator è di là da venire. Il vero limite del Rei è di essere arrivato tardi, ma non aveva dato dei cattivi risultati. Nel 2018, sono stati erogati benefici a 462.170 nuclei familiari, raggiungendo 1,3 milioni di persone, per un valore medio di 296 euro mensili. Quando si andranno a fare i conti dell'importo medio del reddito non emergeranno sensibili differenze. La separazione tra previdenza ed assistenza è un luogo comune: nel bilancio dell'Inps gli interventi di natura assistenziale sono contenuti in un'apposita gestione (Gias) sempre in pareggio perché lo Stato copre tutta la spesa di circa 110 miliardi».

Con la legge di Bilancio 2020 è lecito attendersi un incremento delle aliquote Iva o un taglio alle tax expenditures. Si profila, dunque, una tripla stangata su questi pensionati?

«Credo che la stangata arriverà su tutti gli italiani. Ma se il governo fosse davvero intenzionato a fregarsene delle regolare, dello spread, del deficit e del debito, i danni sarebbero ancora più gravi. Dall'euro non si può solo uscire.

Si può anche trovarsi fuori, al freddo e a stridere i denti».

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