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Papà violento ucciso dalla figlia. La folla al funerale: "Sei grande"

Applausi e cori all'uscita del feretro del pugile. Deborah è tornata in libertà poche ore dopo il fermo: legittima difesa

Papà violento ucciso dalla figlia. La folla al funerale: "Sei grande"

Roma - «Lorenzo sei un grande». Amici e parenti l'hanno acclamato come sul ring. E la madre della compagna bacia la bara. Funerali ad alta tensione, ieri pomeriggio a Monterotondo, per Lorenzo Sciacquatori, l'ex pugile 42enne alcolista ucciso dalla figlia Deborah di 19 anni per difendere la mamma.

Una chiesa, Santa Maria del Carmine, a pochi passi dalle case popolari dello Scalo, gremita all'inverosimile. Lacrime, fiori e vecchie fotografie. L'uomo che per anni ha picchiato compagna, figlia, carabinieri e amici di bevute è stato acclamato come un eroe. Potere della morte. «Ma lui non era un mostro, faceva pena». Un'amica di infanzia di Deborah descrive, lontano dalle telecamere, Sciacquatori. «Prima non era così - dice -. Si, prima delle botte. Quando eravamo piccole lui ci difendeva sempre. Se c'era qualche cosa che non andava lui c'era. Adesso vorrei stare vicino alla mia amica, immagino come si senta una persona che non farebbe del male a nessuno. Starà malissimo». «L'hanno rovinato le cattive compagnie» dice qualcuno. Sul sagrato si rincorrono le voci della presenza di Deborah e della mamma Antonia, compagna della vittima. Fra i parenti stretti c'è la madre di Lorenzo, testimone della tragedia accaduta all'alba di domenica quando Deborah, per difendere ancora una volta i familiari dalle botte del padre, tornato ubriaco e fatto di cocaina, lo ha affrontato con un coltello a serramanico, preso dalla collezione del nonno.

Momenti terribili: loro cercano di fuggire, in pigiama, dall'appartamento, Lorenzo le insegue. Sferra un gancio violentissimo sul volto di Antonia, le afferra il collo. Deborah gli punta la lama sotto l'orecchio. Come un pugile stordito che al suono della campana scatta in avanti, così Lorenzo alla vista del coltello. Una mossa brusca che gli provoca la ferita mortale. All'arrivo del feretro un lungo applauso accompagna la bara fino all'altare. Poi tutti dentro, per qualche minuto lontano dalle telecamere. Durante la funzione, quando una troupe entra in chiesa, si sfiora la rissa. Tocca a un amico del defunto mandar via la giornalista televisiva in malo modo. «S'è salvata solo perché è una donna» commentano i vicini di casa. «Misericordioso è chi ha il cuore grande e il coraggio di perdonare davvero. Lorenzo troverò la luce nella morte» dice padre Joseph durante l'omelia. Fra i parenti in lacrime le sorelle di Lorenzo, l'anziana madre cieca e su una sedia a rotelle, e la mamma di Antonia che lo ha salutato baciando la bara con una mano.

Una situazione paradossale. «Lorenzo, Lorenzo» gridano a gran voce gli amici del defunto al passaggio del feretro. Un dramma che, forse, si poteva evitare. «Tutti sapevano ma nessuno denunciava - dicono in Procura mentre firmano il decreto di scarcerazione di Deborah -, l'ambiente omertoso ha grandi responsabilità». Deborah, accusata in primo momento di omicidio volontario, poi di eccesso colposo di legittima difesa, potrebbe essere completamente scagionata già nei prossimi giorni. «Lorenzo si è rovinato quando ha smesso di fare il pugile» spiegano alcuni conoscenti. Da quando, insomma, la figlia Deborah aveva due anni. Da allora sono liti continue. Sciacquatori in casa usa violenza. La compagna Antonia è ridotta a una «schiava» come racconta la ragazza al pm Filippo Guerra. Continue minacce. «Vi ammazzo tutte», urlava come ricordano molti nella palazzina al numero 2 di via Aldo Moro. E per sfuggire al pugile inferocito Deborah e la mamma si rifugiano, due anni fa, dai parenti in Abruzzo.

«Se non tornate vengo lì e vi gonfio di botte» le sue minacce, tanto da costringerle a rientrare.

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