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Perché il voto di Lampedusa non deve sorprendere (a dispetto del Pd)

Dentro quel 46% che la Lega ottiene a Lampedusa, c'è la protesta di un popolo stanco di essere identificato solo con il problema dell'immigrazione e di non essere ascoltato

Perché il voto di Lampedusa non deve sorprendere (a dispetto del Pd)

Il vero problema di Lampedusa sta forse nell’essere una grande attrattiva: dai turisti ai visitatori, dai giornalisti agli scrittori, l’isola più grande delle Pelagie affascina da sempre a tanti e la sua posizione geografica, con il suo ruolo di porta d’Italia e d’Europa, la pone spesso al centro della cronaca.

Ma i poveri lampedusani hanno la sensazione di dover sopportare un beffardo destino: quello cioè di avere spesso i riflettori puntati, ma con le luci orientate solo su ciò che si vuol far vedere. Dell’isola se ne parla, ed anche molto, ma solo per gli sbarchi e per l’immigrazione. In tanti da queste parti pensano che degli isolani importa a tutti molto poco. Ed ecco perché, ad ogni tornata elettorale, Lampedusa sorprende.

Succede così ad esempio nel 2017, quando l’allora sindaco uscente Giusy Nicolini perde la corsa alla riconferma e ad un nuovo mandato: lei, portata anche da Renzi a Washington come simbolo dell’Italia migliore appena pochi mesi prima, a quelle elezioni amministrative ottiene soltanto il terzo posto. Tutti rimangono sorpresi, tranne che a Lampedusa: qui il lavoro dell’ex primo cittadino non viene giudicato all’altezza e si decide semplicemente di cambiare amministrazione.

Oggi la storia si ripete con le europee appena trascorse: il Viminale riporta dei dati inerenti comune di Lampedusa e Linosa (le isole Pelagie sotto il profilo amministrativo appartengono allo stesso ente) in cui si evince come, a scrutinio concluso, la Lega ottiene il 46% dei consensi. Anche in questo caso molta sorpresa in tutta Italia, tranne che a Lampedusa. Nonostante la candidatura del medico Pietro Bartolo nella lista del Pd, da giorni qui si parla di un possibile successo della Lega.

Ed il motivo lo si può cercare nei dati inerenti il voto nella circoscrizione dell’Italia insulare: Bartolo prende 135.098 voti, risulta primo tra i democratici ed è dunque eletto europarlamentare. Nella sua Lampedusa il medico prende 250 voti, quasi la metà di quelli presi da Matteo Salvini che ne ottiene 410. Il medico diventato famoso proprio per l’assistenza ai migranti, non sfonda nel suo comune ma fa il pieno di voti nel resto della Sicilia e del collegio. La sua campagna elettorale qui non attecchisce, mentre fuori sì: questo perché, quasi paradossalmente, i lampedusani sono i meno interessati in Italia alle tematiche sull’immigrazione.

Nessuno qui ha pregiudizi o preclusioni sui migranti, semplicemente qui il tema degli sbarchi appare molto meno sentito che in passato perché le emergenze sono su altri fronti.

Qui si rischia di morire se l’elisoccorso non arriva a trasportare in tempo a Palermo un ferito, perché manca un vero e proprio ospedale. Qui se un ragazzo vuole fare le superiori, deve trasferirsi in Sicilia già a 13 anni perché mancano gli istituti. Qui la pesca ed il commercio patiscono momenti di crisi importante e molte famiglie sono sul lastrico. Qui la vita è dura, ma tutti hanno la sensazione che a nessuno importi. Perché chi viene qui arriva solo per raccontare Lampedusa dal punto di vista dell’Italia, interessata alla retorica riguardante la tematica degli sbarchi, mai dal punto di vista di Lampedusa e dei lampedusani. Ed è questo senso di ulteriore isolamento che porta la gente di questo lembo estremo del nostro paese, ad esprimere voti apparentemente sorprendenti.

E non è nemmeno la prima volta. Nella storia dell’Italia repubblicana, soltanto un cittadino di Lampedusa riesce ad entrare in parlamento: si tratta di Angela Maraventano, che nel 2008 diventa senatrice e risulta eletta nelle file della Lega. Che all’epoca è ancora “Lega Nord” ed è identificata con le sortite di Bossi in canottiera a Pontida.

È vero che la Maraventano viene eletta in una lista bloccata del collegio di Bologna, ma è altrettanto vero che nel giorno di quella elezione Lampedusa festeggia in piazza la neo senatrice. E lei, negli anni, non manca di lanciare iniziative provocatorie quale quella di chiedere l’adesione delle Pelagie alla provincia di Bergamo.

In poche parole, Lampedusa non è estranea ad iniziative politiche solo apparentemente sorprendenti. Solo che l’Italia che guarda verso l’isola non guarda dentro l’isola ed i suoi abitanti si sentono dimenticati ed identificati solo con le questioni inerenti l’immigrazione. In quel 46% per la Lega c’è ben poco di sorprendente, c’è invece molto della vita ignorata di un intero popolo, quale quello lampedusano, stanco di vedere a casa propria le telecamere di mezzo mondo proiettate soltanto verso il mare.

C’è un elettorato che, proprio come quando nel 2008 accoglie la senatrice leghista e nel 2017 non rinnova la fiducia alla Nicolini, ha solo voglia di normalità. In quel 46% c’è una protesta che va compresa e le cui motivazioni dovrebbero far riflettere.

Ma il resto d’Italia, che di Lampedusa conosce e vuole continuare a conoscere solo il porto, continua a fischiettare ed a mostrarsi sorpreso.

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