Politica

La metamorfosi a 5 Stelle per inchiodarsi alla poltrona

L'ammissione di Casaleggio: "Non si può dire no all'Alta velocità quando la chiede l'intero Paese"

La metamorfosi a 5 Stelle per inchiodarsi alla poltrona

I Mutanti. A leggere il dizionario Zanichelli sono individui che hanno subito una mutazione genetica che ne ha modificato il carattere ereditario, magari per sopravvivere in un habitat diverso. Nel caso dei grillini il nuovo habitat che ne ha modificato il Dna è il governo con annesse poltrone: «i mutanti» sono quella parte del gruppo dirigente del movimento, la stragrande maggioranza, che considera la stanza dei bottoni l'unico strumento per dare un senso alla propria presenza in politica. Una politica che, dopo la mutazione, è tornata ad essere l'arte del compromesso. È quella parte che scarta a priori l'ipotesi di una crisi di governo. Laboratorio pensante dei «mutanti» è la Casaleggio Associati. L'analisi della sconfitta elettorale è in alcuni sms che l'erede del profeta-fondatore Gianroberto, cioè Davide, ha inviato a qualche referente quando personaggi come Giggino Di Maio e Rocco Casalino, cioè gli interlocutori privilegiati della Casaleggio Associati, sono stati messi in discussione nel movimento: «Non c'è stato un problema di comunicazione ha spiegato ma di scelte politiche. Ad esempio, non si può dir di No alla Tav quando tutto il Paese la vuole». Nella filosofia dei «mutanti» il Paese lo puoi cambiare soprattutto, anche se non solo, con il Potere: per cui per Casaleggio e soci immaginare di abbandonare il governo alla vigilia di nomine importanti come Eni, Enel, Leonardo o Poste, equivale ad una mezza bestemmia.

Altra specie sono gli Alieni. Secondo il vocabolario Treccani sono creature, invece, che provengono dall'esterno del pianeta Terra. Nel caso dei grillini sono quella parte del movimento che non ha subito, o accettato, la mutazione determinata dall'ingresso nel governo. Un processo ineluttabile. Basta guardare agli alleati del Carroccio: prima di entrare nei ministeri, tanti anni fa, andavano in giro con gli elmi gallici con le corna e gli spadoni. Poi si sono abituati alle auto blu. Nel caso dei 5stelle sono quelli che, dopo un anno che il movimento è entrato nella stanza dei bottoni, continuano a sfoggiare la maschera di Anonymous, pensano ancora alle scie chimiche, alle «coppette mestruali», a Maduro. Solo che, quando scegli un altro habitat, se non ti adegui al cambiamento, soccombi: l'ipotetico marziano che sbarca sulla Terra o si abitua a respirare l'aria che c'è nel nostro mondo o ha un'unica alternativa: tornare su Marte. Gli alieni dei 5stelle sono proprio quelli che sognano di tornare nel pianeta di origine: l'opposizione. Sono personaggi come Fico, Morra, la Nugnes, la Fattori, la Ruocco o quel Di Battista che resta una via di mezzo tra un mutante e un alieno. Animati dal network grillino per eccellenza, Il Fatto, che spera in un bagno rigenerativo all'opposizione per far risalire le copie che la linea filo-governativa ha fatto scendere sotto la soglia di guardia, il break even delle 30mila: siamo già a 25mila.

Chi la spunterà nel confronto tra «mutanti» e «alieni»? I primi, perché l'opzione di tornare all'opposizione prevede un altro passaggio elettorale che, a stare ai risultati delle europee, potrebbe rivelarsi letale: dal 33% delle ultime politiche, il movimento passerebbe al 17,1% e, magari, anche sotto. Per cui, molti degli attuali parlamentari grillini non troverebbero posto nel nuovo Parlamento: la loro esperienza nelle istituzioni si rivelerebbe poco più di una toccata e fuga. Ma, soprattutto, il ritorno sul pianeta «Opposizione» trova assolutamente contrari i mutanti che, abituati a respirare l'aria dei ministeri e degli enti pubblici, cioè l'atmosfera del Potere, non sopravvivrebbero. Per cui Davide Casaleggio e con lui Grillo ha deciso di puntellare la leadership del capo dei mutanti, Di Maio, e, indossando nuovamente i panni dello sciamano indiano, ha deciso di consultare Manitù, cioè di indire l'ennesimo referendum sulla piattaforma Rousseau, che è scontato - benedirà ancora una volta l'obbediente Giggino. Ma, a parte queste amenità, la verità è che, appunto, questo passaggio determinerà una «mutazione» profonda tra i grillini, ponendo magari le basi di un addio tra «mutanti» e «alieni»: i primi resteranno al governo, gli altri, nel tempo, torneranno all'opposizione, magari con il Pd. Luca Carabetta fa un ragionamento sui sostenitori della rottura con la Lega che sembra parafrasare una citazione di Lenin: l'estremismo malattia infantile del grillismo. «Se vai al governo spiega devi avere il coraggio di cambiare, altrimenti resti all'opposizione. Lo dice uno che è democristiano da sempre». Davide Tripiedi è ancora più duro con gli «alieni». «È ingiusto mettere Di Maio in croce insorge -. Sono gli stessi folli che vogliono rompere con la Lega. Per dimostrare cosa? Che non siamo all'altezza del governo?! Chi non è d'accordo con questa linea dovrebbe dimettersi e andarsene: in fondo non sarebbero più di una quindicina». Parole dure e atmosfera pesante. Anche perché su alcuni temi il cambiamento di rotta, per salvaguardare il governo, sarà di 360 gradi, quasi una marcia indietro. Il ministro Toninelli, ad esempio, non è più uno sfegatato no-Tav. «Piano piano promette - troveremo un accordo. La Tav è un dossier che, comunque, non riguarda più me, ma Conte. L'unica cosa certa è che non ci sarà crisi, che andremo avanti». Anzi, il paradosso, è che i grillini che teorizzano di cambiare qualche poltrona nel governo, lo fanno nell'ottica di consolidarlo. «Sarebbe meglio ha confidato a qualcuno il sottosegretario Stefano Buffagni fare un rimpasto per rendere più forte il governo. Noi, ad esempio, dovremmo cambiare Toninelli e la Castelli: ogni volta che parlano perdiamo voti al Nord!».

Queste cose Matteo Salvini le sa e, infatti, continua ad incalzare l'alleato. «A me le elezioni converrebbero - ha spiegato al premier Conte , ma sono disposto ad andare avanti se non sbarrerete la strada alle nostre proposte». Per cui ai suoi parlamentari ipotizza scenari elettorali per il 22 o il 29 settembre, ma è solo un modo per convincere i grillini a dare il via libera all'Autonomia, alla Tav e al decreto Sicurezza bis. Insomma, in fondo è lui l'ingegnere genetico, pardon politico, che tenta di modificare il Dna grillino, prediligendo il «mutante» all'«alieno»: «Se al posto di Di Maio al vertice grillino arriva Di Battista sentenzia - rompiamo». Un'operazione che nasconde un obiettivo ambizioso, se avrà successo: per Salvini, a cui il vecchio centrodestra sta stretto e che non è per nulla convinto dell'asse con la Meloni, l'alleanza con i «mutanti» grillini potrebbe rivelarsi un'opzione anche per il futuro.

«Il rischio per Forza Italia avverte l'azzurro Cattaneo è che la mutazione governativo-moderata di Di Maio, lo trasformi nell'alleato preferito di Salvini».

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