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La donna che poteva cambiare la storia della lotta all'Isis

Umm Sayyaf, moglie di Abu Sayyaf, nel 2016 rivela il nascondiglio di Al Baghdadi a Mosul. Ma gli Usa non intervengono e l'obiettivo sfugge

La donna che poteva cambiare la storia della lotta all'Isis

È una donna il confidente più stretto dei servizi americani e curdi impegnati nella cattura di Al Baghdadi, il leader dell’Isis apparso di recente in video a testimonianza della sua operatività. Lei è Nisrine Assad Ibrahim, ma è meglio conosciuta con il nome di battaglia di Umm Sayyaf. Si tratta di una delle poche donne in grado di entrare nei ranghi dirigenziali dello Stato Islamico. Conosce personalmente Al Baghdadi, quando le bandiere nere spaziano dalla periferia di Damasco a Falluja, lei ha accesso alle stanze più importanti del potere jihadista. Questo perché Umm Sayyaf è moglie di uno degli esponenti di maggior spicco dell’Isis, ossia Fathi Ben Awn Ben Jildi Murad al-Tunis, meglio noto come Abu Sayyaf. Si tratta del “ministro del petrolio” dell’Isis, nonché tra i principali collaboratori di Al Baghdadi. Abu Sayyaf e la moglie si trovano in un villaggio dell'est della Siria quando, il 16 maggio 2015, un raid aereo statunitense colpisce la casa della coppia. Lui muore all'istante, lei viene ferita e catturata dalle forze Usa: poche ore dopo, si trova sotto custodia circa in un carcere di Erbil. Umm Sayyaf, nel frattempo condannata a morte, è proprio qui che viene raggiunta da Martin Chulov, giornalista del The Guardian. La donna confessa che, dopo un iniziale rifiuto, inizia a collaborare con le autorità. Ai curdi ed agli americani rivela molti dettagli circa l'attività di suo marito e di Al Baghdadi. E si arriva quindi al febbraio 2016: “In quei giorni - dichiara Umm Sayyaf nell'intervista - Dico a chi mi interroga dove si trova a Mosul la casa preferita da Al Baghdadi”. Secondo la ricostruzione del The Guardian, gli americani ed i curdi notano in quella zona infatti dei movimenti sospetti. Ma i militari Usa non chiedono quella sera il permesso di intervenire. Si ha, sempre secondo la ricostruzione, il timore di causare molte vittime civili e c'è chi non si fida della donna. Mesi dopo invece, si attesta l'effettiva presenza di Al Baghdadi in quella casa di Mosul. Quella sera, grazie alle rivelazioni della donna, poteva cambiare la storia della lotta all’Isis in Iraq ed in Siria. Lei intanto, 29 anni, continua a rimanere ad Erbil ma c'è chi chiede un trasferimento negli Usa.

Umm Sayyaf è accusata di orrendi crimini e di aver contribuito ad alcune delle pagine più atroci dell’Isis, specie per gli orrori contro le donne yazide.

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