Cronache

Migranti, nuovo allarme della Sea Watch: "Barcone in difficoltà in Libia"

Sul posto sta operando la guardia costiera libica: l'episodio testimonia l'incremento delle partenze dalla Libia grazie anche all'avanzare della bella stagione

Il gommone mostrato sul tweet della Sea Watch
Il gommone mostrato sul tweet della Sea Watch

Questa volta l’allarme viene dall’ong Sea Watch: nel profilo Twitter dell’organizzazione, si fa presente il possibile nuovo naufragio al largo della Libia.

“Gommone in avaria con almeno 80 persone avvistato da #Colibrì a ca. 52 miglia N di Garabulli – si legge nel tweet dell’ong – Molte persone in acqua, alta probabilità di dispersi e morti annegati. Lanciato MayDay Relay: rispondono 2 mercantili e Guardia Costiera Libica, che è ora sul posto”.

L’allarme avviene a poche ore da un’altra allerta inerente un barcone partito dalla Libia, ossia quella segnalata da Alarm Phone secondo cui circa 75 migranti sarebbero in acque di competenza del soccorso maltese in attesa di aiuto a bordo di un barcone.

L’episodio segnalato da Sea Watch appare più grave: l’Ong tedesca mostra infatti le foto inviate direttamente dall’aereo di perlustrazione nel Mediterraneo centrale, immagini in cui si nota il gommone imbarcare acqua ed essere in procinto di affondare.

Tanti però, a vedere dalla foto, riescono a resistere a bordo del mezzo mentre altri migranti sono già in acqua ed è per questo che si teme una nuova tragedia. Sul posto, come segnalato dalla stessa Sea Watch, stanno operando gli uomini della guardia costiera libica.

Il soccorso partito da Tripoli potrebbe aver salvato diverse persone, anche se al momento non emergono dettagli in tal senso dalla capitale libica. Nei pressi del barcone anche due mercantili, che hanno risposto al Mayday ma che al tempo stesso potrebbero non intervenire vista la presenza della guardia costiera tripolina.

A giudicare dalla posizione descritta dalla Sea Watch, il gommone potrebbe essere partito da Garabulli, cittadina libica a metà strada tra Tripoli e Misurata. Si tratta di una località che, dalla fine dell’era di Gheddafi in poi, è una delle roccaforti ad est della capitale per le organizzazioni malavitose che organizzano i viaggi della speranza.

Si calcola che circa metà della popolazione viva di fatto grazie al fenomeno delle partenze dalle proprie coste e dall’indotto generato dalle azioni degli scafisti. Dunque non sorprende il fatto che il mezzo sia partito proprio da questa cittadina, la quale si trova sotto il controllo delle forze di Al Sarraj ma al tempo stesso non è lontana dal fronte della guerra per la presa di Tripoli dove i miliziani fedeli al governo si fronteggiano con le truppe di Haftar.

Nell’ultima settimana sono diversi gli allarmi lanciati dalle Ong.

Questo testimonia, da un lato, come il bel tempo oramai favorisca partenze praticamente quotidiane dalle coste libiche, dall’altro questo favorisce anche la pressione mediatica con la quale le organizzazioni non governative provano a richiamare, soprattutto sui social, l’attenzione sull’immigrazione ed a spingere soprattutto il governo italiano ad intervenire maggiormente anche in acque libiche.

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