Economia

Le Maire si crede capo di Renault e spedisce un segnale a Fca

Le Maire si crede capo di Renault e spedisce  un segnale a Fca

In Francia c'è un ministro che ha ormai assunto anche il ruolo di presidente di un'azienda. Bruno Le Maire (in foto), capo del dicastero all'Economia, sembra aver esautorato il «povero» Jean-Dominique Senard, nominato solo a gennaio numero uno di Renault e, quindi, dell'Alleanza con Nissan e Mitsubishi. L'Eliseo, primo azionista di Renault e con il bastone di comando dell'Alleanza con i giapponesi, dopo la «fuga» di Fca viste le ingerenze esagerate di Parigi, ha preso in pugno la situazione. Ecco allora Le Maire cercare di rimediare agli errori che hanno irritato ulteriormente Nissan, per anni locomotiva dell'Alleanza, ma sempre «schiacciata» da Renault. Il primo: aver tenuto all'oscuro l'ad Hiroto Saikawa dei discorsi preliminari dei francesi per la fusione con Fca; quindi, una volta che il Lingotto ha ritirato la proposta di nozze, aver indicato nell'atteggiamento di Nissan (che lo ha poi sbugiardato) la ragione del fallimento del merger. Per non parlare di Senard, diventato il capro espiatorio di una strategia caotica e sbagliata sin dall'inizio. La sua poltrona è sempre più traballante.

Le Maire, in Giappone per il G-20, ha intanto riconosciuto che prima di sbandierare ai quattro venti l'imminente fusione con Fca, sarebbe stato meglio parlare con Nissan, rassicurando il prezioso partner sui benefici dell'accordo e, soprattutto, di voler rivedere l'assetto azionario pomo della discordia.

E così il «ministro-presidente», longa manus di Emmanuel Macron, spiega che «possiamo ridurre la parte dello Stato nel capitale» di Renault, in modo da tendere la mano verso Nissan, che mal sopporta le interferenze di Parigi. L'obiettivo è «arrivare a un'Alleanza franco-nipponica più solida». Le Maire fa quindi trasparire di guardare ancora a Fca, che resterebbe però arroccata nella posizione di adieu, «Rimettiamo in ordine le cose - ha aggiunto - cioè che prima ci dovrà essere il consolidamento dell'Alleanza, e poi quello con altri soci.

Siamo aperti a tutte le possibilità di consolidamento, ma diciamo no a operazioni avviate in modo sgangherato e frettoloso».

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