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Utero in affitto, è l'Africa la nuova destinazione low cost per comprare bimbi

Sempre più coppie gay ed etero scelgono la maternità surrogata nei Paesi africani, dove affittare un utero costa fino a quattro volte meno che negli Stati Uniti

Utero in affitto, è l'Africa la nuova destinazione low cost per comprare bimbi

Dopo che Nepal, Thailandia, Cambogia, Laos, Messico e Vietnam hanno chiuso le porte alle agenzie per la maternità surrogata ora la nuova Mecca per le coppie che intendono ricorrere all’utero in affitto è l’Africa.

Il Kenya è fra le nuove destinazioni low cost per chi vuole affittare una madre surrogata a prezzi ragionevoli. A raccontarlo è Joseph Tito, produttore cinematografico e televisivo canadese, dichiaratamente omosessuale e single, che ha scelto di ricorrere alla maternità surrogata per avere un figlio. Il suo viaggio verso la paternità gay è raccontato dagli scatti su Instagram e sulle pagine del suo blog, “The dad diaries”.

“La surrogacy negli Stati Uniti costa circa 120mila dollari – racconta – non avevo quei soldi così ho cercato altri posti dove un uomo single potesse intraprendere questo percorso”. “Così ho trovato una clinica in India che ha aperto una filiale in Kenya ed è lì che ho deciso di iniziare la mia avventura”, scrive Joseph.

Sì, perché nel Paese africano i costi crollano drasticamente. Tito spenderà 45mila euro per “comprare” un “ovulo caucasico” e affittare la madre dei "suoi" due gemelli. Ma per accedere al servizio ne bastano anche 30mila. Per qualche migliaia di euro in più, come racconta l’inchiesta di Francesco Borgonovo su La Verità, la clinica indiana Kiran, che ha aperto una sede anche a Mombasa offre un pacchetto completo che comprende “trasferimenti multipli di embrioni, farmaci, esami del sangue, surrogata, cure prenatali e consegna”.

Ma Joseph Tito non è il solo ad aver fiutato l’affare. Secondo il quotidiano The Australian, in Australia su 193 bambini venuti al mondo attraverso la pratica dell’utero in affitto, almeno 5 erano nati in Kenya. Dopo l’Est Europa, Kenya, Nigeria e Ghana sono diventate le destinazioni più ambite dalle coppie gay ed etero che cercano un figlio attraverso la surrogacy.

Alla base del boom della domanda ci sono ovviamente le tariffe competitive, rese possibili dalla miseria e dal vuoto legislativo nel quale operano le cliniche che offrono questo servizio. Un’inchiesta della stampa locale ha documentato come le ragazze vengano pagate al massimo 6,5mila dollari per portare avanti una gestazione, mentre le colleghe americane, per avere un'idea, ne guadagnano 100mila.

Non è strano, quindi, che molti colossi del settore abbiano scelto di aprire filiali in questi Paesi, per sfruttare le “possibilità” offerte dal mercato locale.

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