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Merkel, le ombre sul passato: era una spia della Stasi?

Un nuovo saggio di Hubertus Knabe pubblicato su Frankfurter Allgemeine Zeitung riapre il dibattito: perché la Cancelleria non ha mai smentito le voci sul suo passato?

Photo by Odd ANDERSEN / AFP
Photo by Odd ANDERSEN / AFP

Angela Merkel era al servizio per la Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca? Come sottolinea il Corriere della Sera, chi scrive il nome della cancelliera su Google, inciampa quasi subito sulla sigla IM Erika, dove IM sta per Inoffizielle Mitarbeiterin, collaboratrice non ufficiale, la sigla con cui la Stasi indicava gli informatori che non erano suoi agenti. Tra teorie "complottiste" e mezze verità, nessuno però ha mai smentito ufficialmente l’indiscrezione che riguarda il passato di Angela Merkel, sebbene non vi siano carte che dimostrino che la Cancelleria fosse un’informatrice o collaboratrice dei servizi segreti della Ddr.
“Il che però non significa che non ci siano mai state”, spiega lo storico Hubertus Knabe, in un saggio dedicato al tema e pubblicato ieri sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Knabe non è certo l’ultimo arrivato, dato che dal 2000 al 2018 ha diretto la Fondazione del Memoriale di Hohenschönhausen, l' ex prigione della Stasi trasformata in centro di documentazione e di ricerca. Ed è per questo motivo che l’articolo pubblicato Frankfurter Allgemeine Zeitung appare molto interessante.
Innanzitutto, che Angela Merkel fu avvicinata dalla Stasi è un fatto. Successe al Politecnico di Ilmenau, ricorda il Corriere della Sera, in margine a un convegno di studi. Angela Merkel rifiutò ma, osserva Knabe, "queste proposte non venivano fatte a caso", poiché la precondizione fra l'altro erano provate "qualità personali e politico-ideologiche". La Stasi era convinta di potersi fidare della futura Cancelleria ma a quanto pare lei rifiutò. Ma andò davvero così? Nel 1989, alla fine della Guerra Fredda, gli ufficiali Stasi distrussero enormi quantità di carte prima che la folla occupasse le sedi della principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Ddr.
Il reclutamento rappresentava una fase importantissima per l’organizzazione. Come scrive Gianluca Falanga sulla Rivista Italiana di Intelligence, una delle verità più agghiaccianti emerse dalle analisi degli ultimi anni conferma che meno del 3% degli informatori fosse costretto a collaborare col ricatto. Certamente, in almeno un caso su due, la paura che incuteva l’avere a che fare con l’onnipotente Moloch spionistico del regime assumeva una discreta valenza nei comportamenti dei confidenti e così anche l’offerta di vantaggi materiali, ma la Stasi si preoccupò soprattutto di studiare un modus operandi che consentisse d’individuare i profili umani più utili e idonei, quelli dei soggetti disposti a lasciarsi ‘condurre’ senza eccessive pressioni o traumatiche costrizioni, vale a dire per ‘coltivarli’. La Stasi, piuttosto che reclutare uomini, scriveva biografie, indirizzava vite, accompagnando e influenzando i processi di maturazione del singolo, contribuendo a forgiare personalità e caratteri. Un lavoro paziente e di lunghissimo respiro. E Angela era stata scelta con cura, non certo casualmente.
Come osserva Repubblica, il problema di una ricostruzione della biografia della Cancelleria prima della caduta del Muro è che la sua scheda, quella in cui la Stasi registrò quel tentativo di reclutamento, così come il suo rifiuto, può essere vista solo ed esclusivamente dalla Cancelliera. La regola prevede infatti che solo il diretto interessato possa accedere agli archivi e visionare la propria scheda. Nessun altro ha l’autorizzazione per farlo.
I dubbi però rimangono. Merkel, infatti, lavorava fianco a fianco con numerosi IM, almeno tre dei suoi colleghi - nome in codice Einstein, Bachmann e Manfred Weih - erano infatti informatori, anche se questo elemento non rappresenta una prova. Poco chiare sono le circostanze dei suoi due viaggi nella Repubblica Federale, nel 1986 e nel 1989, un grande privilegio nella Ddr. In definitiva, non esiste al momento alcun atto o documento che provi il sospetto che Angela Merkel abbia lavorato per la Stasi, ma alla Cancelliera "si può rimproverare il fatto di non parlare in modo aperto del suo passato nella Ddr". La verità? Probabilmente non la sapremo mai, del tutto. Almeno che la Cancelleria non voglia chiarire ogni dubbio.

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