Cultura e Spettacoli

Qual è il gioco più noioso del mondo? Giocare a fare Baricco che scrive «The Game»

Una specie di versione "dal vivo" dell'inutile (ma commentatissimo) saggio

Qual è il gioco più noioso del mondo? Giocare a fare Baricco che scrive «The Game»

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Qual è il gioco più noioso del mondo? Giocare a fare Baricco che scrive «The Game»

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A che gioco giochiamo? A qualsiasi gioco, ma vi prego non ancora al The Game di Alessandro Baricco, il saggetto più fintamente pensoso, più inutile, e per questo più commentato in Italia sulla rivoluzione digitale, chiamata appunto «il game». Con pensieri profondissimi tipo: «Non è il Game che deve tornare all'umanesimo, è l'umanesimo che deve raggiungere il game», cioè boh. Dice molto più una puntata di Black Mirror che tutte le pagine del game di Baricco, e però vuoi mettere, Baricco è Baricco. In ogni caso è stato un libro elogiatissimo, sia perché non si capisce dove vada a parare se non in se stesso, sia perché in fondo non era un saggio, era uno storytelling, e oggi quando non sai dire cos'è una cosa dici che è uno storytelling e sono contenti tutti.

E siccome era uno storytelling ecco che Einaudi Stile libero ti scodella un bel The Game Unplugged, libro collettivo, di tanti giovani autori, tanti baricchini filosofici che scrivono i loro raccontini, pensierini (storytelling!) sul game di Baricco, citando Baricco appena possono. Perché l'ego di Baricco è un ego collettivo. Tipo Raffaele Ventura, che ha delle illuminazioni sublimi, baricchissime: «In fondo noi conosciamo la realtà soltanto attraverso la finzione, in forma di finzione». Immaginate se l'avesse pensato Einstein, non vi funzionerebbe neppure il GPS. Ma qui si cita Baricco, perché la realtà vera «era più aerodinamica, direbbe Baricco». Io a questo punto, visto che si conosce la realtà solo attraverso la finzione, dubito che Baricco saprebbe costruire anche solo un aeroplanino di carta, cosa che io so fare, soprattutto con i libri di Baricco.

Comunque arriva l'altro autore, Pietro Minto, che commenta come «in The Game Alessandro Baricco ha raccontato l'esplosione del web immaginando un oltremondo digitale e una copia digitale del mondo. Il rapporto tra vita reale e vita su internet è un complicato groviglio d'esperienze e paure personali...». E anche Minto si è conquistata la sua medaglia di baricchità.

C'è poi Davide Coppo, anche lui folgorato sulla via di Baricco: «In The Game Alessandro Baricco scrive di come il web fosse nato, all'inizio, come una sorta di oltremondo, vale a dire una copia digitale della realtà». È la stessa cosa che ha capito Minto, e comunque cita Baricco, lo commenta, lo chiosa, lo imbaricchisce ancora di più, quindi va benissimo.

Seguono, tra gli altri, Elisa Cuter, che essendo donna nota come le donne siano «le principali consumatrici degli oltremondo della cultura, come vengono definiti da Alessandro Baricco in The Game». E Valerio Mattioli, colpito dal fatto che avere uno smartphone implichi «quella che Alessandro Baricco chiama ideologia del movimento, dove tutto è fluido, piano e uniforme». Ma Mattioli va oltre, e ci fa notare come «in The Game di Alessandro Baricco le rivoluzioni informatiche degli ultimi vent'anni atterrano su un pianeta neutro, che si dà senza alcuna ragione e motivazione e che pare sospeso in un vuoto cosmico depurato di qualsiasi sistema valoriale e/o ideologia».

Infine non poteva mancare una postilla di Baricco sullo stesso Baricco: «Sarò matto, ma io ci vedo una mappa che diviene, acquista definizione, incorpora regioni prima inesplorate, ridisegna terre emerse...». Sì, sarai matto. Ma d'altra parte lo eri già nel precedente saggio, I barbari, dove osservavi come i tempi che stiamo vivendo siano «superficie al posto di profondità, viaggi al posto di immersioni, gioco al posto di sofferenza».

Giustissimo, però poi mica scrivi la Recherche, scrivi i romanzi di Baricco.

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