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Quando Giugiaro portò la Hyundai in Europa Tutto partì con la Pony

Presentata la campagna «Next Awaits» Ospite d'onore il grande designer piemontese

Roberta Pasero

Milano Tutto merito della terza dimensione se Giorgetto Giugiaro è diventato Giugiaro. Il car designer del secolo, un brand del made in Italy da esportazione. Tutto merito di un ragazzo che sognava di diventare pittore, ma non sapeva cosa fossero prospettiva e proiezioni ortogonali e che dunque decise di iscriversi a due scuole, Accademia di Belle Arti al mattino, disegno tecnico la sera, per imparare a imbrigliare la sua creatività. Il risultato? «Sono diventato un manovale della matita. Disegno auto possibili, non impossibili, quelle sono troppo facili da inventare», spiega Giorgetto Giugiaro, 81 anni portati col triturbo. Da quando ne aveva 17 inventa il nostro futuro. E in oltre 60 anni ha messo la sua firma su più di 300 modelli di grandi serie, prototipi, icone e vecchie glorie. Come Panda, Golf, Uno, Croma, Passat, Polo, Scirocco, Delta, Alfa 159, Audi 80, Maserati Ghibli, Lotus Esprit, De Tomaso Mangusta, l'elenco non finisce mai.

Ma c'è un'auto by Giugiaro che più di tutte ha segnato un'epoca, almeno per un marchio automobilistico: è la Pony 1974, berlina compatta a trazione posteriore, prima auto coreana prodotta in serie da Hyundai e lanciata in Europa nel 1978, determinando l'arrivo e il consolidamento del marchio anche in Italia. Riappare adesso nella nuova campagna pubblicitaria Hyundai che racconta la storia di un immaginario viaggio in flashback, dove è il vintage a parlare del futuro che verrà. «Lo spirito di Hyundai ruota attorno a due parole: progresso e innovazione, declinate in 50 anni di storia del brand, uno dei pochissimi che include auto che da alimentazioni tradizionali arrivano all'idrogeno. Per questo il motto della campagna è «Next Awaits» perché vogliamo progredire verso nuove frontiere. Siamo qui per guidare il domani», spiega Andrea Crespi, direttore generale di Hyundai Italia.

Così è da sempre anche Giorgetto Giugiaro. Un designer geniale e razionale. Visionario e pragmatico. Passionale e imprevedibile. Che non vive soltanto di auto e delle centinaia di oggetti che portano la sua firma. «La mia vera sfida è il trial. La vera libertà è salire su una moto e fare evoluzioni spericolate nonostante la mia età», s'illumina. Poi risale su un'auto full electric che fa girare la testa, fatta di trasparenze curvate, di nascondigli segreti, di parabrezza semimoventi. Un prototipo con marchio GFG Style, creato dopo l'uscita definitiva dalla sua creatura Italdesign. «È la mia Sibylla, ispirata al nome di mia mamma.

Oggi la tendenza è esagerare e fare auto sculture, ma non si comprende se siano innovazione o kitsch. Qui invece è tutta ergonomia e funzionalità», dice orgoglioso. Allora è questa l'auto che lei ha più di tutte nel cuore? «Ma no. Io non mi affeziono mai alle mie auto. Le disegno e le dimentico. È come con i vecchi amori», ironizza ma non troppo Giugiaro.

«Mai voltarsi indietro, meglio pensare a quello che verrà».

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