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"Con i gialloverdi l'Italia in balia della Troika"

"Con i gialloverdi l'Italia in balia della Troika"

Roma - Dell'eurodeputato Massimiliano Salini, si parlava come capogruppo di Fi al Parlamento Ue, ora arriva la sua nomina a commissario in Lombardia, al posto di Mariastella Gelmini. Il personaggio è in ascesa.

La Regione baluardo del centrodestra ha mostrato problemi di consenso. Come riorganizzerà il partito?

«È necessario un presidio politico costante in Lombardia. Quindi non accetterò incarichi ulteriori a Bruxelles. Qui abbiamo una stiva enorme di elettori che non possono riconoscersi nella narrazione populista della Lega, soprattutto sul piano economico. Dobbiamo chiarire il nostro messaggio politico, puntando sulla prima richiesta del territorio: lavoro, lavoro, lavoro».

Quali sono i punti di questo messaggio?

«Libertà d'impresa, libertà di educazione, prevalenza della società sullo Stato e la politica. Serve valorizzare la cultura d'impresa. L'Italia deve essere liberata dalla tragedia culturale di un governo che parla di posti di lavoro generati dallo Stato. È vero il contrario, sono le imprese che danno occupazione. Anche l'alternanza scuola-lavoro è importante, sul modello tedesco, non quello insufficiente di Renzi, che questo governo ha cancellato».

La sua nomina è un segnale di novità, in che senso?

«Il percorso è condiviso con la Gelmini, la novità non è rottura ma lei si occuperà a tempo pieno del ruolo di capogruppo alla Camera. Lunedì ci sarà il passaggio delle consegne. Si ripartirà dalla forte squadra di consiglieri e assessori regionali e di parlamentari lombardi. Gireremo comune per comune per ricostruire il tessuto connettivo di FI. Chiarito il messaggio politico, ridefiniremo le regole interne del partito».

La Lombardia è un modello di buona amministrazione del centrodestra.

«Dovrebbe essere d'esempio per l'alleanza in Europa, tra Ppe, di cui FI fa parte e sovranisti della Lega. A Bruxelles bisognerebbe riproporre il buongoverno che ha così bene funzionato nella nostra regione. Sperimentando altre formule, come quella gialloverde, si rischia di far finire l'Italia nelle mani della Troika».

Qual è la riforma più importante?

«Quella dell'autonomia, richiesta da Lombardia e Veneto, che non vuole staccare le regioni dal resto del Paese. Non parliamo di secessione ma del principale strumento per garantire l'unità del Paese. Si tratta di valorizzare chi ha fatto buona amministrazione con l'utilizzo del residuo fiscale delle Regioni che risparmiano e non sprecano le tasse, garantendo servizi di alta qualità a costi contenuti. Da noi, la differenza tra tasse pagate e valore dei servizi ricevuti dallo Stato è di 55 miliardi. Non abbiamo bisogno di Juncker, soprattutto noi lombardi, per capire come gestire il denaro. Questa è la vera risposta all'Europa, basta guardare alle regioni virtuose».

L'autonomia è una bandiera della Lega.

«Devo dire con grande rammarico che il governo ci sta tirando a verze, come si dice da noi.

La Lega continua a dire autonomia-autonomia, ma i mesi passano e non si vede niente, mentre Lombardia e Veneto dovrebbero fare da traino a tutto il Paese». AMG

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