Cronache

Bimbe stuprate per anni da pedofilo di Whatsaap. ​In manette un 50enne

Con questa seconda personalità digitale, il 50enne è stato arrestato nel Lodigiano per violenza sessuale su minore, protezione e detenzione di materiale pedopornografico e corruzione di minorenne

Bimbe stuprate per anni da pedofilo di Whatsaap. ​In manette un 50enne

Un falso profilo WhatsApp appartenente a una bambina di nome "Giulia", ma dietro cui si nascondeva in realtà un pedofilo. L'uomo, un 50enne di Lodi, è riuscito prima a conquistarsi la fiducia delle proprie vittime, tre bambine tra gli 11 e i 13 anni, e poi le ha costrette, minacciando di morte amici e familiari, a piegarsi ai suoi voleri condividendo con lui materiale pedopornografico e anche convincendole a recarsi nella sua abitazione e avere rapporti sessuali prolungati nel tempo. Inoltre, il pedofilo avrebbe fatto credere alle sue vittime di essere coinvolto insieme a loro in una maledizione ad opera di una maga, che si palesava proprio attraverso il falso profilo della coetanea.

Una vicenda drammatica cui i Carabinieri hanno posto fine dopo alcuni mesi d'indagine arrestando l'uomo, ora detenuto a Milano. I fatti che coinvolgevano le bambine, che oggi hanno un'età compresa tra i 14 e 16 anni, sono emersi solo grazie all'intervento di un'insegnante che è riuscita a convincere una delle vittime a mostrarle i contenuti che venivano condivisi in chat con la fantomatica Giulia. Avvertiti della situazione, i genitori di una delle bambine hanno subito sporto denuncia facendo partire le indagini coordinate dal procuratore aggiunto, Letizia Mannella.

Le minacce ai genitori

"Minacciava di uccidere i loro genitori e i loro amici - ha raccontato la pm Alessia Menegazzo - e per salvare i loro cari, i bambini sono disposti a mantenere segreti come nemmeno gli adulti sanno fare". Rapporti sessuali "quotidiani, che sono andati avanti per anni" quelli che era riuscito a mantenere con le tre ragazzine. Per "purificarsi" dal male dovevano quindi accettare le vessazioni sessuali dell'uomo, che a sua volta si mostrava loro come "un mero esecutore". Gli atti con i quali si "eliminava" la maledizione erano i rapporti stessi, magari accompagnati "all'uso di latte e creme", che dovevano servire a "pulire" e a sconfiggere la maga.

In un episodio accertato dalle stesse telecamere nascoste che aveva posto nella stanza per riprendere i rapporti ha addirittura terrorizzato le vittime "inscenando un suicidio davanti a loro", se non avessero obbedito. Oltre al falso profilo di "Giulia", il pedofilo ne aveva elaborato un altro, ugualmente sadico, che avrebbe dovuto rappresentare la sorella della ragazzina con la quale le 13enni interloquivano tramite Whatsapp.

Ora le adolescenti sono seguite da assistenti sociali.

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