Salute

Sesso: la vascolarizzazione influisce sul piacere femminile

Uno studio trova una correlazione tra la vascolarizzazione del clitoride e la possibilità di raggiungere l’orgasmo durante il sesso: la ricerca è avvenuta sull’ossigeno transmucosale

Sesso: la vascolarizzazione influisce sul piacere femminile

Come per gli uomini, anche per le donne la vascolarizzazione influisce negativamente sul sesso e quindi sull’orgasmo.

Adnkronos Salute riporta i risultati di uno studio pilota pubblicato sulla rivista International Journal of Impotence Research da Carmine Gazzaruso, responsabile del Servizio di Diabetologia e Malattie endocrino-metaboliche dell'Istituto clinico Beato Matteo di Vigevano, che fa parte del gruppo ospedaliero San Donato.

Lo studio era partito dall’ipotesi secondo cui ci fosse correlazione tra ossigeno transmucosale e disfunzioni sessuali, per valutare l’impatto della vascolarizzazione del clitoride sul fenomeno dell’assenza di climax durante l'amplesso. Ogni donna che ha partecipato alla ricerca è stata seguita durante la prima fase follicolare del ciclo mestruale: sul loro clitoride è stato posizionato un elettrodo, come quelli utilizzati per i neonati, per misurare l’ossigenazione clitoridea e rilevare fattori di rischio metabolico e cardiovascolare. Tutte le donne partecipanti si sono anche sottoposte a un questionario sulla propria attività sessuale, venendo divise quindi in due gruppi: con e senza disfunzioni sessuali. Il risultato: la misurazione dell’ossigeno era nettamente inferiore nelle donne con disfunzioni sessuali.

Ciò dimostra come l'ossigenazione clitoridea sia un parametro fondamentale nella sessualità femminile - illustra Gazzaruso - Una carenza vascolare determina cioè disfunzioni sessuali, ad esempio una ridotta lubrificazione o un maggior dolore durante il rapporto. […] Il presente studio ha il merito di aver finalmente dimostrato la correlazione tra vascolarizzazione clitoridea e sessualità femminile con un metodo oggettivo, ovvero l'ossigenazione clitoridea.

Inoltre, apre la strada a ulteriori studi che potranno confermare come lo stesso parametro possa essere considerato un valido fattore predittivo di malattie cardiovascolari e metaboliche nelle donne”.

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