Dopo il bombardamento di Tajoura sono due le strade possibili che la guerra in Libia può intraprendere: un cessate il fuoco provvisorio sulla scia di quanto accaduto e della tragedia all’interno del centro d’accoglienza centrato dal bombardamento, in alternativa invece un incremento dell’intensità del conflitto. Come prevedibile, purtroppo il contesto prende la via della seconda ipotesi: in particolare, Haftar prova a riprendere l’iniziativa in una battaglia che lo vede indietreggiare da qualche giorno a questa parte mandando rinforzi a Tripoli.

In arrivo i veterani di Bengasi e Derna

Rinforzi che in primo luogo l’Lna, il Libyan National Army guidato da Haftar, pesca tra chi combatte già negli anni appena trascorsi in Cirenaica. Qui a partire dal 2014 il generale avvia la cosiddetta “operazione dignità”, con la quale prova con il suo esercito a scalzare gli islamisti dalle principali città della regione. A partire da Bengasi e Derna, le quali risultano controllate da gruppi vicini ad Al Qaeda e raggruppati nella sigla “Ansar al Sharia”. Un obiettivo, quello di Haftar, che riesce a raggiungere pienamente nel 2017 a Bengasi e nel 2018 a Derna, lì dove i soldati dell’Lna scalzano le ultime sacche di resistenza islamiste.

Chi combatte in Cirenaica in questi anni acquisisce sul campo competenze belliche di gran lunga migliori rispetto ai nuovi arrivati tra le fila dell’Lna. Per questo il generale decide di inviare verso Tripoli buona parte di quei reparti capaci di mandare avanti dal 2014 l’operazione dignità. Da Bengasi e Derna alla capitale dunque: ad annunciarlo è lo stesso Lna tramite una nota diramata dalla centrale operativa situata a pochi chilometri dal capoluogo della Cirenaica. Nel comunicato i portavoce dell’Lna fanno riferimento, in particolare, all’inizio della cosiddetta “fase due” della battaglia per la presa di Tripoli.

L’obiettivo di Haftar

Con l’invio di rinforzi verso Tripoli, il generale prova a dare una decisiva svolta ad una guerra che, stringi stringi, lo vede attualmente perdente. Lui, che quando lancia l’operazione sulla capitale si aspetta un conflitto lampo grazie anche allo sperato appoggio delle tribù locali stanche di essere sotto il ricatto delle milizie di Tripoli, da settimane non solo non vede progressi territoriali dei suoi uomini ma deve fare i conti con alcune gravi sconfitte rimediate lungo il fronte. A Gharyan ad esempio, prima località conquistata dall’Lna lo scorso 4 aprile, le milizie vicine al governo di Al Sarraj hanno nuovamente ripreso il controllo del territorio infliggendo un colpo molto duro alle ambizioni di Haftar.

L’arrivo di rinforzi promesso dal generale, ha quindi come principale obiettivo quello di riprendere l’iniziativa. Ma indica anche un altro importante elemento: gli uomini che combattono a Derna e Bengasi sono ben addestrati per le battaglie urbane e in centri abitati. Il fatto che ad inizio conflitto Haftar non usi questi reparti, significa che il generale si aspetta una rapida resa delle milizie tripoline e un ingresso nel centro di Tripoli senza sparare molti colpi. Un po’ come avvenuto a Sebha e in altre città del Fezzan ad inizio 2019. Con l’invio di soldati e miliziani specializzati nelle battaglie urbane, Haftar forse sta realmente pensando ad una nuova fase del conflitto. Tra continui raid aerei e nuovi reparti stanziati a Tripoli, l’Lna potrebbe in effetti tentare un nuovo assalto per cercare di dare un nuovo verso alla guerra. L’unica cosa certa, al momento, è data dal fatto che nelle prossime settimane le novità purtroppo verranno dal fronte militare e non da quello politico.