Cronache

Immigrazione, condannato ad undici anni "Mohamed il somalo"

Arrestato nel 2017 a Lampedusa, per lui era stato chiesto l'ergastolo: Mohamed il somalo sarebbe uno dei responsabili delle torture nei centri per migranti in Libia

Immigrazione, condannato ad undici anni "Mohamed il somalo"

La corte d’assise di Agrigento ha inflitto 11 anni di reclusione a Taher Mouhamed Ahmed, 25 anni di nazionalità somala, meglio noto con il soprannome di “Mohamed il somalo”.

Arrestato il 27 giugno 2017 dalla Squadra mobile di Agrigento, il giovane viene ritenuto colpevole di alcune delle accuse a lui contestate nel giorno in cui, mentre si trova a Lampedusa, è riconosciuto da alcuni migranti come componente di una spietata banda che gestisce il traffico di esseri umani.

Mohamed il somalo, in particolare, sarebbe tra i carcerieri di alcuni migranti detenuti in centri di alcune località libiche nel cuore del Sahara. È lì che le vittime vengono seviziate ed abusate ed in alcuni casi anche uccise: torture macabre, che hanno lo scopo di estorcere denaro gli stessi migranti oppure alle loro famiglie.

Come detto, la corte d’assise di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara condanna ad 11 anni il somalo. Ma il pm della Dda di Palermo, Giorgia Spiri, aveva chiesto per lui l’ergastolo in quanto accusato anche di altri gravi reati.

I giudici alla fine lo ritengono colpevole di sequestro di persona a scopo di estorsione, ma lo assolvono dalle accuse di associazione a delinquere finalizzata a tratta di esseri umani e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Mohamed il somalo viene intercettato a Lampedusa, a seguito di uno sbarco avvenuto nella primavera del 2017. I poliziotti della Squadra mobile di Agrigento sospettano che il ragazzo in realtà non sia un migranti, ma abbia un ruolo nell’approdo sull’isola più grande delle Pelagie di un gruppo di africani giunto con un barcone.

Scattano quindi le indagini, con gli stessi migranti che decidono quindi di collaborare ed indicare in Mohamed il somalo uno degli scafisti e degli organizzatori del viaggio.

Non solo la tratta lungo il Mediterraneo, bensì anche la detenzione in Libia e le torture perpetuate all’interno di un campo nel Sahara: i migranti raccontano quanto accaduto nel paese nordafricano e parlano del ruolo del ragazzo finito poi in manette.

Trasportato da Lampedusa ad Agrigento, dove viene poi rinchiuso presso il locale carcere di contrada Petrusa, Mohamed il somalo è quindi uno dei primi imputati nella città dei templi in un processo in cui si cerca di ricostruire le macabre dinamiche di quanto accade lungo la rotta libica dell’immigrazione.

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