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Tunisia, recuperati 72 corpi di migranti deceduti nel naufragio del 1° luglio

In mare a largo di Zarzis dovrebbero esserci ancora 14 dispersi, gli ultimi 38 corpi recuperati sono stati ritrovati nelle scorse ore: è una delle più gravi sciagure dell'immigrazione accadute in Tunisia

Tunisia, recuperati 72 corpi di migranti deceduti nel naufragio del 1° luglio

È partito dalla Libia il gommone teatro del naufragio dello scorso 1 luglio, avvenuto a largo delle coste della località tunisina di Zarzis.

Nelle scorse ore quasi tutti i corpi delle vittime sono stati recuperati: su più di 80 a bordo, solo in tre risultano sopravvissuti, tutti gli altri invece vengono inghiottiti dal Mediterraneo a causa di un’avaria al gommone che, ben presto, inizia ad imbarcare acqua.

Il viaggio della speranza dura poche ore, giusto il tempo di uscire dal porto di una località nei pressi di Zwara ed entrare nelle acque tunisine. È qui che avviene la tragedia: quando sul posto interviene la Mezzaluna rossa è troppo tardi. Solo tre persone vengono tratte in salvo e sono loro a fornire una cifra esatta delle presenza a bordo del mezzo affondato.

Poche ore dopo il mare inizia a ridare i primi cadaveri, ma ci si rende conto delle dimensioni di quanto avvenuto solo nelle ultime ore quando, nei pressi di Zarzis, vengono rinvenuti gli ultimi 38 corpi. In totale, sono 72 le persone decedute recuperate dalla Mezzaluna Rossa, alcune delle quali ritrovate anche nei pressi dell’isola di Djerba.

È una delle più gravi tragedie dell’immigrazione che la Tunisia ricordi. Le autorità negli ultimi giorni interrogano i tre sopravvissuti per capire nel dettaglio la dinamica, in primis accertare con precisione la località libica di partenza.

Se i racconti di chi riesce ad evitare la tragedia sono esatti, all’appello mancano ancora 14 persone: dovrebbero essere infatti in totale 86 coloro che provano a raggiungere le coste di Lampedusa partendo da Zwara lo scorso 1 luglio.

A distanza di più di dieci giorni, si cercano quindi altri migranti vittime delle traversate organizzate dagli scafisti e dalle organizzazioni criminali che speculano sui viaggi della speranza.

Trafficanti di esseri umani che, soprattutto nella parte occidentale della Libia, cercano di sfruttare il caos che paralizza Tripoli e la Tripolitania per provare a mettere quanti più gommoni e barconi in mare. Per loro sembra quasi una corsa contro il tempo: a causa del ridimensionamento delle tratte del Mediterraneo centrale, per riguadagnare gli stessi profitti degli anni passati appare fondamentale organizzare più viaggi possibili.

Criminali senza scrupoli che controllano ampie fette del territorio e che, per ogni migrante imbarcato, guadagnano in media almeno 5.000 Euro.

Intanto in Tunisia il tema dell’immigrazione appare sempre più centrale: il paese è alle prese con l’arrivo di diversi profughi via terra dalla confinante Libia, gente che fugge dal conflitto e che rischia di destabilizzare la situazione. Ma in questo scenario, a Tunisi viene chiesto da diversi governi anche un maggiore sforzo per evitare altre tragedie del genere.

L’Italia, come annunciato dal ministro Trenta nei giorni scorsi, nei prossimi mesi dovrebbe avviare una missione militare in Tunisia volta a rafforzare le forze di sicurezza locali.

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