Il giuramento davanti al presidente della Repubblica ed all’arcivescovo di Atene Geronimo II, il nuovo premier che firma l’atto che gli conferisce l’incarico indossando una cravatta e le mani dei nuovi ministri sulla Bibbia: l’insediamento di Kyriakos Mitsotakis e del suo esecutivo in Grecia è nel segno della “restaurazione“. Almeno nei simboli: Tsipras, quando nel febbraio 2015 prende in mano le redini del governo, non giura sulla Bibbia ed è senza cravatta davanti al capo dello Stato. L’inizio di un cambiamento che però, dopo quattro anni, nei fatti si ferma solo a quei simboli oggi ripresi dal suo successore. Adesso sono in tanti a chiedersi qual è il clima in Grecia a pochi giorni dalle elezioni che segnano il ritorno al governo di Nuova Democrazia.

I primi dilemmi del nuovo premier

Per adesso la “restaurazione” porta sorrisi e strette di mano che segnano un clima in apparenza di armonia, con la Chiesa ortodossa greca che vede allontanarsi lo spauracchio di una deriva laicista voluta da Tsipras e con un presidente della Repubblica che, dopo anni di incertezze, può dare l’incarico ad un governo monocolore. Come detto già nei giorni scorsi, anche da Bruxelles arrivano commenti positivi e distensivi, già peraltro pronosticati alla vigilia visto che nessuna grossa forza politica in campagna elettorale fa riferimento all’uscita dall’Europa. Ma adesso per Mitsotakis giungono subito le prove più importanti. Finita la cerimonia di insediamento, arriva il confronto con una realtà molto difficile e con alcune promesse elettorali che il nuovo primo ministro deve cercare di mantenere.

A partire dalla diminuzione delle tasse, argomento molto sentito e cavallo di battaglia durante la corsa verso il governo del leader di Nuova Democrazia. Per tagliare od iniziare quanto meno a ridimensionare il pesante fardello fiscale, occorre il via libera delle istituzioni comunitarie. E questo non è affatto scontato, anzi Mitsotakis deve dare fondo a tutta la potenzialità diplomatica del nuovo esecutivo per convincere i più scettici ad allargare i cordoni dell’austerità. Poi vi è anche un’altra questione non di secondaria importanza, ossia quella relativa agli accordi di Prespa: quando è all’opposizione, Mitsotakis si oppone al trattato che sancisce la nascita della Macedonia del Nord e la promessa greca di togliere il veto all’ingresso di Skopje nell’Ue e nella Nato. Secondo il neo premier, Prespa rappresenta una sorta di “tradimento” alla storia ed alla cultura greca in quanto riconosce l’uso del termine Macedonia al paese confinante. Ma anche in questo caso, tornare a battere i pugni su questa questione non è così semplice.

Dilemmi non secondari quindi, che per il momento appaiono tanto vicini quanto lontani: in Grecia nessuno si illude, del resto la vittoria di Mitsotakis rappresenta in primo luogo la bocciatura di Tsipras. A regnare è un clima di attesa, sapendo che, comunque vada, questa volta vi è un governo che ha i numeri per durare un’intera legislatura e dare una parvenza di stabilità al paese ellenico.

Il 21 luglio prima riunione del parlamento

Legislatura che dovrebbe iniziare a breve, per la precisione il 21 luglio. Quel giorno, oltre all’elezione del nuovo presidente del parlamento unicamerale greco, dovrebbe arrivare la fiducia per il governo di Mitsotakis che dunque può considerarsi insediato con pieni poteri. I numeri, come detto, sono tutti dalla parte di Nuova Democrazia: su 300 deputati, il partito di centro – destra greco può contare su 158 seggi conquistati grazie al 40% dei consensi ed al premio di maggioranza che assegna 50 membri del parlamento in più al partito vincitore. L’ultimo governo che può partire con un solo partito al governo e senza bisogno di coalizioni, è quello di Papandreu del 2009: visto cosa racconta la storia (con la legislatura che registra lo scoppio della crisi del debito), non certo un precedente incoraggiante.

Con 68 deputati invece, Alexis Tsipras può indubbiamente organizzare una forte opposizione alla guida di Syriza. L’oramai ex premier promette vigilanza massima sui provvedimenti di Mitsotakis, con il quale sembra avere in comune però la necessità di continuare il dialogo con l’Europa. Gli eredi del Pasok hanno invece 22 deputati e rappresentano la terza forza politica, davanti ai comunisti del Kke ed ai due gruppi esordienti in parlamento: ossia “Soluzione Greca”, considerata formazione di destra filo russa e vicina alla chiesa ortodossa, e la lista dell’ex ministro delle finanze Gianis Varoufakis.