Il clima è molto teso a Bengasi dopo l’attentato che nella giornata di giovedì colpisce il cimitero di Hawari, nel centro del capoluogo della Cirenaica. Il momento ed il luogo dell’attacco non sono casuali: chi agisce, lo fa non solo per causare un elevato numero di vittime, ma anche per colpire personalità importanti del Libyan National Army guidato dal generale Haftar. Nel momento dell’attentato infatti, si stanno svolgendo le esequie di Khalifa Al Mismari, uno dei generali dell’Lna morto per una malattia nei giorni scorsi. Non c’è stata alcuna rivendicazione, ma appare ovvio come gli attentatori con questa azione lancino un attacco frontale contro Haftar.

Il generale adesso ordina un’inchiesta interna

A fine giornata si contano quattro vittime, ma il bilancio poteva essere ben più grave almeno stando alla ricostruzione di Khaled Al Mismari, portavoce di Khalifa Haftar. Secondo la dinamica ribadita alla stampa locale di Bengasi, sono tre le esplosioni che interessano il quartiere del cimitero di Hawari al momento delle esequie. Nessun kamikaze però sarebbe entrato in azione: l’attentato infatti risulta compiuto con almeno un’autobomba ed alcune cariche esplosive piazzate nelle vicinanze dell’ingresso del cimitero. Anche lo stesso Al Mismari punta il dito contro forze estremiste ed islamiste ancora presenti a Bengasi.

Ma è nella serata di giovedì che dalla città più grande della Cirenaica salta fuori tutta la tensione che si respira nell’entourage di Haftar. Il generale appare sorpreso dall’attacco, non si aspetta che le cellule rimaste nel territorio di Bengasi dopo la riconquista della città siano in grado di compiere un attentato a due passi dal luogo in cui si trovano molti suoi fedelissimi. Qualcosa all’uomo forte della Cirenaica non quadra: in particolare, Haftar si chiede come gli attentatori riescano a colpire nel momento esatto delle esequie di un importante generale del suo Lna. Qualcuno, è il sospetto di Haftar, può aver fornito informazioni delicate ai suoi nemici.

E che il generale si senta in qualche modo tradito, o che comunque mantenga molto forte questo sospetto, lo si evince da un documento di cui parla AgenziaNova nella stessa serata di giovedì. Si tratta di un ordine scritto in cui Haftar dà incarico al capo di stato maggiore dell’Lna, Abdulrazek al Nadoori, di avviare un’inchiesta interna tra tutti i servizi di sicurezza. In parole povere, il generale vuole verificare la presenza di eventuali talpe o responsabilità da parte dei suoi uomini. Del resto, a prescindere dai timori relativi a possibili tradimenti, un’azione terroristica al centro di Bengasi rappresenta comunque un grave smacco per l’Lna.

Il danno d’immagine per Haftar

Il nervosismo del generale è relativo anche a quello che rappresenta l’attentato di Bengasi: colpire la città “fiore all’occhiello” della sua “operazione dignità”, rappresentata da due anni a questa parte come principale suo successo nella lotta al terrorismo avendola strappata agli estremisti è, senza ombra di dubbio, un grave danno d’immagine.

Sia nella Libia occidentale che all’estero, l’idea di Haftar come generale di ferro in grado di garantire la sicurezza nei territori da lui controllati ne esce ridimensionata. Il generale viene di fatto colpito a casa sua, per questo c’è da aspettarsi importanti reazioni e forse anche una resa dei conti interna all’Lna. Se per davvero qualcuno della sua cerchia è implicato nell’organizzazione dell’attentato od ha commesso leggerezze, allora la reazione di Haftar potrebbe essere molto incisiva. Impegnato in una difficile guerra per la presa di Tripoli, che al momento non dà i suoi frutti, il generale sa bene che l’immagine spesso è uno degli elementi più decisivi nella conduzione di un conflitto.