Cronache

Quella Chiesa di sinistra che oltrepassa pure Bergoglio

Abolizione del celibato, "ponti" con la comunità Lgbt, diaconato femminile ed ecologia: le battaglie di quella parte di Chiesa, che si colloca alla sinistra del Papa

Quella Chiesa di sinistra che oltrepassa pure Bergoglio

Papa Francesco non ha mai detto di voler abolire il celibato, eppure c'è una parte di Chiesa cattolica che sta spingendo affinché l'istituto del sacerdozio venga del tutto rivisitato.

È uno dei tanti esempi utili a dimostrare l'esistenza di una sinistra dottrinale, e magari un po' politica, che supera Jorge Mario Bergoglio in termini di progressismo. Il vescovo di Roma, di recente, ha scritto una lettera al "popolo di Dio in cammino in Germania". Il fine? Anche quello di guardarsi dal "riorganizzare le cose". Perché è dalla Conferenza episcopale tedesca, che ha domandato e ottenuto un Sinodo nazionale, che provengono le spinte più forti. A marzo scorso, per citare un caso, da Berlino era giunta una richiesta: aprire un dibattito sul celibato.

Il cardinale Reinhard Marx, stando a quanto riportato su La Fede Quotidiana, ora si è augurato la fine delle intimidazioni sull'inferno. È solo l'ultima presa di posizione rivoluzionaria. Prima di questa ce n'erano state altre. Una del vice di Marx, Peter Beer, può valere per cento: nell'ottobre del 2018, il vicario generale disse che i sacerdoti omosessuali "rendono un servizio importante e buono". Papa Francesco ha dichiarato invece che gli omosessuali "non hanno posto nella vita sacerdotale". È un'ulteriore fotografia che ritrae un sorpasso a sinistra.

L'occasione per iniziare ad abolire il celibato può arrivare con il Sinodo sull'Amazzonia, quando, dopo aver approvato i cosiddetti "viri probati", le istituzioni ecclesiastiche si troveranno nella posizione di poter estendere o sperimentare quel provvedimento anche in altre zone di mondo. Ma si tratta di un disegno che, al massimo, può essere definito riformista. L'aria che tira, invece, non sembra conoscere barriere: il cardinale de Aviz, secondo quanto si legge sulla fonte sopracitata, ha da poco sostenuto che "abbiamo (riferito al clero, ndr) forme di vita che sono legate ai nostri fondatori che non sono essenziali: un modo di pregare, un modo di vestire, dare più importanza a certe cose che non sono così importanti e altre che sono importanti le dobbiamo lasciare". Non è un tedesco, ma la pensa proprio come gli ecclesiastici teutonici. Con qualche caro saluto a quel vecchio adagio secondo cui la forma è sostanza.

I conservatori sono già allarmati. I cardinali Gherard Mueller e Walter Brandmueller hanno bocciato l'Instrumentum Laboris dell'appuntamento sinodale: "La Chiesa di Cristo - ha scritto il primo - è stata forse posta dal suo Fondatore come una sorta di materia grezza nelle mani di vescovi e papi, che, lluminati dallo Spirito Santo, possono ora trasformarla in uno strumento aggiornato, con degli obiettivi anche secolari?". La reductio ad Ong non soddisfa tutti.

Del prossimo Sinodo, poi, vengono segnalate soprattutto le eventuali conseguenze: "C’è da chiedersi - ha fatto presente il cardinal Brandmueller - che cosa hanno a che fare l'ecologia, l'economia e la politica con il mandato e la missione della Chiesa? E soprattutto: quale competenza professionale autorizza un sinodo ecclesiale dei vescovi a emettere dichiarazioni in questi campi?". La Chiesa tedesca è abituata a scendere nell'agone: sempre Reinhard Marx, dopo le europee, ha tenuto un summit con il leader nazionale dei Verdi.

Quindi abbiamo una Chiesa favorevole alla messa in discussione del celibato, che guarda all'ecologia come a un mantra pastorale e che ritiene "importante e buono" l'apporto di consacrati omosessuali. E il diaconato femminile? Per il vertice del cattolicesimo si tratta, almeno per ora, di una mera ipotesi di studio: Basta approfondire sulla Sir. Per le gerarchie tedesche è qualcosa di più. Così come una forma di ordinazione femminile costituisce un'opzione condivisa in parte dal clero statunitense: un vescovo su tre sarebbe favorevole, ha fatto sapere sempre l'agenzia. Infine, ci sono le cosiddette "istanze Lgbt": quando la Santa Sede ha pubblicato un documento "per una via di dialogo sulla questione del gender nell'educazione", padre James Martin, gesuita ed ultraprogressista, ha criticato di netto quell'iniziativa, nonostante contenesse una qualche forma di apertura.

Esiste una tendenza dottrinale, insomma, che va ben oltre la "teologia del popolo" di papa Francesco.

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