Mondo

"Inetto", "imbecille" L'uomo di Macron insulta i colleghi

Registrate le frasi del candidato sindaco di Parigi Griveaux

"Inetto", "imbecille" L'uomo di Macron insulta i colleghi

Parigi Parte male il candidato di Emmanuel Macron nella corsa a sindaco di Parigi: insulti ai compagni di partito, poi le scuse. «Conversazioni private» rese pubbliche da Le Point in cui Benjamin Griveaux (41anni, già portavoce del governo) apostrofa come «figlio di pu****a», «inetto», «imbecille» i concorrenti. Il Macron boy ha infatti denigrato gli altri duellanti di En Marche, rei di volerlo sfidare per diventare capofila alle elezioni 2020. «Il caso è chiuso», fa sapere l'entourage dopo varie telefonate ai diretti interessati. Ma le rivelazioni continuano a imbarazzare l'intera compagine presidenziale, poiché molti avrebbero preferito a Griveaux uno degli altri nomi: il deputato e matematico Cédric Villani o l'ex chiracchiano Huges Renson, vicepresidente dell'Assemblea nazionale. Invece il designato Griveaux (scelto «in casa» il 10 luglio) ieri si è presentato ai parigini da candidato unitario di En Marche, come se niente fosse. Gli insultati, alla vigilia del 1° meeting, hanno abbozzato. Ma qualcosa nella macchina perfetta di Macron si è inceppato e il sogno di governare la «sua» Parigi dall'anno prossimo, scalzando la socialista Anne Hidalgo, sembra più lontano.

Come sono arrivate ai giornale le frasi di Griveaux? Chi lo ha registrato mentre parlava ai suoi collaboratori? Il caso Griveaux-En Marche mette in luce le difficoltà del partito del presidente nella scelta della sua classe dirigente. Affaire che si affianca alla crisi di «risorse umane» che sta vivendo l'Eliseo, dove Macron non ha ancora sostituito alcune figure chiave, e alla nomina a ministro dell'Ambiente della responsabile dei Trasporti Élisabeth Borne. «Tutt'altro che un'ecologista», tuonano i pasdaran ambientalisti; una tecnocrate che preferisce gli aerei alle bici, in una Francia che ha appena assistito alle sortite del predecessore «ministro delle aragoste» François De Rugy, dimessosi martedì.

Ora è Parigi a essere arrabbiata con l'uomo che vuol rappresentare tutti i moderati e non soltanto En Marche. Macron, nella capitale, ha mostrato l'ottima tenuta alle europee, vincendo in buona parte dei quartieri. Ma sentire cosa pensa il suo pupillo, adepto della prima ora, non è gradevole neppure per i simpatizzanti del presidente. Le frasi rubate confermano la famelica ambizione mista a saccenza di Griveaux: «C'è uno sfigato ogni giorno che dice che vuol essere sindaco di Parigi», «Renson è un figlio di pu****a», «Mounir (Mahjoubi, ritiratosi dalla gara pochi giorni fa), vabbè... no comment». Frasi non smentite. Una «conversazione privata», si rammarica, e assicura: «Non appena ne sono venuto a conoscenza ho chiamato per scusarmi». «Durante una campagna, le parole a volte vanno oltre il pensiero», ha risposto Mahjoubi: «So come perdonare, ora dobbiamo guardare al futuro». Sarà. Ieri il primo evento ufficiale al Théâtre Libre di Parigi.

Da 18 anni la capitale sceglie però un socialista come sindaco e Macron dovrà faticare per convincere i parigini a cambiar rotta, votando un politico bocciato all'esame di ammissione dell'Ena che si permette di dar giudizi irrispettosi verso i suoi compagni di viaggio.

Commenti