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Kyoto, ossessione manga Brucia vive 33 persone nella fabbrica dei fumetti

Un uomo ha appiccato il fuoco in una delle più note case di produzione: «Andate all'inferno»

Kyoto, ossessione manga Brucia vive 33 persone nella fabbrica dei fumetti

È entrato alle dieci di mattina in quel palazzo giallo di tre piani alla periferia meridionale di Kyoto urlando «Ora morite!». Qualcuno giura di averlo sentito pronunciare la frase: «Andate all'inferno!». Poi ha gettato del gasolio ovunque e anche sui vestiti di chi si trovava là e ha appiccato il fuoco. Quando, cinque ore dopo, i vigili del fuoco hanno spento le fiamme, c'erano trentatré morti e trenta feriti, una decina dei quali in condizioni gravi. Morti per le ustioni e per il fumo che ha presto riempito i settecento metri quadri della Kyoto Animation, una delle più importanti case di produzione di manga e anime di tutto il Giappone. Alcuni di loro hanno tentato di scappare dalle fiamme e dal fumo, ma il fatto che l'incendio fosse partito dalla porta d'ingresso ha reso impossibile ogni progetto di fuga. Molti hanno risalito faticosamente le scale per portarsi sul tetto, ma non a tutti è servito per salvarsi: anche lì alla fine c'erano una dozzina di corpi senza vita.

Nessuno ancora sa perché è accaduto tutto questo. Ad agire è stato un quarantunenne che si è ferito gravemente un po' in tutto il corpo ed è ora piantonato in ospedale. Se sopravviverà e sarà in grado, spiegherà i motivi di un gesto che ha sconvolto il Giappone (il premier Shinzo Abe ha twittato: «Terrificante. Sono senza parole»). Secondo un testimone l'uomo al momento dell'arresto, benché ferito e in chiaro stato confusionale, avrebbe raccontato agli agenti che qualcosa di sua proprietà era stata rubata dalla Kyoto Animation. Non risulta però che l'uomo avesse rapporti di alcun genere con la casa di produzione.

Queste circostanze inducono quindi a ipotizzare che il raptus incendiario dell'uomo sia originato da una sua personale ossessione. Forse l'uomo è un otaku, uno di quegli appassionati di manga e anime (la versione giapponese dei fumetti e dei cartoni animati) che spesso vive chiuso nella propria casa ed esce raramente del proprio quartiere, non coltiva relazioni sociali e si relaziona soltanto con persone vittime del suo stesso assillo. Persone che hanno molto a che fare con il fenomeno degli hikikomori, generalmente adolescenti che si isolano dal mondo chiudendosi in una vita autoreferenziale.

Kyoto Animation, più nota in Giappone come KyoAni, è tra gli studi d'animazione più famosi al mondo, noto per lo spessore artistico dei suoi lavori, garantito dal fatto che produce tutto in proprio, subappaltando solo di rado le sceneggiature, e che i dipendenti, compresi i disegnatori e gli sceneggiatori stessi, non sono pagati a cottimo ma ricevono uno stipendio fisso e per questo sono incoraggiati a dedicare la massima cura a ogni dettaglio. Un'attenzione che si vede soprattutto negli sfondi, molto realistici e assai più curati che nella media delle produzioni nipponiche. Fondata nel 1981 da Hideaki Hatta e da questi presieduta con la moglie Yoko, è specializzata nell'adattamento dei manga più famosi per il cinema e la televisione. La sua svolta ha avuto luogo nel 2003, con «Full Metal Panic? Fumoffu», spin-off della famosa serie «Full Metal Panic!», che divenne presto un cult delle serie anime. Qualche anno dopo, nel 2006, nuovo grande successo con la trasposizione della serie di light novel «La malinconia di Haruhi Suzumiya». Tra le opere più recente il film «La forma della voce», distribuito anche in Italia nel 2017. Dal 2009 KyoAni premia con il suo annuale Kyoto Animation Award romanzi e manga originali adattati in anime.

L'attentato ha provocato commozione e solidarietà non solo in Giappone. La Sentai Filmwork, studio che collabora con KyoAni, ha lanciato una raccolta fondi sui social network fondi per aiutare la casa di produzione.

È il più tragico incendio in Giappone dal 2001, quando in un rogo scoppiato nel movimentato distretto di Kabukicho, a Tokyo, persero la vita in quarantaquattro.

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