Salute

Stenosi aortica, a Torino impiantata protesi mentre il paziente è sveglio

L'eccezionale intervento è stato eseguito dai medici dell'Heart Team dell'ospedale Molinette di Torino

Stenosi aortica, a Torino impiantata protesi mentre il paziente è sveglio

È una patologia valvolare molto comune nei Paesi Occidentali, la più frequente in Italia. Se non adeguatamente trattata, l'evoluzione della malattia è causa di decesso nel 50% degli individui a distanza di 3 anni dalla comparsa dei primi sintomi. La stenosi aortica consiste in un restringimento della valvola aortica, attraverso la quale passa il sangue prima di immettersi nel sistema arterioso. A causa dell'ostruzione, il ventricolo sinistro deve aumentare la propria pressione di spinta. Di conseguenza si avrà un'ipertrofia (ingrossamento) della parete cardiaca. Molteplici sono le cause della stenosi aortica. Essa è congenita nel momento in cui è legata a malformazioni come la bicuspidia aortica. Può altresì correlarsi a patologie di origine reumatica, ovvero dovute ad una precedente e malcurata infezione batterica. Infine la degenerazione calcifica. Quest'ultima è generalmente collegata al normale processo di invecchiamento dell'organismo e dà i primi segni dopo i 65 anni. Le manifestazioni variano in base alla gravità della condizione clinica. Se il restringimento della valvola è lieve, si avrà un soffio al cuore. Diversamente il soggetto accuserà dispnea (fame d'aria), angina pectoris (dolore al petto) e sincope (svenimento improvviso).

Per la prima volta in Italia un paziente è stato operato da sveglio per l'impianto di una protesi aortica. Al 53enne, in attesa di un trapianto di rene, è stata diagnosticata una stenosi aortica in maniera del tutto casuale. Come si legge nel comunicato stampa i medici dell'Heart Team dell'ospedale Molinette di Torino, aiutati dalla tecnologia della nuova Sala ibrida, hanno eseguito l'operazione attraverso l'arteria carotide (tramite il collo) con l'uomo in anestesia locoregionale. L'intervento è stato effettuato dalle équipe coordinate dal professore Mauro Rinaldi (Direttore di Cardiochirurgia universitaria) e dal professore Gaetano Maria De Ferrari (Direttore della Cardiologia universitaria). Dopo 50 minuti in sala operatoria, il 53enne è stato subito trasferito in reparto senza passaggio in terapia intensiva, per poi essere dimesso al terzo giorno di ricovero.

Ora sta bene e attende un rene nuovo.

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