Economia

Il "sistema Italia" si rafforza all'estero

Con Campari-Rhumantilles si allunga la serie di acquisti oltre frontiera nel 2019

Il "sistema Italia" si rafforza all'estero

L'ultima in ordine di tempo è stata Campari che ieri ha annunciato l'intenzione di acquistare la società francese Rhumantilles, proprietaria di due marche premium di rum, Trois Rivières e Maison La Mauny, con una forte presenza in Francia. L'operazione, una volta conclusa, consentirà al gruppo guidato dall'ad Bob Kunze-Concewitz di rafforzarsi sia sul mercato transalpino che su quello globale con l'aggiunta al portafogli di prodotti di fascia alta.

La mossa, tuttavia, induce a riflettere sul luogo comune secondo il quale l'Italia sia prevalentemente terra di conquista per le aziende estere. Le operazioni di acquisizione di «obiettivi» stranieri da parte di player italiani sono numericamente in crescita nei primi sei mesi del 2019, come registrato da Kpmg, e si sono attestate a quota 86 contro le 67 dello stesso periodo dell'anno scorso. Le conseguenze di questo trend sono fondamentalmente due. La prima è che il mercato resta vivace e che le ristrutturazioni post-crisi e la revisione dei piani aziendali hanno funzionato consentendo, in molti casi, di guardare all'espansione estera. La seconda conseguenza è che mirare oltre i confini italiani non è un'opzione, bensì una necessità. Il quadro macroeconomico, caratterizzato da una sostanziale stagnazione, impone l'ampliamento dei mercati di riferimento. E questo vale per tutti: dalle grandi multinazionali fino alle più piccole.

È il caso, ad esempio di Ferrero che, a stretto giro, ha messo a segno due colpi di notevoli entità. Prima ha acquisito le principali marche di snack dall'americana Kellogg Company per 1,16 miliardi di euro e poi ha comperato i biscotti danesi Royal Dansk per 300 milioni circa.

Se l'incremento dimensionale è un imperativo per chi opera nell'alimentare o nella grande distribuzione (ne è un esempio l'acquisizione per circa un miliardo di euro della quasi totalità della catena italiana Auchan da parte di Conad), altrettanto si può dire per altri settori come il medicale. Ad esempio, Bracco ha comperato per circa 400 milioni di euro la britannica Blue Earth Diagnostics per aumentare la propria offerta nella medicina di precisione. Lo stesso discorso vale per Eni che nello scorso gennaio ha siglato un accordo per rilevare a circa 3 miliardi di euro il 20% di Adnoc Refining ad Abu Dhabi in modo da «avvicinare» il business dell'estrazione a quello della raffinazione. Idem per Enel che ha incrementato la partecipazione nella controllata sudamericana Enel Américas del 5% investendo circa 410 milioni di euro. Una strategia condivisa anche in altri settori produttivi. Il gruppo Gavio, infatti, ha aumentato la presa sulle autostrade brasiliane comperando tramite Ecorodovias la concessionaria dello Stato di Minas Gerais per circa 150 milioni. Mediaset ha acquisito il 10% della tedesca ProSieben, tassello del grande progetto MediaforEurope.

Anche il comparto finanziario non è estraneo al trend. E così, dopo la revisione delle partecipate estere avviata dal Ceo Philippe Donnet con una serie di dismissioni, Generali ha piazzato un colpo proprio questa settimana acquisendo per 510 milioni la compagnia portoghese Seguradoras Unidas (e per altri 90 milioni la consociata AdvanceCare), seconda nel mercato Danni lusitano. La ratio della mossa è semplice: il Pil portoghese è tornato ai livelli pre-crisi e sia quest'anno che il prossimo dovrebbe crescere del 2%, a fronte del modesto 0,2% italiano.

Ecco perché altre istituzioni finanziarie (su una nuova operazione transfrontaliera di Unicredit i rumor si susseguono) non potranno pensare solo alla crescita organica su un mercato domestico in difficoltà.

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