Cronaca locale

Faraone tuona: "Fuori dal Pd perché non voglio stare con i 5stelle"

L'ormai ex segretario regionale del Pd in Sicilia, Davide Faraone si sfoga per l'esclusione dal partito: "Vogliono fare fuori i renziani uno ad uno"

Faraone tuona: "Fuori dal Pd perché non voglio stare con i 5stelle"

Davide Faraone è un fiume in piena. Da qualche giorno è stato sollevato dall'incarico di segretario regionale del Partito democratico in Sicilia ma le polemiche per un'esclusione eccellente non si placano, anche perché adesso Nicola Zingaretti dovrà indicare un commissario per la Sicilia. "Il nostro partito non può fare accordi con chi sostiene che il Pd ruba i bambini, come ha affermato Di Maio - dice Faraone -. Mi batterò con tutte le mie forze per impedire questo schema. La Sicilia rischia di diventare laboratorio politico di questo accordo e Faraone era un problema, per questo si è accelerata la decisione della Commissione di garanzia". La decisione della Commissione nazionale di garanzia ha stabilito la fine della sua esperienza come segretario regionale del Partito democratico. "Io ho aderito alla mozione di sfiducia a Salvini e successivamente sono stato randellato sui giornali. Sono stato sulla Sea Watch, ho sentito gli insulti dei leghisti e dei grillini, siamo stati minacciati sui social, e mentre ero lì contestualmente era riunita la commissione di garanzia - prosegue l'ex numero uno del Pd -. I dirigenti mi chiamavano per darmi solidarietà e poi suggerivano ai giornali che Faraone sarebbe stato cacciato. Io sulla Sea Watch ci ho messo la faccia mentre Zingaretti sulla vicenda commissariamento non ci ha messo la faccia. Mi hanno epurato perchè qui c'è qualcuno che vuole impedire l'inciucio fra Pd e 5 stelle in Sicilia. Io ho un profilo e una coerenza e nonostante il ruolo che mi hanno offerto a Roma non vendo la mia coerenza".

In realtà l'esperienza di Faraone sembrava essere terminata proprio con la caduta di Matteo Renzi. "La sensazione che ho è che stanno epurando a uno a uno tutti i renziani del Pd per dimostrare a Di Maio di avere le carte in regole per un accordo - dice -. Franceschini è un autore di tutto questo. E un'operazione cinica e pericolosa a cui mi opporrò fino a quando avrò la forza di farlo". Adesso il leader nazionale Nicola Zingaretti dovrà prendere una decisione per evitare di perdere ulteriore consenso in Sicilia. "Si tratta solo di epurazione politica - prosegue Faraone. Non hanno commissariato Davide Faraone o il Pd siciliano ma commissariano la Sicilia perché qui c'è qualcuno che può intralciare i loro piani. Faraone dice no all'inciucio e quindi va cacciato". Faraone però non ci sta a passare per quello che ha fatto naufragare il partito. "Ho riconsegnato la mia tessera, l'avevo presa quando avevo 17 anni, a seguito dell'attentato del 19 luglio e non sono riuscito a digerire che nel giorno della commemorazione di Paolo Borsellino la commissione di garanzia abbia deciso il defenestramento del segretario regionale. Questa mancanza di sensibilità mi spaventa. In questa storia non c'è nulla a che fare con le regole. Si vendicano cacciandomi. Mai infatti un segretario era stato commissariato per regole così ridicole. Si è sancito un principio che chi è più debole basta che si ritiri qualche ora prima dei gazebi per fare annullare la competizione".

Da oggi Faraone rilancia la sua battaglia nella sinistra, si riparte senza rancori o dubbi di sorta. "Faremo una nuova Leopolda sicula chiamando a raccolta tutti coloro che sono contro Salvini e Di Maio - conclude -. Se qualcuno si aspetta che dopo questo provvedimento batta in ritirata si sbaglia. Lo scontro sulla segreteria non appassiona nessuno.

Non ci fermeremo, non passiamo la mano ma rilanciamo".

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