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Manuel Bortuzzo: "Tra dieci anni torno in piedi"

La promessa del nuoto Manuel Bortuzzo, leso al midollo spinale, in una sparatoria a febbraio scorso a Roma, torna per la prima volta in Veneto e parla.

Manuel Bortuzzo: "Tra dieci anni torno in piedi"

Al collo ha appesa una chiave. Quella che apre tutte le porte. Perché Manuel Bortuzzo di forza ne ha anche da vendere e ti trascina in un turbine di positività.

La notte tra il 2 e il 3 febbraio era stato colpito in una sparatoria nel quartiere Axa di Roma. Da quel giorno viaggia in sedia a rotelle, perché è rimasto paralizzato agli arti inferiori. Per il reato l'accusa ha individuato come responsabili Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, due giovani di Acilia.

Una vita che cambia in una frazione di secondo, senza rendersene conto, senza avere il tempo di scostarsi, di spostarsi, di poter scegliere. Ma Manuel Bortuzzo, 19 anni, di Morgano (Treviso) giovane promessa del nuoto che sognava le Olimpiadi di Tokyo 2020, ha scelto e ha scelto di essere più forte.

E infatti le premesse ci sono tutte. Sabato scorso per la prima volta, dopo tutti questi mesi è tornato in Veneto. Ha tenuto un incontro a Noale, in provincia di Venezia, e ha parlato davanti a una folla di persone. Tutta la sua famiglia era lì con lui. E tanti del mondo del nuoto. I bambini gli chiedevano di autografare la maglietta perché Manuel dentro ha una forza pazzesca.

"Tra dieci anni torno in piedi - ha detto - Ho detto dieci anni. Ma ce la devo fare, ce la posso fare anche prima. Questo mio obiettivo richiede molto. Richiede tutto. In questo momento devo sfruttare tutto ciò che posso. Sono circondato a 360 gradi da fisioterapisti, e a volte mi rendo conto che è difficile lavorare sul niente. Io dopo un po’ io non sento più nulla. È uno sforzo fatto di pensiero. Devo pensare di fare questo e fai fatica a pensarlo. A volte penso ma chi me lo fa fare di stare qua a pensare e non si muove niente?".

La sparatoria gli ha causato una lesione midollare. Lui dal 2017 era a Roma, perché aveva cambiato squadra, inseguendo, dice "il sogno del nuotatore che era disposto a tutto pur di migliorare". Il papà Franco ha dovuto dirgli la verità. "Papà con coraggio ha dovuto dirmi qual era la mia situazione e la soluzione è stata trasmettermi tanta tranquillità. I momenti brutti ci sono stati, ma abbiamo una forza dentro che mi fa andare avanti sereno".

Complice la sua fidanzata Martina, che la sera dell'incidente era con lui. "Era una serata bellissima - racconta Manuel - avevamo appena fatto festa in villa, poi la festeggiata ci doveva offrire da bere e siamo andati in un pub. Ma non facciamo in tempo ad arrivare che ci dicono che era scoppiata una rissa". Poi. Poi Manuel ha attraversato la strada. "Dovevo andare dall’altra parte del pub per andare a comprare un pacchettino di sigarette, ho visto motorino salire sul marciapiede, ho visto uno che ha tirato fuori una pistola, non mi sono neanche reso conto e ha sparato. C’era Martina lì accanto a me". E poi, poi Manuel per terra, la ragazza che lo abbraccia, sopra di lui, tutta la gente attorno e l'amico che gli tira schiaffi per tenerlo sveglio.

Ora la famiglia ha preso una decisione forte. La mamma è rimasta a Morgano, il papà si è trasferito a Roma con il figlio. Le giornate di Manuel sono scandite perfettamente da impegni e riabilitazione. Sveglia al mattino presto, fisioterapista, terapia dopo la palestra. Mattinata full. Pausa pranzo. In acqua tutti i giorni. Vasche. "Alle due e mezza ho già il fisioterapista che mi viene a casa. Sono riuscito a ritagliarmi dei momenti per stare con i miei amici e la mia ragazza. E poi tutte le ore che posso sfruttare le sfrutto. Fino alle ultime due ore di sera tardi".

"Il nuoto è sacrificio - racconta - quello che facevo prima lo faccio pure adesso. La prima volta che sono rientrato in acqua dopo l’incidente è stato strano. La mia paura era rivedere una piscina dopo quello che era successo. Mi ricordo che due giorni prima di entrare in acqua, mi sono messo a piangere già nei corridoi appena ho sentito l’odore del cloro. Ho messo la prima volta le gambe in acqua e non sentivo niente. Ma ho un fisico che era preparato alla fatica. Al dolore. Lo sport mi ha aiutato molto sia a livello fisico, che a livello morale. Ora infatti l’istinto è quello di una persona normale, di fare le cose che fanno tutti".

Già. E Martina? "Martina mi è rimasta vicino tantissimo. Nell’intimo è quella che mi ha capito di più. Lei è fondamentale.

Insieme siamo una potenza".

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