I missili israeliani tornano a colpire la Siria. Secondo i media siriani, Israele avrebbe colpito la base di Tel Al-Hara, nel sud del Paese. Una base militare che, secondo l’intelligence israeliana e quella di alcuni Paesi occidentali, è una delle sedi operative delle milizie sciite legate all’Iran, questa volta di stampo iracheno.

La notizia è stata data, come sempre accade in questi casi, soltanto dall’agenzia di stampa ufficiala Sana e dalla televisione di Stato, Ikhbariyah. Nessuna conferma da parte di Israele che preferisce, come al solito, mantenere la totale riservatezza sui raid che compie in Siria e in altre parti del Medio Oriente. Una scelta strategica quella dei comandi israeliani che vogliono mantenere quasi un velo di segretezza su missioni che comunque restano ormai acclarate. Come riportato da Haaretzle prime esplosioni sono state avvertite dopo la mezzanotte di martedì sera, con esplosioni vicino al Monte Hermon. Secondo i media siriani, inoltre, verso l’una di notte è stato effettuato un altro bombardamento, questa volta nell’area di Quneitra.

Le basi siriane vengono ripetutamente colpite dai caccia delle cosiddetta Fionda di Davide e dall’inizio della guerra in Siria sono stati centinaia bombardamenti dell’aviazione di Israele in territorio siriano: sia contro le forze di Bashar al Assad sia contro le forze legate a Teheran, in particolare contro Hezbollah. Il partito-milizia libanese è da sempre uno dei principali obiettivi delle forze israeliane in Siria. I i bombardieri hanno spesso colpito sia le basi operative del Partito di Dio sia i convogli che dal Libano transitavano attraverso la Siria per sostenere l’esercito di Damasco nella riconquista del territorio perso con i ribelli, i jihadisti e i miliziani dello Stato islamico.

Ed è proprio la compagine libanese a essere tornata prepotentemente in cima all’agenda di Israele in Siria, non a caso nel momento in cui la tensione con l’Iran nello Stretto di Hormuz ha toccato livelli di allerta e Stati Uniti e Regno Unito puntano a una coalizione internazionale che controlli le principali rotte petrolifere del Medio Oriente. La Repubblica islamica è l’avversario strategico di ogni governo israeliano. Ed era evidente che l’escalation del Golfo Persico potesse avere ripercussioni anche in Siria e in altre aree di interesse israeliane, anche in Palestina (lì dove Hamas ha dichiarato di essere “la prima linea di difesa di Teheran”).

L’attacco in Siria rientra quindi nel grande scontro fra Iran e Israele in cui tutte le aree di crisi del Medio Oriente rientrano nella logica del confronto fra due potenze. Ed è chiaro che il raid di Tel Al-Hara sia giunto nel momento esatto per colpire Teheran e la sua strategia iraniana. Mentre gli Stati Uniti, il Regno Unito e i Paesi arabi vogliono monitorare le rotte petrolifere di Hormuz e di Bab el-Mandeb, per Israele è interesse primario colpire la strategia iraniana nella regione partendo dal principale obiettivo: il governo di Damasco. L’alleanza fra siriani e iraniani è sempre stato il nodo principale da sciogliere per Israele. A tal punto che il governo israeliano ha apertamente sostenuto i ribelli al confine con il territorio siriano per colpire Assad e il sistema di alleanza di Teheran nella regione. Poi, l’intervento russo e il coinvolgimento di altri attori ha messo Benjamin Netanyahu e i suoi strateghi di fornte all’evidenza che il rovesciamento dei Damasco non sarebbe avvenuto. E una volta accettato questo dato, per Israele è rimasta la necessità di imporre le sue “linee rosse” che prevedono, in partnership con la Russia, l’allontanamento di Hezbollah e delle milizie legate all’Iran dal confine con lo Stato ebraico.

Ora, con l’aumento della tensione con l’Iran, la Siria rischia di tornare di nuovo nei piani di Israele dopo mesi di sostanziale calma. Soltanto a luglio sono già due i bombardamenti avvenuti per mano delle Israel Defence Forces. Il primo luglio, un raid israeliano vicino Homs ha ucciso 16 persone, fra cui un bambino. Nel raid è intervenuta anche la Marina israeliana (un segnale da non sottovalutare nelle logiche di potenza, visto che è il mare al centro della sfida con l’Iran). E sempre dai comandi israeliani, arrivano ultimamente avvertimenti sul fatto che le manovre iraniane potrebbero intreressare Libano e Siria proprio usando le rotte marittime. Ed è notizia di queste ore che in un raid israeliano di due giorni fa è rimasto ucciso Mashhour Zidan, leader Hezbollah che apparteneva al “Golan File”, l’unità che secondo il Mossad monitora le Alture del Golan e recluta miliziani nell’area.