Cronache

"Questa non è giustizia". L'ira di Salvini contro i giudici buonisti

Ennesimo caso di malagiustizia. Aggredisce due agenti ma non viene incarcerato perché richiedente asilo. Non è la prima volta che i giudici riconoscono attenuanti del genere. E a farne le spese sono le vittime

"Questa non è giustizia". L'ira di Salvini contro i giudici buonisti

Ha aggredito tre donne nordafricane, poi cinque nigeriani e anche due agenti di polizia, per un totale di dieci persone. Infine, durante la perquisizione, è stato trovato in possesso di quaranta grammi di hashish. Ciò nonostante, il Tribunale di Monza, pur avendolo o condannato per direttissima a un anno di reclusione, gli ha sospeso la pena, concedendogli tutte le attenuanti generiche. Perché? Perché il violento nigeriano è un richiedente asilo. Insomma, i giudici parlano di "precarie condizioni di vita in quanto in attesa del riconoscimento dell'asilo politico" e quindi gli sospendono la pena. Già, proprio così: lo status di rifugiato gli ha evitato di scontare i dodici mesi della condanna in cella. E fa niente se è pure recidivo: l'extracomunitario 29enne in questione, infatti, ha pure precedenti per rapina, aggressione a pubblico ufficiale e violenza sessuale. Una decisione, questa delle toghe monzesi, che ha fatto sbottare, prima, il sindacato di polizia Siap (che si è detto basito per la sentenza) e, poi, Matteo Salvini.

Il ministro dell'Interno ha infatti commentato la vicenda su Twitter con un laconico quanto amaro "Se questa è giustizia… Io sto con le forze dell'ordine". Forze dell'ordine che hanno fermato l'africano nella notte di venerdì a Sesto San Giovanni, dopo che aveva dato in escandescenza e ferito al volto una donna con una bottiglia di vetro. Dunque la colluttazione con i poliziotti e il ritrovamento del quantitativo di droga, della quale è spacciatore.

Ma tutto questo, come detto, non è bastato alle toghe per incarcerarlo. E non è neanche la prima volta che capita un caso simile, anzi.

I precedenti

Eclatante – e frustrante per le forze di polizia – è stato il caso dell'agosto 2018, quando il Tribunale di Milano ha scarcerato un immigrato del Gambia spacciatore e con precedenti penali perché proprio la vendita dalla droga era la sua unica fonte di sostentamento. Insomma, i magistrati rimisero in libertà il pusher perché proprio con lo spaccio si manteneva. Un paradosso che è fulgido esempio di uno dei tanti-troppo cortocircuiti della giustizia italiana e che anche in quel caso il ministro dell’Interno criticò aspramente: "Roba da matti. Un immigrato del Gambia, con precedenti penali, beccato a spacciare morte, è stato scarcerato perché per i giudici del tribunale di Milano: 'Vendere droga è la sua sola fonte di sostentamento'. Poverino... Nell’Italia che ho in mente io chi sbaglia deve pagare, fino all’ultimo giorno! E se sei un richiedente asilo, torni direttamente da dove sei venuto. Chiedo troppo?".

Sempre lo scorso agosto un 28enne del Burkina Faso, con regolare permesso di soggiorno e con precedenti, aggredì l'autista di un autobus del trasporto pubblico a Pordenone, accoltellando anche un carabiniere intervenuto per sedare la rissa. "Ma per qualche buonista questo sarà senz'altro un reato lieve...#tolleranzazero", l'allore commento alla vicenda del titolare del Viminale. L'immigrato era stato fermato e processato un mese prima, patteggiando una condanna a 9 mesi e venendo però subito liberato.

Infine, impossibile non citare "Madame Furto", la ladra rom Vasvija Husic, liberata e riarrestata per l'ennesima volta in dodici anni perché madre di undici bambini. Una borseggiatrice seriale di 33 anni attivissima nelle metro di Roma che ha accumulato condanne su condanne per 25 anni di carcere, mai scontati perché costantemente incinta. Ed è proprio la gravidanza – o meglio, le gravidanze una in fila all'altra – lo stratagemma adottato da diverse malviventi rom per farla franca. Giusto qualche settimane fa "Madame Furto" era stata nuovamente arrestata e liberata, perché in stato interessante, facendo sbottare così il leader del Carroccio: "Questa maledetta ladra in carcere per trent’anni, messa in condizione di non avere più figli, e i suoi poveri bimbi dati in adozione a famiglie perbene.

Punto".

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