Il caos in Libia non accenna a fermarsi. E la comunità internazionale si è spaccata completamente, con l’ennesimo fallimento non solo della strategia di alcune superpotenze ma anche delle stesse alleanze internazionali, in primis Onu e Nato, che hanno palesato tutta l’incapacità di gestire l’escalation che è ormai diventata un bagno di sangue. Il mondo aveva (in teoria) scelto Fayez al Sarraj quale interlocutore unico del conflitto. È lui il leader dell’unico governo riconosciuto, quello di Tripoli. Ed è lui che, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere a capo di un possibile governo di transizione con le potenze estere a fare da sponsor.

Il problema è che alla teoria si è affiancata la pratica. Ed è una pratica che ha mostrato come le potenze non si siano affatto messe a disposizione della comunità interazionale né delle Nazioni Unite. Anzi, tutte hanno perseguito il proprio scopo, dalle potenze regionali nordafricane e mediorientali a quelle europee. Fino ovviamente alle superpotenze come Russia e Stati Uniti.

Per l’Italia, che ovviamente vive la crisi in Libia come vittima diretta della crisi in quanto prima frontiera dia per quanto riguarda l’ondata migratoria sia per i rischi sulla sicurezza energetica e di intelligence, il fatto che le potenze si stiano confrontando nel Paese nordafricano non può essere considerato un punto secondario nella nostra agenda. E il fatto che le Nazioni Unite stiano tentennando nonostante sia stato proprio il governo italiano a sostenere il piano dell’inviato Ghassan Salamè in Libia, non è un punto a favore della nostra strategia. Anzi, è assolutamente vero il contrario: è proprio dall’incapacità dell’Onu di prendere posizione nettamente a favore di Sarraj (unico leader riconosciuto) e contro Khalifa Haftar (che di fatto ha deciso di assediare Tripoli come estremo gesto di sfida per la leadership libica) che scaturiscono alcune pericolose conseguenze per il nostro Paese. La prima, appunto, è che il nostro interlocutore privilegiato si sia indebolito in maniera sensibile. La seconda, invece, è che l’indebolimento di Tripoli comporti comunque un riconoscimento dell’altro attore, Haftar, con un rafforzamento delle posizioni dei suoi sponsor: Francia in primis.

L’assenza dell’Onu è pericolosa e il silenzio è assordante. E rischia di essere un continuo assist nei confronti della strategia francese che, come sostenuto anche da La Verità, non ha ricevuto certo una condanna netta: nemmeno dopo il ritrovamento dei missili francesi nel quartier generale dell’avanzata delle forze di Haftar su Tripoli. Non si tratta di una mancanza qualsiasi. Dal momento che il generale della Cirenaica è avanzato sulla capitale di un Paese bombardamento anche su obiettivi civili e centri migranti (vedi Tajoura) nonché su obiettivi vicini ai nostri pozzi e alle condotte che portano il gas in Italia, il fatto che questi avessero missili francesi – come confermato anche da Parigi – non siano stati praticamente “visit” dall’Onu neanche dopo l’inchiesta del New York Times è uhn fatto allarmante. Se a a questo si aggiunge che Salamè continua a sostenere un piano di pacificazione a cui ogni volta segue l’avanzata delle truppe haftariane, il rischio che ci sia qualcosa di inutile, se non losco, dietro le mosse dell’Onu, non è da sottovalutare.

Intanto, le mosse dell’inviato Onu non fanno che irritare proprio Tripoli. Salamè ha accusato il governo di Serraj durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu per usare l’aeroporto civile di Mitiga per scopi militari. E nello stesso discorso, Salamè ha anche fatto apertamente menzione di infiltrazioni terroristiche nelle forze a sostengo del governo. Parole che hanno trovato la ferma risposta del colonnello Bashir, capo di Stato maggiore del governo di accordo nazionale, che in una nota ha sfidato l’Onu esortando a “fornire un elenco degli estremisti che combattono nei ranghi delle forze del Gna”. Nel frattempo, le truppe del generale continuano l’avanzata. E anche se Haftar appare sempre più debole il rischio di un’escalation è sempre presente. E mentre la strategia italiana rischia di essere colpita sensibilmente, quella francese ottiene un altro risultato: il caos.