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I cinque nemici di Salvini che vogliono frenare la corsa al voto

Grillo, Renzi, Mattarella, l'Unione Europea e il Vaticano. Ecco chi e perché non vuole le urne e, quindi, che Matteo Salvini salga a Palazzo Chigi

I cinque nemici di Salvini che vogliono frenare la corsa al voto

Riduzione del numero dei parlamentari, aumento dell’Iva e finanziaria. Il cosiddetto “partito del non voto” ha già messo sul tavolo tutti gli alibi migliori per posticipare il più possibile il ritorno alle urne. Ma chi sono i protagonisti in campo da cui si deve guardare Matteo Salvini?

L'apertura di Beppe Grillo al Pd

I primi due sono usciti allo scoperto nel giro di 48 ore e si chiamano Beppe Grillo e Matteo Renzi, una coppia davvero improbabile. Il primo ha dato via libera ai vertici del Movimento di impedire a ogni costo il voto. "C'è Matteo Salvini che immagina il Movimento come qualcosa che vive solo grazie a lui! Ma siamo diventati scemi? Altro che elezioni, salviamo il paese dal restyling in grigioverde dell’establishment, che lo sta avvolgendo!", ha scritto ieri il fondatore del M5S dal suo “santo blog” dove ha avuto inizio l’avventura dei pentastellati. Dopo il sì alla Tav (che arriva dopo il sì al Tap e all’Ilva) il rischio che il Movimento scenda sotto il 10% è sempre più alto. O di sicuro, dopo il voto, il M5S si ritroverebbe a passare dal primo al terzo partito, decretando così ufficialmente la sua ininfluenza in Parlamento.

Le mosse di Matteo Renzi

Il secondo attore in campo, Matteo Renzi, è venuto allo scoperto oggi con un’intervista al Corriere della Sera nella quale, dopo le smentite di rito dei giorni scorsi, ha lancitato l’idea del “governo istituzionale”. Un esecutivo “che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari, che eviti l'aumento dell'Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni”. I motivi di una tale e repentina giravolta dell’ex premier che ha sempre accusato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, di voler “inciuciare” con i grillini sono abbastanza noti e chiari. Che in Renzi la tentazione di lasciare il Pd per dar vita a un partito di “ispirazione macroniana” è cosa arcinota. Ma quel che è rimasto fuori dai radar degli osservatori politici è la nascita di circa mille “comitati di azione civica” che, ufficialmente, vengono presentanti come una normale iniziativa d’opposizione di un importante esponente del Pd. In realtà basta visitare il sito per capire che sono l’embrione di un nuovo partito: “I Comitati Azione Civile sono un movimento dal basso: mettono assieme persone che hanno voglia di agire, di dimostrare che un'altra strada è possibile contro questo governo”. Nella testa di Renzi, probabilmente, c’era la volontà di inaugurare questo movimento con la prossima Leopolda ma la mossa di Salvini lo ha costretto a cambiare tattica.

Che fare, dunque? Prima di tutto impedire le elezioni in autunno. Come? Ergendosi come leader del fronte “tutti contro Salvini” facendo leva sulla presa che Renzi ha ancora sui parlamentari Pd. Secondo il Corriere della Sera, l’ex premier controlla ancora 35-40 senatori (su 51) e 60-65 deputati (su 111). Gli attuali gruppi parlamentari sono, infatti, espressione della seconda segreteria renziana e, pertanto, andare a elezioni vorrebbe dire lasciare all’attuale segretario la possibilità di “epurare” i fedelissimi dell’ex premier. Luca Lotti, già autosospeso dal partito, sarebbe il primo della lista e Maria Elena Boschi, considerata la principale causa della debaclé elettorale di un anno fa, sarebbe la seconda. Oltre ai renziani poco desiderosi di abbandonare le loro poltrone, in Parlamento c’è anche una nutrita pattuglia, soprattutto tra le file del M5S, di parlamentari che sono alla loro prima esperienza e che, sondaggi alla mano, difficilmente verrebbero rieletti. Sono, perciò, prontissimi ad allearsi anche col Pd.

Mattarella, Ue e Vaticano: tutti contro Salvini

Il terzo “nemico” di Salvini è senza dubbio Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, per ora, è rimasto silente anche se, in vario modo, ha lasciato intendere che, in caso di voto anticipato, non vi può essere un esecutivo con Matteo Salvini al Viminale. La “macchina elettorale” non può guidarla chi ha causato la crisi, è il ragionamento. Ma non solo. Nei mesi che hanno preceduto la nascita del governo Conte, il leader della Lega ha ripetuto più volte di non aver preteso che Mattarella gli affidasse l’incarico di formare un governo perché, senza i numeri sufficienti in Parlamento, non glielo avrebbe dato. Il Presidente della Repubblica, all’epoca, fece delle consultazioni a oltranza pur di non far ripiombare il Paese al voto. Figuriamoci se, ora, con la finanziaria da presentare nel giro di pochissimi mesi e, con all’orizzonte la possibilità di un governo Pd-M5S, decreta la fine anticipata della legislatura?

Gli ultimi due antagonisti di Salvini sono “esterni”: l’Unione Europea e il Vaticano. Entrambi vedono come fumo negli occhi la possibilità la vittoria di un sovranista come Salvini che, pur di attuare la flat tax, è pronto allo scontro totale con Bruxelles, lasciando sul campo anche l’ipotesi di un’uscita dell’Italia dell’euro. In una recente intervista a La Stampa il Papa, dopo aver ribadito le sue posizioni pro-migranti, si è scagliato contro il sovranismo, definito come "un'esagerazione che finisce male sempre" e che "porta alle guerre".

Insomma, Salvini è accerchiato da più fronti e, per lui, ottenere le elezioni anticipate, ogni giorno che passa, è sempre più difficile.

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