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Economia, Ue, immigrazione, Tav: tutte le differenze tra Pd e M5S

La trattativa tra Pd e Movimento 5 Stelle è ufficialmente iniziata, ma rischia di naufragare a causa delle idee molto diverse in materia di economia, politica estera, immigrazione e grandi opere. Fino ai vaccini

Economia, Ue, immigrazione, Tav: tutte le differenze tra Pd e M5S

Dopo la caduta del governo, la trattativa tra Pd e Movimento 5 Stelle è partita. Nonostante le buone intenzioni, però, al momento le parti restano distanti. Lo dimostrano le tre condizioni dettate da Zingaretti e le 10 da Di Maio. La mediazione in atto non è solo sulla legge taglia poltrone (misura-bandiera pentastellata a cui il segretario Pd, "imbeccato" da Gentiloni come svelato da Renzi, chiede di rinunciare). Ma su macro-questioni che riguardano politica, economia e molto altro, come ben sintetizzato da Il Post.

Uno dei temi più divisivi riguarda l'immigrazione. Il Pd vuole subito cancellare i due decreti sicurezza del governo Conte, voluti dalla Lega ma votati anche dal Movimento 5 Stelle. Che, nei 14 mesi di alleanza con Matteo Salvini, ha provato a fargli concorrenza nell'opporsi agli sbarchi delle navi ong, definite più volte da Di Maio "taxi per migranti". Il Pd, con l'elezione di Zingaretti a segretario, ha abbandonato la linea Minniti e vuole cancellare le ultime misure anti-immigrazione. Ci sarà l'apertura dei 5 Stelle?

La distanza con il Pd è ancora più evidente sul fronte della politica estera. I dem sono convintamente atlantisti ed europeisti, mentre il Movimento non ha mai nascosto di non gradire l'appartenenza alla Nato e all'Unione europea. A proposito di Europa, è vero che i 5 Stelle hanno appena votato Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Ma fino all'altro ieri non nascondevano il loro euroscetticismo, arrivando a proporre l'idea di un referendum per l'uscita dall'Unione. Senza contare che il Pd sta con gli Usa, mentre nell'ultimo anno i pentastellati hanno strizzato l'occhio a Cina, Russia e al regime venezuelano di Maduro.

Veniamo all'economia. Nella campagna elettorale prima delle Politiche 2018, Pd e 5 Stelle si sono scontrati sul Jobs Act, con Di Maio a proporre la sua abrogazione e il ripristino dell'articolo 18. Più in generale, il Movimento si è schierato contro il processo di flessibilizzazione del lavoro attuato dal governo Renzi, contrastandolo con il decreto Dignità che, tra le altre cose, ha ridotto alle imprese la possibilità di fare ricorso a contratti a tempo determinato. Poi c'è il reddito di cittadinanza, più volte criticato dal Pd che invece, con Gentiloni premier, aveva introdotto il reddito di inclusione. In teoria, non sarebbe impossibile trovare una mediazione.

Cosa praticamente impossibile sulle grandi opere. Il governo Conte è caduto sulla Tav. Oltre a Leu, l'unica forza politica rappresentata in Parlamento a non volere l'alta velocità è proprio il Movimento 5 Stelle. Che in questi mesi, tramite il ministro Toninelli, ha bloccato molte infrastrutture strategiche. L'ultima in ordine di tempo la cosiddetta Gronda, l'autostrada a nord di Genova bocciata dall'analisi costi-benefici del Mit. Il Pd del capoluogo ligure ha chiesto a Zingaretti di inserire la Gronda nell'accordo di governo con i 5 Stelle. Toninelli ha detto che l'opera si farà, ma non si sa se alla fine i pentastellati cederanno.

Un compromesso, invece, è possibile sulla riforma Fraccaro. Si tratta della legge taglia poltrone proposta dal Movimento 5 Stelle e avversata dal Pd. Tuttavia, dopo la chiusura iniziale di Zingaretti, la riduzione dei parlamentari potrebbe rientrare in un progetto più ampio di riforma delle istituzioni. Per il vicepresidente del Senato, Ettore Rosato, il taglio degli onorevoli andrebbe affiancato da una riforma del bicameralismo perfetto (già bocciata però nel referendum del 4 marzo 2016, mentre l'altro dem Matteo Orfini apre alla riduzione dei parlamentari suggerendo di rivedere il sistema elettorale con "un impianto in senso proporzionale".

Infine la questione vaccini, su cui negli ultimi anni si è consumato uno scontro durissimo tra Pd e 5 Stelle. La legge Lorenzin, approvata dal governo Gentiloni, ha introdotto l'obbligo di 10 vaccinazioni per i bimbi e i ragazzi under 16. Troppi per il Movimento, che avrebbe voluto cambiare la legge. Ma non ha centrato l'obiettivo.

Di certo non riuscirebbe a farlo con il Pd.

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