Letteratura

Adele, l'imprenditrice della carità

Giovanni Santambrogio dedica un volume alla milanese Bonolis, dichiarata Venerabile dal Papa. Fondò una serie di "Case" per le donne fragili e in situazioni di difficoltà

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Essere di ispirazione è uno degli obiettivi contemporanei più ricercati: diventare un modello per i propri pari o addirittura per le future generazioni e incarnare i valori che presenti e posteri combatterebbero per difendere è diventato un mantra che spesso però si fonda su tattiche inconsistenti o addirittura controproducenti. La ricerca di questi modelli si fa perciò vana oppure ci si adatta ad accogliere come «ispirazionali» figure di mediocri qualità umane, quando non di facciata. Ben lontano dal fare dei propri valori una filosofia vuota o funzionale, bensì semplice ed eroica nelle virtù e sempre in ascolto nelle scelte e nelle opere, Adele Bonolis dichiarata Venerabile da Papa Francesco il 21 gennaio 2021 è un caso di esistenza esemplare che ben soddisfa la ricerca di un paradigma oggi, come dimostra il volume che Giovanni Santambrogio le ha appena dedicato, dal titolo L'impresa della carità (San Paolo, pagg. 176, euro 14).

Santambrogio, giornalista e scrittore, già responsabile del supplemento culturale del Sole24Ore, è anche autore di altri volumi legati alla spiritualità e alla divulgazione cattolica, come Ogni minuto è di Dio (Itaca edizioni), biografia, dedicata ad Antonio Sarcina, primario di chirurgia vascolare a Brescia e I volti della misericordia nell'arte, commento per immagini al concetto evangelico. In questa biografia di Adele Bonolis presenta in modo fluido e semplice, ma al contempo intenso e partecipato, «Una donna esemplare e la storia delle quattro Case da lei fondate, opere di carità tuttora attive» e offre «una testimonianza dello stretto rapporto tra la fede e le domande nate dalle povertà umane», ben spiegando come la Bonolis abbia anticipato i tempi, guardando ai temi «della prostituzione, delle carceri, del disagio psichico», come sottolinea Massimo Camisasca nella sua prefazione al volume.

Milanese, nata il 14 agosto 1909 in una famiglia credente ma non praticante, tanto che saranno proprio i suoi a stupirsi per primi del suo precocissimo zelo spirituale, battezzata nella Basilica di Sant'Ambrogio, la Bonolis si «impegna» da subito con un entusiasmo fuori dell'ordinario, alle Orsoline di via Lanzone e nella Gioventù Femminile dell'Azione Cattolica presso la parrocchia di Sant'Ambrogio. Dopo il diploma magistrale consegue la maturità classica e poi si laurea presso la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. A nutrire e completare l'impegno di Adele sarà un incontro speciale, che segnerà la sua intera esistenza, quello con Giuseppina Achilli: la incontra per la prima volta nel 1932 in occasione di un corso di esercizi per la gioventù femminile di Azione Cattolica a Rovagnate e diviene per lei subito la «mammina», come la definiva in molte lettere, a cui voler bene, ma anche un polo di attrazione spirituale irresistibile. Grazie alla comune fede e all'amicizia che le legò nacquero molte delle imprese della Bonolis.

Nel 1947 Adele inizia l'attività di educatrice con la direzione di una colonia estiva per ragazzi a rischio, punto di partenza per costituire una casa per ragazzi a Castel di Vezio. Ma saranno gli anni Cinquanta, in cui si prepara la legge Merlin per l'abolizione delle case chiuse, a vedere Adele impegnata nell'apertura a Onno di un centro di accoglienza, la Casa di Orientamento Femminile «Maria Assunta», benedetta in questo da un'udienza con il cardinal Schuster, altra figura cardine del suo impegno cristiano, che nell'incoraggiare Bonolis e Achilli suggerisce loro di «Non fare il passo più lungo della gamba». Seguiranno Casa Maria delle Grazie a Cibrone, Villa Salus a Lenno, entrambe per donne in condizione di fragilità, e Casa San Paolo a Vedano al Lambro, oggi parte di Fondazione Adele Bonolis: «Mi preme sottolineare che non si tratta di Istituto, ma si tratta di Casa» affermava Adele. «Sia per la struttura, sia per la regola, la norma, sia per l'atmosfera, il clima che vige in questa Casa».

Ancora, Adele insegnerà religione al Berchet a Milano fino agli anni Sessanta: «Gli studenti del Ginnasio la seguono, nessuno si esonera dall'ora di Religione, regna un silenzio carico di attenzione quando parla», racconta Santambrogio. Nel dicembre 1976 la Bonolis si ammala di tumore, eppure continua l'attività nelle sue strutture. Ad assisterla proprio la Achilli, che le sarà vicino fino all'11 agosto del 1980, quando viene a mancare.

Donna di grande fede, ma al contempo di grande temperamento, intraprendente, dinamica, inarrestabile.

Questo è il ritratto della Bonolis che emerge da un testo che è in sé una piccola missione d'amore e che percorre, a partire da tre fotografie scelte per accompagnare il lettore nei singoli capitoli e presenti nell'inserto che correda il volume, un triplice sentiero, la vita, le opere, la fede, restituendoci un insegnamento che ispira ancora oggi perché vive non di consolazione o di morale, ma di spirito di iniziativa, sincerità, libertà, passione.

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