Controcultura

Gli album di Natale regalano emozioni. Dalla famiglia Bocelli fino a James Brown

Il digitale si prende una vacanza e lascia spazio ai dischi. Spiccano il jazz del trio di Vince Guaraldi e l'inarrivabile Eric Clapton

Gli album di Natale regalano emozioni. Dalla famiglia Bocelli fino a James Brown

Con buona pace delle piattaforme di streaming, i Christmas Album continuano felicemente a proliferare. La diffusione dell'ascolto di musica in digitale non sembra aver sottratto spazio a una consuetudine di lungo periodo del disco che rivisita canzoni natalizie, carol e grandi classici, e che nasce esplicitamente dall'occasione del regalo. Ora che il supporto fisico, vinile o Cd, ha uno spazio marginale rispetto al consumo sulle piattaforme, si pensa che i dischi legati alle festività siano destinati a uscire di scena. E invece è successo esattamente il contrario. Proprio le edizioni speciali, pensate per le ricorrenze, costituiscono la parte del mercato discografico diretta ancora a un pubblico esteso, mentre per il resto dell'anno la musica incisa sopravvive più che altro tra boomers e generazione X, snobbata dai millenials. Però il Natale è trasversale per definizione, e artisti di provenienza eterogenea continuano a concedersi l'incursione in un repertorio in cui prevalgono le riletture di canzoni tradizionali e standard, anche se non manca chi scrive nuovi pezzi a tema.

Accanto all'immancabile Bocelli che nell'occasione schiera anche i figli Matteo e Virginia in A Family Christmas, e ai Backstreet Boys che in A Very Backstreet Christmas fanno la cosa più logica, ripescando Last Christmas degli Wham, ci sono esercizi indubbiamente più interessanti, come Santa Baby di Alicia Keys, la star dell'r&b che ha deciso di lasciare a piedi Spotify, uscendo in digitale solo su Apple Music (oltre a Cd e vinile). December Back 2 June è il singolo, che rende attuale lo stile di uno degli album di Natale più amati, quello dei Jackson 5, uscito per la Motown nel 1970.

Merry Christmas, Love di Joss Stone rivisita i classici in chiave orchestrale. Non è il caso di scomodare i nomi di Nat King Cole e Frank Sinatra, ma What Christmas Means to Me, rilettura di un brano di Stevie Wonder, con fiati e coro, ha il pregio di essere meno manierata di Bring on Christmas Day, che resta a metà tra suoni gaelici e Nashville.

Un'operazione per certi versi inattesa è quella di Alexia, già star della dance italiana che con My Xmas tenta un rilancio in chiave rock-blues, attingendo a brani di repertorio di Tom Petty, Brenda Lee e Darlen Love, per una scaletta che è pensata soprattutto per essere suonata dal vivo nei teatri, con più di un momento godibile.

E se Mariah Carey guadagna non meno di 2,5 milioni di dollari l'anno grazie agli ascolti di All I Want for Christmas is You, che sulle piattaforme di streaming totalizza un miliardo di ascolti ogni Natale, anche i vecchi 33 giri vendono continuativamente anno dopo anno. Il Christmas Album di Elvis, pubblicato per la prima volta nel 1957, e rieditato nel 1970, ha superato i venti milioni di copie.

Se pensate che Natale sia sinonimo di tradizione, sappiate che Irving Berlin, l'autore di White Christmas, andò su tutte le furie quando sentì la versione dissacrante del re del rock'n'roll. Presley oscilla tra la compostezza di O Little Town of Bethlehem, il rock scanzonato che spacca il minuto e mezzo di Santa Bring my Baby Back to Me e incursioni nel gospel da ragazzo del Sud, come in Take My Hand, Precious Lord. Ma l'album è ricordato soprattutto per Blue Christmas, con l'accompagnamento vocale dei Jordanaires.

È puro jazz West Coast, nonostante la prevalenza dell'immaginario Peanuts, A Charlie Brown Christmas, inciso dal trio di Vince Guaraldi nel 1965. Charles Schulz spiegava che i suoi personaggi sembravano camminare e saltellare esattamente al ritmo di queste musiche, diventate un classico americano della stagione invernale, segnate da un velo di malinconia e incanto, come in Skating.

Molto amato resta il pop orchestrale di A Christmas Gift For You From Phil Spector (1963), attraversato dalla saturazione dello spazio sonoro tipica del produttore dei Beach Boys. Brian Wilson riteneva questo disco il migliore di tutti i tempi, sulla scorta di Frosty the Snowman di Ronnie Spector, così come della scatenata Santa Claus Is Coming to Town delle Crystals. O di Sleight Ride delle Ronettes. In quel periodo la Philles Records aveva sotto contratto una serie di artisti di talento impareggiabile, e le tracce affidate a Darlene Love, a partire da A Marshmallow World, restano un'istantanea di quella stagione di ottimismo che impronta anche il Beach Boys Christmas Album (1964), con arrangiamenti lussureggianti, sempre un passo prima dalla leziosità, e passaggi jazzati di grande raffinatezza.

Christmas in the Heart (2009) resta nella produzione di Bob Dylan l'equivalente dei dipinti esposti al Maxxi: un divertissement e poco di più. Fuori formato è il monumentale box di cinque EP del cantautore Sufjan Stevens, molto celebrato in ambito indie, sul crinale degli autori che rivisitano il patrimonio folk. Song for Christmas (2006) resta più citato che ascoltato, ed è diventato oggetto di un culto sotterraneo anche a fronte di qualche versione un po' storta e sparagnina. Tante chitarre invece per A Weezer Christmas (2008), sei tracce che la band californiana ha inciso attingendo non senza ironia alle carol più scontate, rivestendole di dissacrante power-pop.

La palma del più spiazzante va a James Brown. Il suo Funky Christmas, del 1995, è di fatto una raccolta di tre lavori disseminati negli anni, dal 1966 al 1970, nella fase di ascesa della carriera del re del funk, che in questi solchi si sofferma su andature più consone a soul e r'n'b. Per compattezza si fa preferire alle numerose incursioni che Atlantic e Motown fecero nel genere, anche per il lento Merry Christmas Baby, riempipista perfetto per i post cenoni più languidi.

Nessun album di Natale ha però il fascino di Happy Xmas (2018) di Eric Clapton. Dove non c'è nulla da inventare, «Slowhand» non si batte. Tra arrangiamenti acustici e blues elettrici, tradizionali più o meno noti (alcuni riscoperti col gusto dell'autentico filologo), Clapton mette assieme tredici cover con stile impareggiabile.

E lo stile, almeno a Natale, è la sola cosa che conta.

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