Al galoppo

Dario Di Tocco, il presente (e futuro) del Galoppo italiano

Dopo allenatori, proprietari, manager e addetti ai lavori, abbiamo incontrato il fantino più promettente del circuito italiano, un ragazzo spontaneo, affabile e con tanta voglia di emergere. Dario Di Tocco, pisano, è il vincitore del 140° Derby italiano

Dario e Goldenas, il rientro al tondino
Dario e Goldenas, il rientro al tondino

Un’intervista vis a vis davanti ad una birra ghiacciata nello storico Bar La Borsa di Pisa. Dario si è raccontato con tranquillità e molta semplicità. Ad accoglierci il proprietario Massimo, un suo supertifoso, che con l’occasione si è fatto dedicare e autografare una gigantografia che ritrae il fantino pisano nella prima sua vittoria in una corsa di gruppo. Rimaniamo soli ed incominciano le domande per conoscere più da vicino, l’erede di Frankie Dettori.

Partiamo dall’ultima vittoria, alla settima corsa di Milano con la cavalla Riviera, allenata dalla Endo Botti galoppo e di proprietà della San Rossore team Aps…

"Un momento speciale perché mi permette di spaziare un po’ su tanti fronti, ancorché abbia solo 24 anni la mia esperienza come fantino è già a buoni livelli. Riviera era un anno che non vinceva, i suoi proprietari incominciavano ad essere preoccupati ma la vittoria sulla pista dritta di San Siro è stata pura gioia e una liberazione per tutti, sentirli urlare dal cavallo mi ha dato un’emozione fortissima e mi ha fatto tornare indietro nel tempo".

Interessante… continui sono molto curioso di ascoltarla...

"In carriera ho vinto la mia prima corsa di gruppo proprio con un cavallo della scuderia San Rossore Team, era l’8 novembre 2020 e con Fulminix abbiamo portato a casa il 'Premio Ribot, memorial Loreto Luciani'. Quando monto per loro mi sento sempre un po’ in debito e quando riesco a portare a casa la corsa sono doppiamente contento. È un bel gruppo, persone appassionate e competenti, oltremodo mi hanno dato fiducia sin da subito quando non ero nessuno. Autografare il quadro al proprietario di questo splendido bar ha un significato ancor più speciale perché mi fa capire quanto stia crescendo e consolidando. La foto ritrae proprio la vittoria con Fulminix".

Le domande saranno molte e per me non sarà semplice condensare... da una piccola ricerca si evince che non è figlio d’arte, come ha sviluppato questa professione?

"Sinceramente?".

Certamente sì.

"Ebbene, frequentavo l’istituto alberghiero Matteotti di Pisa, ma voglia di studiare non ce n’era… avevo però un’idea fissa, quella di diventare famoso e bravo in qualcosa, mi proposero di provare a fare il fantino, vista la mia enorme mole e la mia passione per il cavallo e così è incominciato tutto. Marco Gasparini, l’allenatore 're degli Handicap', mi ha forgiato e non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Ha pazientato, ha lottato contro le mie bizze… Poi ho spiccato il volo e adesso sono con Endo Botti e Cristiana Brivio, ho un contratto di prima monta e mi sto togliendo grandi soddisfazioni, Goldenas ne è la prova provata. Vincere il derby italiano a soli 24 anni è qualcosa che stento ancora a credere, poi però ci sono tutti quelli che mi cercano come lei, come Massimo e capisco che non è un sogno ma pura realtà".

Goldenas ha dimostrato di essere un buonissimo cavallo, non ha vinto ma il secondo posto nel Premio Milano dello scorso 18 giugno ha dato tanto spessore, che mi dice a riguardo?

"È un cavallo tardivo ma la scuderia Talenti-Cameli ci crede molto, anche loro hanno manifestato fiducia nei miei confronti e questo per un giovane professionista è molto importante. Dove arriverà Goldenas? Adesso posso dichiarare che non è lontano da Tempesti, poi i programmi non spettano a me, io posso continuare a montarlo con impegno, è un bellissimo purosangue".

di tocco e goldenas al prato
Dario e Goldenas al prato

I fantini hanno quasi sempre un manager e lei, da chi è seguito?

"Il primo, quello che mi ha fatto da secondo babbo, adesso non c’è più, Francesco Bruto, per molti di noi è stato più che un manager tanto che ogni anno gli dedichiamo una messa. Un grande uomo, un grande manager. Adesso mi segue Stefano Pugliese, sono contento del suo operato ma credo che la cosa sia reciproca...".

Un bellissimo sorriso esce dalla bocca di Dario ed io mi unisco alla sua felicità. È piacevole ascoltarlo e sentire la forza sprigionarsi dalle sue parole. Lo punzecchio…ed il rapporto con i colleghi?

"Siamo tutti dei professionisti, ognuno di noi ha il proprio carattere e questo sicuramente non aiuta a creare un gruppo di amici, tutti vogliamo vincere però in sala fantini cerchiamo di andare d’accordo perché lo spettacolo viene prima di tutto. Ho legato ovviamente con quelli più giovani. Con Gavino Sanna, Stefano Saiu, Andrea Fele, Maikol Arras facciamo squadra, ovviamente fuori dall’anello da corsa. Siccome si corre un po’ dappertutto e i trasferimenti costano, molto spesso ci spostiamo in gruppo, eppoi così si parla e si scherza ed il viaggio da casa ai vari ippodromi passa più velocemente".

Le mie personali statistiche, che sono un po’ diverse da quelle ufficiali, dimostrano la sua crescita costante e quest’anno si potrebbe arrivare davanti all’altro Dario, il mostro sacro del nostro galoppo, che sensazione prova dall'alto delle sue quasi 600 vittorie complessive?

"Dario Vargiu è un campione, essergli davanti è un onore e vorrei essergli davanti non solo al 30 giugno ma anche al 31 dicembre. Vincere il frustino d’oro coronerebbe una stagione indimenticabile. Non mi tirerò indietro anche perché quando non vinco sto male e a me piace star bene".


Mi prova a descrivere le sue emozioni pregara, in gara e post gara?

"Ogni corsa è uguale ma diversa, quando si affrontano le gare cosiddette 'normali' l’adrenalina corre ma riesco a tenerla sotto controllo, quando invece si sale di categoria qualche volta non riesco neanche a dormire. Corro per vincere e quando non succede, come le ho già detto, sto male, ci soffro… quindi sono obbligato a vincere. Ovviamente sto scherzando, anche se un filo di verità nelle mie parole c’è. Quando si aprono le gabbie, tutto si resetta, tutti i pensieri svaniscono, la rapidità di ragionamento legata all’istinto fanno la differenza, come del resto è giusto che sia. Si seguono gli ordini impartiti dall’allenatore, talvolta però non c’è la possibilità e allora la bravura è far bene ugualmente, talvolta ci si riesce talvolta no. La gioia di alzare la frusta al cielo è il coronamento del lavoro quotidiano, della fatica di alzarsi presto al mattino, di correre a 70 km/h in equilibrio su una bestia che pesa quasi 500 chili. Da fuori sembra tutto facile, in verità siamo noi che lo facciamo sembrare. Io e i miei colleghi siamo tutti fenomeni e chi non lo capisce non ci merita o segua un altro sport".

Credo che la sua descrizione possa esser sufficiente a capire la sua professione e la sua voglia di emergere. Avrei ancora due domande, posso?
"Certamente…".

Domenica 2 luglio si corre il Palio di Siena, lo correrebbe? E poi, i momenti che non è in sella come li riempie?
"Il Palio di Siena è una corsa bellissima, ma sono sincero, se mi proponessero di correrlo non lo farei. I fantini del Palio sono eroi e un po’ pazzi. Fare tre giri in quella piazza è roba che per adesso non mi appartiene, poi mai dire mai. Detto tutto ciò, tutta la manifestazione è un fiore all’occhiello per la Toscana, l’Italia e tutto il galoppo. In merito alla seconda, amo stare con la mia ragazza e andare a pescare. Domani mattina, infatti, mi alzerò presto ed andrò a Boccadarno, è bellissimo pescare all’alba. Io pesco con la canna e quando aggancio qualche orata vado a casa soddisfattissimo. Insomma, non ho grilli per la testa, ho le paure dei miei coetanei ma anche la forza per combatterle. Ho un talento naturale e provo a coltivarlo nei migliori dei modi, ovviamente parlo della pesca".

Ci facciamo una gran bella risata con questa frase. È chiaro che Dario potrà solo crescere, noi lo ringraziamo e lo "opzioniamo" per una prossima intervista nella speranza che dopo la vittoria di Gr3, poi in Gr2 arrivi quella in Gr1, non in Italia purtroppo. Lo aspettiamo sulle piste d’Oltralpe, convinti che la forte tradizione italiana dei fantini sia in ottime mani.

Ciao Dario, ti chiamo presto.

Dario Di Tocco e Marco Monaco
Dario Di Tocco e Marco Monaco

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