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Seabiscuit e Red Pollard: funzionare soltanto insieme

Un cavallo ormai messo al pascolo perché perdente, sgraziato e irascibile. Un ex pugile cieco da un occhio che si improvvisa fantino. Una storia di riscatto americana

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Scuotono tutti ritmicamente il capo, sconsolati. Dieci gare, dieci sconfitte. Con un ruolino di marcia talmente impietoso, non resta che metterlo al pascolo. Come potrebbe del resto quel cavallo fare le fortune di un qualche fantino? Tanto per cominciare non pare nemmeno un purosangue. Alto appena 1 metro 52 centimetri. Leve tozze, fattezze squadrate. Corre sgraziato e scomposto. Di sicuro è tutto meno che un campione. Lo chiamano "Seabiscuit" e, anche se ha soltanto cinque anni, lo stanno già mandando in pensione.

Anni Trenta. Le corse dei cavalli provano a fare da antidoto alla grande depressione americana. Il crollo dei mercati e l'indigenza dilagante necessitano di storie generatrici di distrazione e speranza. Solo che quel cavallo lì non sembra proprio in grado di scriverla. Nato nel 1933 a Lexington, nipote di un destriero formidabile, ha tutti i riflettori puntati sulla criniera. Eppure delude puntualmente. Gli addetti ai lavori lo descrivono come terribilmente pigro. Dorme decisamente troppo e mangia senza sosta. Tutto il contrario di quel che ci aspetterebbe da un fuoriclasse.

C'è però un nodo. Chi ci ha messo tempo e risorse non accetta che quell'investimento venga dilapidato. Il suo addestratore dell'epoca passa alle maniere forti. Lo frusta per costringerlo a rendere come vorrebbe. L'unico risultato che ottiene da quella pratica tribale è un cavallo ancora più irascibile. Adesso sì che non lo sella più nessuno.

Il destino dell'inattività non è tuttavia inciso nella pietra. Qualche anno dopo provano di nuovo a farlo correre, ma il risultato è sempre deprimente. Il proprietario, esasperato, decide di cederlo. Lo acquista Charles Howard, un uomo che ha un bisogno disperato di rimettere insieme i pezzi della sua esistenza. Ha perso un figlio. La moglie l'ha lasciato. Venderebbe macchine, ma si reinventa nel settore dell'equitazione. Touché.

Ammansire il recalcitrante Seabiscuit non è tuttavia impresa liscia. Per farlo, Howard lo affida alle cure del celebre addestratore Tom Smith, un tizio per nulla loquace, ma estremamente efficace. Smith predilige un approccio dolce. Vuole conquistare la fiducia del purosangue. La chiave è abbattere la soglia dello stress. Nel suo box infila un altro cavallo, una cagnolino e una scimmietta. E lo fa riposare quanto vuole. Ora però serve un fantino. Il guaio è che la lista dei disarcionati seguita ad essere affollata.

Fino a quando, un giorno, sulla porta della stalla compare un giovane e sottile irlandese. Si chiama John "Red" Pollard e in realtà, fino a lì, è sopravvissuto maldestramente facendo il pugile. Anche lui appartiene al ristretto club di quelli che provano a reinventarsi. Offre una zolletta di zucchero a Seabiscuit, che l'accetta e si fa accarezzare. Dicono che nessuno, prima, ci fosse riuscito. Ancora non lo sanno, ma quello è l'incipit di un sodalizio formidabile: due reietti in cerca di riscatto.

Pollard
Seabiscuit e Red Pollard

Eppure la prima gara assieme, sul circuito del Santa Anita, la perdono inspiegabilmente. Sono incredibilmente primi, per lo sconcerto degli allibratori, ma in prossimità del traguardo Pollard rallenta e si fa infilare. Staff furente. Accuse di combine. Il ragazzo irlandese è costretto a svelare un dettaglio per nulla secondario: è rimasto cieco da un occhio dopo un incontro di boxe. Non ha visto arrivare l'avversario. Non l'ha detto perché non l'avrebbero ingaggiato.

Dopo questo inciampo, però, i due vincono ogni gara possibile. E L'America riconosce in quella storia - i negletti che diventano trionfatori - una chance di riscatto generazionale. Se ce l'hanno fatta un immigrato spesso al tappeto e un cavallo pigro, può riuscirci chiunque. Pollard e seabiscuit vanno talmente più forte di tutti che, ad un certo punto, viene naturale lanciare una sfida a War Admiral, il cavallo più forte della costa orientale. Samuel Riddle, il suo proprietario, inzialmente li snobba: "Seabiscuit? Non corriamo contro un ronzino".

La pressione degli organizzatori però concretizza la sfida. Si corre nel mese di novembre del 1938. Quarantamila persone ad assistere dal vivo. Quaranta milioni collegate via radio. Pollard, che ha subito un grave incidente, lascia le redini e un consiglio al vice, George Woolf: "Non lanciarlo subito, fatti raggiungere. Odia essere superato". Vittoria clamorosa. Di almeno quattro lunghezze.

C'è ancora tempo per un ultimo giro di giostra con l'amato Pollard. Il 2 marzo 1940 la coppia si riforma al Santa Anita Handicap. Premio da 121mila dollari al vincitore. Seabiscuit polverizza tutti, per l'ultima volta. Si ferma per un problema alla zampa anteriore sinistra, procurando un dispiacere che si propaga per tutto il paese.

Ma ha avuto comunque il tempo di lasciare un messaggio deflagrante. Il destino lo puoi cambiare sempre.

A volte ti serve soltanto l'altra metà per riuscirci.

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