Politica

Anche l’«Unità» ammette: peccati gravi

Duro fondo del direttore Padellaro: «Uno scandalo la moltiplicazione dei posti»

Gabriele Villa

Non c’è che dire, se ne sono accorti anche loro. Se ne sono accorti anche all’Unità, solitamente così distratti, quando debbono resocontare sugli innocui disastri che combina la sinistra di belle speranze.
Sarà merito del segretario dei Ds, Piero Fassino e della sua proverbiale imparzialità che lo ha spinto a bacchettare compagni e compagne nella riunione del gran consiglio nazionale. Sarà per la favorevole congiuntura astrale che, per citare il calendario di Frate Indovino, «con la prossima luna piena porterà perturbazioni atlantiche favorite dalla correnti e dalle depressioni», fatto sta che anche Antonio Padellaro, prima firma del giornale fondato da Gramsci, è intervenuto con serenità sulla prima pagine del quotidiano per parlare di quel problemuccio degli sprechi di denaro pubblico, che si stanno perpetrando nelle regioni amministrate dal centrosinistra. Sotto un titolo di testata, «L’Unione non dia il cattivo esempio», che già indica, o meglio, suggerisce, la rotta di navigazione, si snoda, sulle pagine del quotidiano in edicola ieri, il fervorino del direttore. Che, dopo aver passato in rassegna alcuni degli elementi più significativi emersi dalla relazione di Fabio Mussi, Giorgio Napolitano e Cesare Salvi (fra le varie perle,ricordiamo la lievitazione da 12 a 16 degli assessori nel Lazio, e nella stessa regione, delle commissioni da 14 a 24, ma ci sarebbero anche i doppi incarichi,vedi i 30 consiglieri regionali di maggioranza in Calabria, che sono anche presidenti di commissione e quindi pagati pure per quella mansione) l’Unità, seguendo, con medesima partecipazione emotiva, le preoccupazioni espresse dal segretario dei Ds, al Consiglio nazionale, giunge ad una conclusione davvero sorprendente. Ammette pubblicamente che «chi nelle regioni dell’Unione non ha saputo resistere alla tentazione del potere ha commesso sicuramente peccato grave». Poi, però si affretta ad indicare la via della redenzione: «Lo scandalo della moltiplicazione delle poltrone può essere opportuno se sarà servito a ricordare al gruppo dirigente del centrosinistra che la competizione con la destra si gioca sui programmi alternativi...».
In ogni caso se qualcuno, anzi molti,anzi troppi nel centrosinistra hanno sbagliato, affondando le mani nella marmellata del potere il nocciolo del problema e quindi del peccato «è che il costo della politica - si legge ancora nel fondo di Padellaro - non può avere dimensioni inaccettabili tanto più in un momento di crisi economica e di difficoltà per i conti pubblici e per i bilanci familiari. È su questo punto, su questi argomenti che l’Unione non può dare il cattivo esempio».
Ora è tutto chiaro, a parte la comprensibile, inevitabile stoccatina al governo Berlusconi. Meno male che, dopo il fervorino arriva, anzi per la verità, a scanso di equivoci, arriva subito all’inizio del pezzo, anche lo spazio per l’assoluzione di reprobi e colpevoli: «...bisogna dare atto ai democratici di sinistra di aver saputo affrontare senza timidezza la questione della moltiplicazione degli incarichi, delle poltrone, degli emolumenti e delle auto blu nelle regioni da loro amministrate...».
Già, senza timidezza. Ne hanno parlato tutti, da Fassino, all’Unità. Una pubblica, coraggiosa ammissione di colpa che, per ora, ha lasciato tutto come prima. Per «evitare strumentalizzazioni politiche da parte della destra».

Adesso siamo più tranquilli, decisamente più tranquilli.

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