Politica

ARRUOLANO ANCHE I FANTASMI

Domani la sinistra scende in piazza contro il decreto salva liste. Nel mirino, tanto per cambiare, c’è Silvio Berlusconi. Sono euforici, da quelle parti. Stanno festeggiando il fatto che alle elezioni regionali di Roma correranno senza avversari per la nota espulsione della lista Pdl e che quindi hanno una piccola possibilità di farcela nonostante l’eredità lasciata da cinque anni di governo Marrazzo, quello dei trans, delle mazzette di euro sul tavolo, della coca e dei ricatti. Chissà se in piazza ci sarà anche lui a urlare che chi non rispetta le regole è persona immorale e quindi va punita. Chissà se ci sarà Penati, il loro candidato governatore in Lombardia che ha raccolto firme in modo non corretto ma che a differenza del suo rivale Formigoni non ha dovuto passare per questo sotto il giogo della giustizia. I campioni delle regole sono sicuri che domani daranno la spallata definitiva e per questo si presentano in grande spolvero. Ci saranno anche i fantasmi del passato, quella accozzaglia di comunisti, ex e post comunisti, verdi e arcobaleno che le ultime elezioni avevano spazzato via dalla scena politica. Rivedremo persino Diliberto e Ferrero, perché quando si corre senza avversari persino due come loro sentono odore di poltrone raggiungibili.
Insomma, la sinistra torna indietro di tre anni, all’Unione di Prodi, ammucchiata di tutto ciò che può essere scagliato contro il berlusconismo. Non importa se quel patto elettorale durò, ovviamente, solo un anno e mezzo. Poco conta che prima Veltroni e poi Bersani giurarono che mai più nella vita avrebbero ripetuto una simile idiozia. In politica bisogna fare di necessità virtù e oggi la necessità di Bersani è quella di sopravvivere a se stesso. L’idea che dal palco di domani Di Pietro e i redivivi comunisti ripetano gli insulti al Capo dello Stato, reo a loro dire di aver firmato il decreto del governo, lo terrorizza. Accetta il rischio perché valori e regole sono importanti, ma i voti degli alleati, pure quelli impresentabili, lo sono di più.
Il palco di domani sarà la fotografia di ciò che la sinistra ha in testa per battere il centrodestra. Una alleanza demo-verde-catto-comunista che condita in salsa giustizialista è l’unica a poter sperare di avere un voto in più. Non accadrà, ma se per caso succedesse sappiamo che cosa ci aspetta: uno stato di polizia rabbioso e rancoroso, con spiccata propensione ad aumentare le tasse, imbarcare clandestini e farci tornare indietro nel tempo sul fronte delle risorse energetiche. Non è partigianeria, lo dicono le storie personali e politiche di quei signori. Per cui prima di cambiare idea e farsi prendere dallo sconforto e dall’astensionismo pensiamoci bene. Una lista in ritardo e una firma dubbia hanno fatto arrabbiare molti elettori.

Berlusconi ha assicurato che sono state il frutto di una porcheria contro il Pdl. Ci crediamo, ma se anche non fosse esattamente così, alla luce di quel che vedremo domani qualsiasi dubbio su che fare nelle urne dovrebbe cadere.

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