Arte

Gli animali di Tosalli, natura allo stato puro

L’artista faceva nascere dal legno autentici ritratti delle più varie specie. Cogliendone il sentimento

Felice Tosalli - Cucciolo di leone
Felice Tosalli - Cucciolo di leone

Avessi mai pensato di portarne a casa tanti, di animali! Avessi convocato tutti quelli che i pittori hanno rappresentato, compagni all’uomo, nei loro dipinti: Pisanello, Bassano, Passerotti, Sofonisba Anguissola, Guercino, Cagnacci, Murillo, Rosa da Tivoli, Grechetto, il Doganiere, Fattori, Segantini, Ligabue. Non ne avrei raccolti come chiamandone uno solo che per loro è vissuto, animandoli, letteralmente, nel legno e nella ceramica, con una sensibilità senza confronti: Felice Tosalli (1883-1958). Vero: si può misurare con gli animalisti di vaglia Renato Brozzi, Sirio Tofanari,Guido Righetti, Alfredo Biagini e Duilio Cambellotti, diversamente fantasiosi e pertinenti al tema del mondo degli animali, con coerenza e protervia. Ma nessuno di loro piega una sola materia al suo sogno. Intaglia il legno, Tosalli, anzi lo carezza, oltre ogni magistero esperito da artisti francesi nella seconda metà del XIX secolo, da Georges Lacombe ad Aristide Maillol e Paul Gauguin. Ogni residuo artigianale è superato da un sentimento profondo del mondo animale, di cui Tosalli intende restituire la vita, non la forma.
E così come Tosalli ha sentito gli animali, un critico determinato, Alfonso Panzetta, ha capito lui: «L’animalismo di Tosalli è totalmente diverso, originale e unico, e non trova parallelismi, richiami o similitudini con la produzione di nessun altro scultore del genere sia in Francia sia in Europa, e tantomeno in Italia».
Ma l’apprezzamento stabile non è ancora la rivelazione di un vero artista che approda ora, come una definitiva scoperta, in un museo, mostrandoci poeticamente ciò che era esclusiva competenza degli studi naturalistici. Come si atteggia la Vecchia civetta delle nevi! Con quale smorfia! E come si accoccola, commovente come un bambino, il Cucciolo di volpe addormentato.
Ed è Panzetta a sottolineare la predilezione di Tosalli «per la raffigurazione dei cuccioli di tutte le specie, nazionali, europee o esotiche, e del rapporto della madre con i suoi cuccioli. Le sue cucciolate di tassi, di orsi marittimi o di volpi, le linci con i cuccioli in bocca o gli orsacchiotti che vanno alla conquista del mondo, i piccoli Fennec e le volpette addormentate, i leoncini e i piccoli leopardi, i piccoli di tasso, i camoscetti timidi e gli insicuri caprioli, i vitellini, le lontre, gli agnellini, i giovani lama, gli asinelli e i puledri di zebra, i caprioli, le antilopi, sia pur nel più assoluto rispetto del dato scientifico, sono veri ma non veristi, quindi privi di quell’affettazione che è propria della visione semplicemente naturalistica, quanto piuttosto il frutto di una calda e affettuosa ispirazione di base fortemente empatica».
Giocano, i cuccioli di tassi e di orsi marittimi, e giocano per noi.
Camminano impettiti, o stanno, involontariamente comici, Tucano, Gipeto, Fagiano, Tuffetto, Anatra, Pinguino, Edredone, che l’occhio di Tosalli amorevolmente accompagna dando loro affettuose movenze. Lo chiamano «realismo magico», in ordine a poetiche e tendenze realistiche trasfigurate in una dimensione assoluta e ideale; ma c’è qualcosa di concreto, di animato come se dentro quel legno si agitasse la vita, come se quegli animali fossero pronti a muoversi. E si muovono. Gli uccelli stanno. Ma piccoli orsi, i cuccioli di leoni, di leopardi, panda, lepri, criceti, linci, lontre, martore, scoiattoli, ermellini, tassi si agitano davanti a noi, come se Tosalli non potesse accettarne la trasformazione in oggetti, scegliendo tra tutti i materiali il più duttile, il meno rigido: il legno che invecchia e matura, respira e ha corpo ed epidermide. Fra tutti domina il Maki vari, accoccolato su una pianta, lemure minacciato nelle foreste primarie del Madagascar. Si compiace di sé l’Orso labiato, come lo scoiattolo. E di ognuno esistono puntuali disegni preparatori.
Tosalli amava degli animali la spontaneità imprevedibile delle attitudini contrapposta alla atteggiata pensosità degli umani, in cui tutto è interiorita, psiche. Gli animali sono physis. Se i precetti della morale sono frutto di un accordo tra gli uomini, attraverso cui viene fondata la società civile, la physis è al contrario necessaria, e conosce anch’essa una sua etica che il nomos calpesta e svilisce. Per Tosalli gli animali sono la perfezione che all’uomo è interdetta. E che l’animale aspiri all’uomo lo si vede nel gatto, troppo comune e troppo umano per ingannare Tosalli che raramente lo rappresenta rispetto ad animali più rari (se non nei sofisticatissimi disegni). Ed ecco, raro, il Gatto con gli stivali, pura delizia mozartiana: non è riapparso per la mostra, nella divertita interpretazione di Tosalli. Mentre, a metà strada fra i prediletti animali e l’uomo, Tosalli concepisce il Centauro, tema ricorrente nella storia dell’arte e che ha una rinnovata fortuna nel simbolismo e nello Jugendstil, da Arnold Böcklin a Franz von Stuck. Tosalli affronta il Centauro in alcuni lavori in legno negli anni Venti: dalla Centauretta, un cofanetto porta guanti e frustino da equitazione, alla Centaura in amore, al Centauro cucciolo, come un bimbo dal viso paffuto, che si regge sulle zampe da puledro stringendo al petto una tartaruga.
Spiega Panzetta che «le figure di Tosalli acquistano il loro specifico respiro e si inseriscono perfettamente nel clima artistico e culturale torinese che, se talvolta pare occhieggiare la Francia post-impressionista con pittori di paesaggio come Enrico Reycend (1855-1928) e affini, nei pittori “di figura” i modelli sono più spesso belgi e svizzeri, tra Fernand Khnopff (18581921), George Minne (1866-1941) e Ferdinand Hodler (1853-1918), o più generalmente mitteleuropei (...). I nomi di Agostino Bosia (1886-1962), Cesare Ferro (1880-1934), Oreste Pizio (1879-1938), Mario Reviglione (1883-1965), ricorrono spesso nei documenti riguardanti Tosalli, a cui bisogna aggiungere Domenico Maria Durante (1879-1944), Domenico Buratti (1882- 1960), ma anche il primo Felice Carena (1879-1966), intimo amico e compagno di Accademia della moglie Pia Galli (1879-1968), e il primo Felice Casorati. Una generazione di artisti che, come Tosalli, si rapportava con modelli culturali di riferimento diversi da quelli impressionisti francesi, manifestando maggiori simpatie per il Simbolismo mitteleuropeo e soprattutto per le Secessioni tedesche, austriache, ma anche praghesi. Ma se tutto questo è evidente nell’ambito della cultura pittorica torinese (...), il fatto che non vi sia pari evidenza anche nella scultura (...) rende ancora più palese l’originalità e l’eccezionalità della scultura di Tosalli a Torino, che trasferisce nella tridimensione i riferimenti alla cultura pittorica secessionista europea.


Per ritrovare analogo atteggiamento culturale nella scultura italiana bisognerà uscire dal Piemonte per rivolgersi alla coeva produzione di Adolfo Wildt (1868-1931), Arrigo Minerbi (1881-1960) o Libero Andreotti (1875- 1933), solo per citarne alcuni».

Commenti