A regola d'arte

Iannaccone, l'arte per il terzo settore

L'avvocato collezionista inaugura la sua Fondazione: sosterrà i nuovi talenti e porterà le mostre anche negli ospedali e nelle carceri

Iannaccone, l'arte per il terzo settore

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La storia dell’arte è fatta di uomini: di coloro che l’arte che la praticano, ma anche di coloro che la promuovono e la collezionano dando una spinta insostituibile ai primi. Tra questi c’è il collezionista Giuseppe Iannaccone, di professione avvocato, conosciuto nel mondo dell’arte come uno dei maggiori appassionati di pittura italiana degli anni Trenta ma anche, da alcuni anni, mecenate dei nuovi talenti dell’arte d’oggi. Proprio in questi giorni, nel suo studio professionale costellato di capolavori, ha inaugurato la Fondazione che porta il suo nome; l’obbiettivo è non soltanto implementare la finalità culturale della sua opera, ma metterla anche a disposizione del terzo settore.

«L’intento della Fondazione - dice Iannaccone - sarà di sostegno ai giovani artisti attraverso attività di ricerca e esposizione; ma al contempo di trasmettere la straordinaria forza che l’arte può esprimere nel perseguimento di finalità sociali. Credo infatti nel potere terapeutico dell’arte e numerosi progetti in cantiere saranno rivolti al supporto dei gruppi più fragili e alla diffusione dell’arte come sostegno per ritrovare equilibri perduti. Dove? Ad esempio negli ospedali, ma anche nelle carceri». Nel direttivo della neonata Fondazione sono presenti Alessia Iannaccone, in qualità di Vicepresidente, Caterina Fatta, Claudio Guenzani, Tommaso Iannaccone, l’ex sindaco Letizia Moratti e Roberto Spada in qualità di membri del Consiglio di Amministrazione e Daniele Fenaroli in qualità di Direttore Generale e Direttore Artistico.

Il battesimo della Fondazione ha coinciso con una nuova puntata del progetto «In Pratica», termine tradizionalmente in uso negli studi legali, ma che in questo caso è riferita al «praticantato» dei giovani artisti selezionati da Iannaccone, che hanno l’indubbio privilegio di poter esporre temporaneamente tra i capolavori della sua collezione. Stavolta - dopo le presentazioni di Davide Monaldi, Luca De Leva, Andrea Romano, Beatrice Marchi e un collettivo di dieci giovani artisti albanesi - la palma ha toccato il giovane artista romano Pietro Moretti (figlio tra l’altro del celebre regista Nanni) indubbio talento della nuova pittura.

«Il falò dei gonfiabili», questo il titolo del gigantesco olio su tela che dà il nome alla mostra, è un excursus psicoanalitico nell’universo degli adolescenti, dove una pittura dai colori accesi e apparentemente giocosi indaga nell’inconscio oscuro degli adolescenti.

Tra olii e acquarelli, quella di Moretti è una pittura intensa e fortemente simbolica, ricca di poetici e quasi fiabeschi riferimenti; un universo, quello adolescenziale, costantemente in bilico tra gioia di vivere e attrazione per l’abisso.

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