Cronaca giudiziaria

Diritto di visita e risarcimenti: cosa succede se l'ex si porta via il cucciolo?

Affidamento e diritti di visita, la palla passa al giudice: i casi che fanno giurisprudenza

Diritto di visita e risarcimenti: cosa succede se l'ex si porta via il cucciolo

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Diritto di visita e risarcimenti: cosa succede se l'ex si porta via il cucciolo

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Cani e gatti sono ormai parte integrante della famiglia. E anche per questo motivo sono aumentate esponenzialmente le battaglie giudiziarie con al centro gli amici a quattro zampe. Quando una coppia si divide, sempre più spesso si pone il problema dell’animale domestico e tocca al giudice stabilire a chi debba essere affidato. Ma non solo: bisogna valutare se concedere o negare i diritti di visita all’ex coniuge e i potenziali danni alla salute per la perdita violenta della bestiola.

Le battaglie giudiziarie per cani e gatti

Soffermandosi sulle battaglie giudiziarie, è emerso un elemento con grande forza: è necessario dimostrare di essere il padrone esclusivo di cani e gatti. Come evidenziato dal Messaggero, lo scorso 30 giugno la Cassazione ha dato ragione a una donna che aveva chiesto di velocizzare il giudizio civile di reintegrazione del possesso dell’animale, affermando che l’ex compagno le aveva sottratto il cane appartenente a entrambi.

I giudici in un primo momento avevano congelato il processo in attesa della sentenza di una causa penale, con la donna parte civile come vittima di lesioni, scaturite da liti legate anche al possesso del cucciolo. Ebbene, per la Cassazione la richiesta di procedere in anticipo con la causa civile è legittima. “Nel giudizio possessorio la ricorrente mira a riottenere il possesso del cane, unitamente al risarcimento del danno non patrimoniale, corrispondente alla perdita violenta dell’animale”, spiega la sentenza.

Ma quella appena citata non è l’unica sentenza sul “dossier” cani e gatti. Lo scorso 24 marzo i giudici di Padova hanno sentenziato che l’affido del cane di una ormai ex coppia debba essere negato a chi dei due non sia in grado di certificare l’instaurazione di un legame affettivo con la bestiola. Nel caso specifico, una donna chiedeva lo status di comproprietaria del cane acquistato nel corso della relazione con l’ex. Se in primo grado i giudici avevano stabilito la proprietà del cane all’ex della donna ma disponendo i diritti di visita, appello e Cassazione avevano negato qualsivoglia frequentazione con l’amico a quattro zampe. Come già rimarcato, dimostrare di essere il padrone è una questione considerata dirimente: l’uomo aveva fornito numerosi documenti (dall’assicurazione alle ricevute per le prestazioni veterinarie), mentre la donna solo qualche foto.

Secondo i giudici, inoltre, la donna non era riuscita a dimostrare “l’instaurazione di un rapporto significativo tra la ricorrente e il cane, vista la breve relazione sentimentale (circa 4 mesi) che l’aveva legata al suo padrone”.

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