Quindi, oggi...

I morti che Raimo non mostra, studenti schifano il Pd e Forti: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'elenco dei poliziotti deceduti, i figli degli agenti bullizzati e il successo diplomatico del governo

I morti che Raimo non mostra, studenti schifano il Pd e Forti: quindi, oggi...

- Vi dovete accontentare di cinque brevi riflessioni, importanti anche se non esaustive della giornata che si è conclusa.

- Partiamo dalla fine, con l’annuncio di Giorgia Meloni: Chico Forti, condannato all’ergastolo in Florida, benché si sia sempre dichiarato innocente, tornerà in Italia dopo 24 anni di carcere. Dopo Patrick Zaki e i prigionieri liberati in Mali, il governo piazza un altro colpo diplomatico mica da niente. Chissà se domani qualcuno darà atto alla Farnesina, e all'esecutivo, di aver lavorato bene. Dubito.

- Ps: io per cantare vittoria, comunque, aspetterei lo sbarco a Ciampino.

- Segnalati 12 casi di bullismo contro i figli dei poliziotti a Pisa e Firenze. Prese in giro, provocazioni e offese hanno accolto al ritorno in classe alcuni studenti, solo perché figli di appartenenti alla Polizia di Stato. Si tratta di razzismo bello e buono, una notizia che se avesse coinvolto esponenti di una qualche altra minoranza avrebbe indignato tutta la stampa italiana e che, invece, riguardando le divise, ha quasi ignorato le denunce.

- I poliziotti in servizio a Pisa nei giorni degli scontri si sono auto-identificati. Mi aspetto che anche i violenti in piazza, un giorno, abbiano la stessa dignità di presentarsi in questura ad auto-denunciarsi.

- Domani è prevista un’altra manifestazione a Pisa, pro Palestina e contro le manganellate. Pare che stavolta gli organizzatori abbiano condiviso con le forze dell’ordine il percorso e si spera che tutto possa filare liscio. Avviso però ai naviganti, leggasi Giuseppe Conte e Elly Schlein che da giorni cavalcano il fattaccio e che si sono eretti a paladini degli studenti in piazza. Sappiate che vi schifano. Lo scrive “Cambiare Rotta Pisa”, il collettivo la cui bandiera era in prima linea durante gli scontri di una settimana fa. "Noi contrastiamo - si legge - tutti quei tentativi del centrosinistra e dei sindacati complici di assumere la protesta delle studentesse e degli studenti per portarla all’interno di un recinto che possono controllare. Proprio quelli che oggi cercano di cavalcare l’indignazione per le botte ricevute dagli studenti pisani a fini elettorali, sono gli stessi che hanno votato per l’invio di armi, che di fatto continuano a sostenere Israele, che non hanno ancora speso una parola in opposizione all’operazione militare Aspides dell’UE nel Mar Rosso contro gli houthi e che hanno manganellato e picchiato gli studenti che qualche anno fa sono scesi in piazza contro l’alternanza scuola-lavoro. Sono gli stessi che dopo trent’anni di politiche di macelleria sociale e col sostegno dei soliti sindacati complici (CGIL, CISL e UIL) ci hanno consegnato un mondo fatto di macerie e condannato le giovani generazioni ad una crisi di prospettive che oggi assume i contorni della guerra”. Non so se odiano più il Pd o FdI, ma poco ci manca.

- Ieri sera in diretta televisiva Christian Raimo ha srotolato un enorme cartellone per elencare gli "omicidi" commessi da carabinieri, polizia e penitenziaria dal 1948 ad oggi. Un manifesto contro gli agenti molto populista e poco accurato, non solo perché non tiene conto del contesto in cui sono avvenuti quei decessi e perché tende a fare di tutta l’erba un fascio, ma anche perché include nel novero degli “assassinati” anche Carlo Giuliani, morto durante il G7 di Genova mentre cercava di colpire un carabiniere con un estintore. Il militare, per dire, è stato assolto dalle accuse. C’è un elenco, però, che Raimo non ha avuto il buon cuore di portare a Formigli. Un insieme di storie, di sacrifici, di vite spezzate senza un perché. Come il caso di Pasquale Apicella, agente scelto di 37 anni, morto per sventare una rapina in banca speronato dall’auto dei banditi in fuga. Oppure Angelo Spadaro, deceduto a Catania nel 2019, mentre prestava soccorso in autostrada durante un incidente nel mezzo di un nubifragio. O ancora Francesco Alfredo Pischedda, caduto in un dirupo dopo la colluttazione con un fuggitivo a cui stava dando eroicamente la caccia. Non è facile mettere insieme un numero preciso perché non esiste un elenco ufficiale di tutti gli uomini in divisa, appartenenti ai diversi corpi, morti o feriti in servizio. Il ministero dell’Interno riporta una lista con tutte le “vittime del dovere”, sono più di 4mila, con i nomi dei servitori dello Stato che hanno riportato lesioni durante operazioni di soccorso o di contrasto alla criminalità. Per farsi un’idea più umana, però, a Raimo basterebbe collegarsi per 10 minuti al sacrario virtuale della polizia di Stato. Lì sono raccolti i nomi, le storie e le circostanze in cui i “poliziotti” - che l’intellettuale vorrebbe disarmare - hanno perso la vita. C’è anche la vicenda di Emanuele Petri che nel marzo del 2003 sale su un treno insieme a due colleghi per un normalissimo servizio di scorta ai passeggeri. Sul vagone i tre agenti notano due individui sospetti: alla richiesta di documenti, poi risultati falsi, i due malviventi rispondono puntando una pistola al collo di Petri. Ne nasce un conflitto a fuoco: il bandito ammazza Emanuele e cerca di uccidere anche i colleghi. Se non fossero stati armati, caro Raimo, non solo quei poliziotti sarebbero morti sul posto.

Ma non sarebbero riusciti ad arrestare due terroristi e a dare il via all’indagine che porterà allo smantellamento della Nuove Brigate Rosse.

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