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L'epidemia silenziosa: "Ogni giorno in Italia 5 persone contraggono l'Hiv"

Nel mondo 2,7 milioni di giovani convivono con l’Hiv. In Italia, nel 2021, sono stati registrati 1.770 casi. "Il problema sono le diagnosi tardive e la mancanza di prevenzione", spiega il presidente di Lila, Giusy Giupponi

L'epidemia silenziosa: "Ogni giorno in Italia 5 persone contraggono l'Hiv"

Nel 2021, circa 110mila bambini e adolescenti, in età compresa tra 0 e 19 anni, sono morti per cause collegate all'Aids. Inoltre, altri 310mila nuovi contagi hanno portato il numero totale di giovani che convivono con l'Hiv a 2,7 milioni. È quanto emerge dalle ultime stime globali dell'Unicef su bambini e Hiv-Aids, diffuse in vista della Giornata mondiale contro l'Aids che si celebra oggi, primo dicembre. "Ogni giorno che passa senza progressi, oltre 300 bambini e adolescenti perdono la loro battaglia contro l'Aids", ha dichiarato Anurita Bains, responsabile associato dell'Unicef per l'Hiv/Aids.

Stando a quanto si legge nell’ultimo report dell’Iss, nel 2021, in Italia sono stati segnalati 1.770 casi, con un’incidenza di tre nuove diagnosi ogni 100mila abitanti. "Pur registrando un'incidenza inferiore alla media europea, nel nostro Paese continuano a infettarsi quasi cinque persone al giorno" dichiara alla nostra redazione Giusy Giupponi, presidente della Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids).

Presidente Giupponi, partiamo dalle buone notizie. Da luglio 2022 è disponibile una nuova terapia per le persone con Hiv. Di cosa si tratta?

"Sì. Da luglio 2022 sono disponibili due farmaci antiretrovirali iniettabili, da usare in combinazione, con una nuova formulazione a lunga durata d’azione, ovvero, a rilascio graduale. Ciò significa che invece delle pillole quotidiane, i pazienti ricevono iniezioni intramuscolari ogni due mesi. Dal punto di vista clinico, si tratta di un traguardo importante perché indubbiamente migliora la qualità della vita della persona con Hiv che ha la possibilità di scegliere se usare la pillola quotidiana o la long acting"

I dati dell’Unaids sull’epidemia Hiv e Aids stimano che, nel mondo, 38,4 milioni di persone convivono con il virus dell’Hiv. Qual è la situazione in Italia?

"Ogni giorno, in Italia, quasi 5 persone contraggono il virus dell’Hiv. Nonostante i progressi fatti nel tempo, i numeri continuano ad essere allarmanti. Rispetto all’anno precedente, nel 2021 c’è stato un incremento delle nuove diagnosi: siamo passati da 1.303 casi a 1.770 casi in 12 mesi. Senza contare che anche il dato relativo ai decessi è rilevante: parliamo di circa 500 morti all'anno".

Come spiega questo incremento di casi?

"In parte, c’entra la pandemia Covid-19 che ha inibito l’accesso agli agli ospedali e, in modo particolare, ai test dell’Hiv. Ma il problema vero, reale, resta la mancanza di una campagna di sensibilizzazione capillare che incentivi alla conoscenza e prevenzione dell'infezione da Hiv".

Nel report dell’Iss si evidenzia anche la tardività delle diagnosi.

"I dati rilevati dall’Iss ci dicono che il 63,3% delle nuove diagnosi è arrivato con grave ritardo, quando cioè le persone erano già in Aids o prossime a questa condizione. Tra i 382 nuovi casi di Aids segnalati nel 2021, ben l’83% aveva scoperto di avere l’Hiv solo pochi mesi prima della diagnosi. Ciò accade perché, come dicevo poc’anzi, non vengono fatte campagne di prevenzione e poi perché c’è una percezione alterata, confusa del rischio".

Che intende dire?

"Molte persone che hanno rapporti sessuali non protetti non considerano l’eventualità di poter contrarre l’Hiv. Nonostante siano passati 40 anni dalla 'pandemia' Aids, così come fu definita agli esordi, si ritiene ancora che l’infezione interessi solo alcune ‘categorie’ di persone: omosessuali, prostitute e tossicodipendenti".

E invece?

"Non è così, può accadere a chiunque. Nell’ultimo anno, a ricevere le nuove diagnosi sono stati soprattutto eterosessuali, sia uomini che donne. A seguire ci sono gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini".

Quali sono le fasce di popolazione più esposte al rischio di contrarre il virus?

"Il rischio riguarda in modo trasversale tutte le fasce della popolazione. L’Hiv è legato aI rapporti sessuali non protetti con persone di cui non si conosce lo stato sierologico, non a determinate categorie di individui. Bisogna smentire alcune false credenze sulle possibilità di contagio".

Cioè?

"L'Hiv non si contrae né con un bacio né semplicemente toccando una persona con Hiv. Non c’è motivo di temere il contagio attraverso contatti quotidiani, sul lavoro o in altri contesti di socialità. Su questo aspetto dobbiamo ancora lavorare tanto".

Al riguardo, può chiarire quali sono le uniche modalità di trasmissione?

"Le uniche tre modalità di trasmissione del virus Hiv sono: sessuale, ematica e materno-fetale".

Ci sono stati dei casi di donne che hanno scoperto la sieropositività durante la gravidanza?

"Sì. Nell’ultimo anno, ci sono state 36 donne che hanno scoperto di avere l’Hiv durante il periodo di gestazione. Due di queste hanno dato alla luce bambini sieropositivi. Ed è inconcepibile che con gli strumenti di prevenzione di cui disponiamo oggi si verifichino ancora delle situazioni del genere. Basterebbe fare il test dell'Hiv prima del terzo mese per evitare che nascano bambini sieropositivi".

A proposito di prevenzione. In che modo un persona può tutelarsi?

"Il primo modo, quello più semplice, è l’utilizzo del condom durante i rapporti sessuali. Poi, per chi decida di avere rapporti sessuali non protetti, c’è la possibilità di sottoporsi a una Profilassi Pre-Esposizione, la cosiddetta PrEP. Infine, c’è anche una Profilassi Post Esposizione per coloro che ritengono di aver corso un rischio concreto di contrarre l’Hiv".

In cosa consiste la Profilassi Pre-Esposizione?

"La PrEP consiste nell’assunzione preventiva di farmaci antiretrovirali già da tempo utilizzati nel trattamento dell’Hiv. La terapia viene concordata con un infettivologo, dopo una serie di esami, e la persona viene sottoposta a un monitoraggio periodico. Ci sono due modalità di assunzione: continuativa o al bisogno. La prima modalità consiste nell’assunzione di una compressa al giorno, tutti i giorni, ed è indicata per le persone che fanno sesso frequentemente e senza programmazione. La seconda modalità, detta anche ‘on demand’, consiste invece nell’assunzione limitata nel tempo e circoscritta al periodo in cui si prevede di avere rapporti sessuali".

E invece, cos’è la Profilassi Post Esposizione?

"La Ppe (o Pep) è un trattamento di breve periodo con farmaci antiretrovirali che viene intrapreso immediatamente dopo l’esposizione al virus dell'Hiv, al fine di ridurre il rischio di infezione. La profilassi deve essere iniziata entro le 48 ore dal rapporto sessuale, in cui si sia rotto il profilattico, e ha la durata di 4 settimane, cui segue un nuovo test Hiv. La persona che ritiene di aver corso il rischio concreto di contrarre l’Hiv può recarsi in pronto soccorso".

L’Onu ha fissato l’obiettivo di azzerare i contagi da Hiv entro il 2030. Secondo lei, è un traguardo realizzabile?

"Ad oggi, le risponderei di no. Non perché manchino gli strumenti per poterlo fare ma bisogna incentivare la campagna di prevenzione. Soprattutto è necessario che le persone abbiano la possibilità di accedere gratuitamente e in forma anonima ai test per l’Hiv. Anche i condom dovrebbero essere gratuiti perché i costi sono proibiti per un giovane che, magari, ha solo 20 euro in tasca per uscire con gli amici. Abbiamo fatto sicuramente passi avanti rispetto agli anni ‘90 ma dobbiamo ancora lavorare tanto sia per ridare dignità alle persone con Hiv che, ancora oggi, subiscono discriminazioni, sia per arrivare ad azzerare i contagi. Certo è che noi di Lila continueremo a fare tutto il possibile affinché sempre meno persone debbano convivere con questo virus.

Ricordiamoci che l’Hiv è un problema di tutti giorni, non solo del primo dicembre".

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