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"Viva la Polizia! Viva l'Italia!" Il discorso celebrativo per il 171° anniversario

Pubblichiamo l'indirizzo di saluto e il discorso celebrativo del Questore di Milano Giuseppe Petronzi pronunciato in occasione del 171° Anniversario della fondazione della Polizia di Stato

"Viva la Polizia! Viva l'Italia!" Il discorso celebrativo per il 171° anniversario

Benvenuti al 171° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato che celebriamo alla presenza del Prefetto di Milano Renato Saccone, che saluto con profonda considerazione.
Un cordiale saluto al Sindaco Sala e al Presidente Fontana.
Ringrazio le Autorità civili, militari e religiose, le colleghe ed i colleghi, le rappresentanze sindacali, l’ANPS, le associazioni e chi ha accettato il nostro invito.
Ringrazio i Comandanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per la condivisione quotidiana al servizio della sicurezza di Milano.
Saluto il Comandante della Polizia Locale.
Ringrazio il Direttore Longhi ed il Presidente Carrubba per ospitarci in questo prestigioso Teatro.

L’esperienza non mi alleggerisce nel compito di riassumere 365 giorni di impegno della Polizia a Milano.
È arduo immaginare dati statistici efficaci per valutare l’intensità con cui le persone sono colpite dagli eventi. Questo è uno dei motivi per cui, non negando il valore dei dati stessi, li uso con prudenza quando si ragiona di sicurezza in termini generali.
E, in ogni caso, non ci saranno mai dati o statistiche tali da convincere della bontà del nostro impegno. Anzi, il vero equivoco sarebbe quello di voler essere persuasivi.

Non c’è infatti alcuna intenzione di omettere ciò che deve essere migliorato o le problematiche emergenti.
È il caso dei reati di natura predatoria in aumento: rapine a passanti, furti con strappo e con destrezza, spesso per refurtiva di modico valore.
Preoccupano i 400 reati a sfondo sessuale, che confermano un’insidiosa tendenza alla sopraffazione sulle donne. Ne sono riprova i 380 casi di stalking e più di 550 episodi di maltrattamenti avvenuti all’interno delle mura domestiche. Al dato negativo dei reati in crescita potrei contrapporre i dati relativi ai reati in diminuzione, come i furti e le rapine in abitazione o le truffe e frodi informatiche.
Potrei anche mettere sul piatto della bilancia l’importante azione di contrasto con 4.600 arresti e 16.700 denunce della Polizia di Stato a Milano e provincia. Dati in ulteriore, forte crescita rispetto allo scorso anno.
Quasi 13 arresti al giorno farebbero pensare ad un’azione repressiva autenticamente efficace.
Va però segnalato un alto tasso di recidiva, ovvero di persone arrestate più volte, spesso per la commissione dello stesso reato anche a distanza di pochi giorni.
O di persone denunciate a piede libero e poi arrestate per la commissione di reati più gravi.
Emblematico il caso dello straniero, fermato una decina di giorni fa qui a Milano per violenza sessuale ai danni di una giovanissima. Questi era già stato condannato ed aveva scontato la pena in carcere per rapina ed un’altra violenza. Dopo la scarcerazione, era stato nuovamente arrestato per resistenza nel luglio dell’anno scorso e rilasciato a novembre.

Una riflessione serena e di carattere sociologico andrebbe fatta a proposito del 73% del totale degli arrestati per rapine commesse sulla pubblica via rappresentato da stranieri. Per i furti con destrezza, la percentuale arriva al 95%.
Le indagini sulle rapine di orologi di lusso hanno evidenziato che diversi rapinatori, spesso provenienti da altre città, sono stati già arrestati e tornano puntualmente a commettere lo stesso reato.

Gli arresti non rappresentano l’unica nostra risposta a questo fenomeno. Penso al sequestro patrimoniale per un valore di 2.000.000 di euro, illecitamente accumulati da una persona con numerosi precedenti proprio per rapine di orologi di lusso commesse a Milano.
Importanti sono stati i risultati raggiunti nel contrasto alla criminalità organizzata.
Le indagini della Squadra Mobile hanno confermato la mutazione dell’approccio adottato dalle associazioni di stampo mafioso, specie di matrice calabrese e siciliana. Un approccio non più militare ma imprenditoriale, con il ricorso all’intestazione fittizia di beni e a false fatturazioni per riciclare e reimpiegare i proventi delle attività illecite, proiettate in una sorta di osmosi con i gangli più sensibili dell’apparato socio-economico.
Approfitto qui per ringraziare l’Autorità Giudiziaria che dirige sempre magistralmente tutte le nostre attività di polizia giudiziaria.

Ottime le performance della Divisione Anticrimine in materia di misure di prevenzione con 1400 tra divieti di accesso agli impianti sportivi, i divieti di accesso alle aree urbane o a locali pubblici o alle infrastrutture di trasporto o in materia di fogli di via.
In una logica di immediatezza ed efficacia, a Milano i provvedimenti di divieto di accesso agli impianti sportivi DASPO vengono emessi in tempo reale, nel corso delle partite, da un team che allontana immediatamente la persona insidiosa dallo stadio.

Questi ottimi risultati potrebbero indurre a pensare ad un bilanciamento tra i fatti reato commessi e l’azione di repressione verso i responsabili.
Ma il tema sicurezza sfugge a calcoli matematici.
Infatti, il dibattito è costantemente incentrato su una situazione di crisi, se non addirittura emergenziale che, dal mio osservatorio tecnico, registro rispettosamente, offrendomi però spunto per una ulteriore riflessione.
Sono consapevole che il Questore abbia ben poco da rifugiarsi in un qual dato positivo. Il dato per c.d. positivo non mitiga mai gli effetti del reato sulle vittime o le sensazioni che inducono il senso di preoccupazione collettiva.
Ciò che comprensibilmente interessa al cittadino non è tanto la cattura del responsabile ma il FATTO in sé e l’eventualità che possa essere lui stesso vittima del reato. Bisogna sfuggire all’illusione di una compensazione tra il crimine e le forze dell’ordine che reprimono.
Si aspira all’azzeramento dei reati, in quanto ciò che temiamo più intimamente è il FATTO in sé, su cui si soffermano le cronache criminali.
Poco mi avvince quindi la narrativa autocelebrativa della capacità della Polizia.
Allo stesso tempo, non trovo costruttive talune enfatizzazioni dei FATTI, realizzate senza un’accurata analisi.
In tal senso, mi vengono in soccorso i professori Galbiati e Goldstein che, sul Sole 24 Ore, sostenevano “poco di utile si produce quando la discussione si basa su aneddoti, immagini scioccanti e storie ripetute ad oltranza; che certamente sono semplici da raccontare e suscitano curiosità della audience”. Peraltro, gli eventi oggi si sviluppano rapidamente (a quella che amo definire “la velocità della vita”) e l’emotività rischia spesso di prevalere su una lucida valutazione della realtà.
La qualità fondamentale delle emozioni, la loro immediatezza, è anche ciò che rischia di renderle potenzialmente fuorvianti, condizionando i nostri comportamenti.
In questo, la veloce informazione veicolata da Internet - che ragiona più per immagini che per testi – è capace di influire enormemente sull’emotività.
Ma, da tecnico della sicurezza, nelle decisioni strategiche, sono talora costretto a “rallentare” per raccogliere i dati con cura e valutarli nella loro oggettività, per offrire le migliori e sostenibili risposte.

Inevitabilmente, in quest’ottica, finisce con l’assumere sempre più importanza la fase ideale della sicurezza che è la prevenzione: potrei lanciarmi in un’ azzardata analogia con l’ambito sanitario in cui la prevenzione della malattia è certamente da privilegiare alla cura della patologia conclamata.
Perciò le nostre migliori energie sono investite proprio nella prevenzione.
Le persone controllate dalla Polizia di Stato nella Città Metropolitana di Milano nel 2022 sono state quasi 1.437.000, circa 105.000 i veicoli controllati, un trend in costante aumento. Un imponente e silenzioso filtraggio che ci permette di intercettare in anticipo i fenomeni criminali e che sviluppa un’ importante funzione deterrente.
Una prevenzione efficace non può prescindere da una puntuale attività informativa. In tal senso, il prezioso lavoro della DIGOS ha consentito la preparazione e gestione adeguata delle più veementi espressioni delle realtà anarchiche tenendo costantemente monitorati tutti i rischi connessi al terrorismo.
Sempre nell’ambito dell’attività di prevenzione e contrasto del terrorismo e dell’eversione online, nell’ultimo anno la Polizia Postale ha monitorato più di 9.000 spazi virtuali, con un focus particolare sui Social.

Nonostante il grande impegno, rimane il FATTO a fronte del quale la Polizia non ha alternative a fare sempre di più e sempre meglio.
Ma mi permetto di osservare che l’azzeramento di ogni fatto reato appartiene ad una stimolante visione “ideale” che però non può declinare verso la serpeggiante esasperazione del dibattito che sembra mettere sullo stesso piano l’autore del reato con chi non lo ha impedito.
Mi tornano alla mente le parole di Jules Stewart in Storia della Polizia di NY “Se mai c’è stato un lavoro in cui qualsiasi cosa tu faccia è molto probabile che sia sbagliata, è quello dell’agente di polizia”.

Laddove la combinazione di prevenzione e repressione risulti incapiente, si registra una crescente richiesta di presidi fissi di polizia: stazioni, aree verdi, ospedali, mezzi di trasporto, scuole, quartieri, punti sensibili, etc.-
E tanto si sta facendo per incontrare anche queste esigenze.
Penso alla recente riapertura del posto di Polizia presso il Policlinico, presso il “Bassini” di Cinisello Balsamo e presso l’Ospedale Nuovo di Legnano e alla programmata riapertura al “Luigi Sacco”.
Sottolineo anche al lavoro delle pattuglie della Polmetro, dedicate alla sicurezza della nostra metropolitana e che rappresentano un unicum nazionale.
Il presidio fisso di Polizia rappresenta astrattamente la sublimazione del concetto di prevenzione, ma si devono fare i conti pure con le risorse. Ed è il caso di ricordare che la modalità prevalente di controllo del territorio non è quella di città presidiate dappertutto e H24, ma quello del pronto intervento nel luogo del bisogno.
E poi mi interrogo: la stabile presenza delle forze di polizia in tutti i luoghi del vivere civile rappresenta l’unica e sostenibile risposta a taluni problemi delle città? L’ipotesi che la Polizia debba essere stabilmente dappertutto solleva temi di portata più generale e multidisciplinare?

Per una sempre maggiore capillarità della presenza delle forze di polizia sul territorio, grazie alla concretezza del Prefetto Saccone, è stato aggiornato il Piano Coordinato del Controllo del Territorio che appunto disciplina la presenza delle pattuglie di pronto intervento in ambito cittadino.
Altra misura foriera di ricadute positive in termini di presenza sul territorio della Polizia di Stato è legata ai perimetri di competenza dei nostri preziosi Commissariati da rimodulare specularmente al territorio dei Municipi.

Tra i temi che continuano ad impegnarci, c’è quello dell’aumento della violenza tra i giovani. Uno specifico focus è stato acceso sul fenomeno della deriva delinquenziale dei rapper, che rischiava di tracimare profondamente nel tessuto sociale giovanile, con pericolose condotte emulative. I 17 arresti di esponenti del panorama musicale rap milanese e le numerose misure di prevenzione hanno inciso sul fenomeno.
Questo, è un dato di fatto, non costituisce allo stato un’emergenza da prima pagina. Appena dovesse nuovamente manifestarsi, si riparlerà subito di emergenza? O forse, come per altri fenomeni, dobbiamo accettarne e gestirne la latenza, in quanto divenuti strutturali?
Ma al di là dei risultati di Polizia, è innegabile che alcuni giovani abbiano ancora difficoltà a delineare il corretto confine tra il virtuale e reale, tra il consentito e l’inopportuno e, conseguentemente, tra il lecito o l’illecito. Quanto emblematiche sono le parole del titolare di una discoteca sul lago di Lecco, che la scorsa estate decideva per una temporanea chiusura dopo l’ennesima rissa?
Sono stanco di avere a che fare con persone maleducate, arroganti e prepotenti. Sono disgustato da questa gioventù”. Sono osservazioni, sì dettate dall’emozione del momento, ma di chi osserva da sempre i giovani da vicino e che, quindi, fanno viepiù riflettere.

Le grandi concentrazioni di persone sono uno dei campi più delicati in cui si esercitano le funzioni del Questore Autorità di Pubblica Sicurezza.
Si pensi ai concerti in piazza Duomo o ad altri grandi eventi vissuti da migliaia di persone in sicurezza, grazie alla presenza delle forze dell’ordine e dei nostri Reparti Mobili per la cui attività è stata conferita alla bandiera della Polizia di Stato la medaglia d’oro al valore civile.
La sensibilità della città è alta e ce la mettiamo tutta nel governare anche quelle espressioni spontanee di entusiasmo che possono condizionarne la vita quotidiana. È il caso delle manifestazioni di giubilo della comunità marocchina in occasione dei brillanti risultati della propria Nazionale ai Mondiali di Calcio.
Ed anche a fronte di questo condivisibile, ma talvolta disordinato, spontaneismo, la Polizia è chiamata a svolgere un continuo esercizio di equilibrio con le legittime istanze di chi lavora e si sposta nella città.
Se è vero che le partite di calcio non hanno sinora presentato problematiche severe sul piano dell’ordine pubblico, bisogna ricordare lo svuotamento di parte della curva dell’Inter subito dopo l’omicidio di uno dei loro leader storici. Al netto delle immancabili polemiche, la Polizia ha severamente sanzionato chi si è reso protagonista di atti di sopraffazione e, al tempo stesso, ha fatto sì che non si registrassero incidenti o feriti: un risultato non scontato per chi deve preservare la sicurezza della collettività.

Un’ulteriore sfaccettatura delle problematiche quotidianamente affrontate dagli operatori di Polizia rimane quella del disagio psichico, anche dovuto all’uso di alcool o stupefacenti.
Nel 2022, sono stati quasi 1800 gli interventi di Polizia per segnalazioni di persone squilibrate o moleste. Emblematicamente, ricordo l’arresto di un 21enne, responsabile di 4 violenze sessuali avvenute tra maggio e giugno dello scorso anno, che ha candidamente dichiarato di non ricordare nulla perché “uso bere ed assumere psicofarmaci” .

Ecco, la Polizia si trova quotidianamente a confrontarsi con tutto quello che offre il panorama metropolitano facendosi carico di problematiche complesse e mutevoli.
Allo stesso tempo, mai abbiamo fatto mancare ascolto ed intervento verso le esigenze rappresentate dai Sindaci dei Comuni del territorio.
Non risulti quindi pleonastico il ringraziamento agli uomini e donne della Polizia di Stato, comprese le preziose Specialità, e dell’Amministrazione Civile dell’Interno. Rivolgo un pensiero commosso ai nostri caduti, sottratti alle proprie famiglie, nell’adempimento del dovere o verso chi è stato sopraffatto dal peso di malattie o sofferenze personali di fronte alle quali riflettiamo profondamente.

Tanti sono i servizi al cittadino che vengono svolti con nascosto sacrificio che viene spesso liquidato semplicisticamente con aspre critiche per un disservizio. Si pensi ai carichi di lavoro sull’ ufficio passaporti. Non sfuggo alle osservazioni di chi aspira ad un servizio sempre migliore e tempestivo.

Ma come non dire dei 4/5.000 milanesi che settimanalmente ricevono il loro nuovo passaporto?
Gestiamo tra le 200 e le 250 urgenze al giorno: utenti che, senza prenotazione, vengono ricevuti perché hanno specifiche esigenze. Siamo andati ben oltre i c.d. open day. Se ci si ritrova nella fila dei non prenotati, vi sono tempi di attesa.
Vero, ma mi permetto di invitare ad interpretare quella fila come il nostro impegno a soddisfare il maggior numero di richieste possibili.
Trovo doveroso evidenziare il carico di lavoro abnorme sostenuto dall’Ufficio Immigrazione.
Nel corso del 2022, sono stati rilasciati o rinnovati circa 183.000 permessi di soggiorno, in un panorama che vede circa 493.000 cittadini stranieri regolarmente soggiornanti a Milano e provincia.
Le richieste di protezione internazionale, poi, hanno registrato numeri in aumento di circa il 127% rispetto al 2021. Da poco più di 3.000 del 2021 ai quasi 7.000 del 2022; ed i primi tre mesi del 2023 mostrano il trend in ulteriore incremento.
Via Cagni è divenuta terreno di comprensibile dibattito. Mi limito a dire che l’impegno è massimo e siamo la Questura tra quelle che offrono accesso al maggior numero, se non il più alto, di richiedenti rilasciando il permesso in soli due mesi. Abbiamo aumentato i volumi di lavorazione e siamo impegnati in un esercizio di continuo adeguamento delle procedure alle crescenti esigenze.
Sarà sfuggito che lo sportello di via Cagni è operativo da un anno e mezzo proprio per venire incontro alle esigenze di chi giunge nel nostro Paese e si presenta per la protezione internazionale? È noto che agli sportelli di via Montebello continuano ad essere giornalmente ricevute altre circa 500 persone? Si sa che i cittadini ucraini sono stati dirottati su una procedura, gestita nella fase istruttoria dalla lodevole AVSI, che ha permesso il rilascio di quasi 10.000 permessi di soggiorno per protezione speciale o temporanea? Prevale invece sempre lo spunto polemico, non documentato e teso a sminuire il nostro impegno verso chi vede nel nostro Paese l’inizio di un nuovo percorso di vita. Tra chi non si è sottratto con noi alle difficoltà in via Cagni, un sincero grazie va al Progetto Arca, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa, alla Caritas-Farsi Prossimo, all’AVSI, al Comune di Milano, al Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine Di Malta, ai Medici dell’Esercito Italiano, all’UNHCR e ai Medici Volontari Italiani.

Per agevolarci nella gestione di questi importanti carichi di lavoro, il nostro ufficio informatico ha sviluppato innovative procedure che pongono la Questura di Milano decisamente all’avanguardia.
Rappresentiamo la prima Questura ad aver inaugurato un ambulatorio veterinario adeguatamente attrezzato per la cura dei nostri cavalli e cani, preziosi e silenziosi operatori per la sicurezza. Un’ emblematica conferma delle professionalità del nostro Ufficio Sanitario che si relaziona proficuamente con le strutture sanitarie del territorio a cui, perdonate la digressione personale, voglio esprimere un cenno di profonda gratitudine per la cifra umana e professionale che viepiù impreziosisce Milano.

Le importanti sfide del presente impongono capacità di continuo adattamento alle mutevoli circostanze e mi fanno riflettere sul punto di equilibrio tra esperienza e capacità di innovazione.
Equilibrio delicatissimo in un settore come la sicurezza sul quale incidono le variabili del fattore umano e della contemporaneità.
Orbene, l’impressione è che l’esperienza rimanga fondamentale ma in percentuale attenuata rispetto al passato in cui il modello sociale era più definito e stabile.
Il manager della sicurezza oggi deve sviluppare una importante visione della propria missione e, allo stesso tempo, la missione della visione.
In questa ottica, penso alle parole del fisico Carlo Rovelli “Bisogna imparare a disimparare. La difficoltà della scienza non è avere idee nuove ma scoprire che, per farle funzionare, bisogna abbandonare delle idee vecchie”.
Lo scienziato sviluppa queste considerazioni in ambito scientifico dove i parametri sono più stabili e certi.
E, quindi, mi chiedo come si possano pretendere o propinare formule esatte, perfette ed immutabili, in una materia come la sicurezza in cui il fattore cardine e le sue variabili siano mutevoli e fluide perché umane?
Così come mi domando perché ci sia tanta resistenza ad accettare che il problema e una soluzione possano temporaneamente convivere.
Una soluzione che potrebbe anch’essa rivelarsi temporanea o valida fino allo step successivo.

Temo che il Questore abbia approfittato della cortesia degli ospiti. Mi rendo conto che questo discorso si sia allontanato dagli itinerari più canonici di queste cerimonie.
Ho scelto, a questo punto del mio percorso professionale, di raccontare la Polizia di Stato per quella che è, non sfuggendo ai temi più complessi e non “evitando le buche più dure...”.
Mi piace illudermi che un percorso logico e al tempo stesso aderente ai FATTI, forse anche problematico e speculativo, porti a soluzioni sostenibili che devono essere rinnovate costantemente.
Ritengo questa postura logica ed operativa più credibile di soluzioni che godono dell’innegabile fascino di essere proposte come la panacea durevole di ogni problema, specie se declinate con fascinosa assertività.
Come lo scorso anno, vi lascio con l’irrinunciabile impegno a mettercela sempre tutta al servizio di Milano.
Una città internazionale, fortemente contemporanea, talora contraddittoria, il cui fascino totalizza e che è sempre pronta a donarti tutto ciò che possiede, talvolta anche il senso della vita stessa.

VIVA LA POLIZIA DI STATO!
VIVA L’ITALIA!

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