Automotive

Peter Schreyer, uno dei più influenti designer dell'era contemporanea

Il tedesco Schreyer non è solamente un designer dal talento cristallino, ma un artista completo e un manager in grado di far risaltare i propri progetti

Peter Schreyer, uno dei più influenti designer dell'era contemporanea
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Il quotidiano nazionale tedesco, Die Welt ha detto di lui: "È il più grande progettista di automobili del nostro tempo". Ha fatto incetta di titoli e premi di ogni tipo. Il suo domicilio, a Ingolstadt, è tappezzato di onoreficenze che vanno dalla laurea in design industriale, conseguita all'Università di Monaco di Baviera, al dottorato del Royal College of Art di Londra. Per non parlare di tutte le sue magnifiche opere extra automobilistiche, che fanno di lui un artista a tutto tondo. Più volte insignito del grado di "uomo dell'anno", il nativo di Bad Reichenhall volge sulla settantina ma è sempre sulla cresta dell'onda. Se non avete ancora capito di chi stiamo parlando, lui è Peter Schreyer, colui che ha fatto pentire amaramente un osso duro impregnato di orgoglio, come Ferdinand Piëch, di averlo lasciato andare serenamente verso altri lidi, che Peter ha trasformato in purissime miniere d'oro. La sua sfida maggiore, chiamata Kia, è forse la sua più grande vittoria.

I primi passi nell'industria dell'auto

A partire dal 1978, quando era ancora studente, Schreyer viene assunto come tirocinante presso Audi, al quartier generale di Ingolstadt. Un incarico prestigioso e rilevante, per quello che è poco più che un giovincello di buone speranze. La mossa intrapresa dai vertici dei Quattro Anelli si rivela tutt'altro che peregrina, infatti già nel 1979, grazie alle sue spiccate doti e al suo talento cristallino, il designer bavarese riceve una borsa di studio in design presso il rinomato Royal College of Art di Londra. Un laboratorio eccellente per affinare le sue già elevate capacità innate. Il diamante grezzo è pronto a essere levigato. Il passo successivo conduce Schreyer a fare un viaggio Oltreoceano: il nuovo indirizzo è l'Audi-Volkswagen Advanced Design Center di Simi Valley, in California. Il colosso tedesco ripone grande fiducia nel proprio pupillo e sa che mettendo a un tavolo di lavoro grandi personalità provenienti da Paesi diversi, si possono ottenere dei risultati ancora più strabilianti. Sotto al sole californiano, Schreyer sfodera dei progetti di alto lignaggio, due su tutti: l'Audi quattro spyder concept e, insieme a Erwin Himmel, gli interni della Audi 100 C4.

Audi Quattro Spyder
Audi Quattro Spyder Concept (1991)

Schreyer al timone del design di Audi

Dopo sedici anni di proliferante creatività, nel 1994 Peter riceve le chiavi di comando dell'Audi Design, ruolo di assoluta responsabilità che lui detiene con piglio fino al 2002. Con la sua equipe traccia nuovi connotati stilistici che consentono ad Audi di divenire uno dei marchi automobilistici più rispettati sul globo, specialmente grazie al design chiaro e personale. Sotto alla direzione del dotto bavarese, nascono prima l'Audi TT e poi l'Audi A2, il primo veicolo prodotto in serie con carrozzeria in alluminio, per il quale lui e il collega Gerd Pfefferle ricevono nel 2002 il Premio per il Design attribuito dalla Repubblica Federale Tedesca. Nell'agosto del 1999, è tempo per un altro riconoscimento da inserire in bacheca: il Red Dot Award. Schreyer accetta la sfida "Radius" per conto del team di progettazione Audi, che viene celebrato come miglior squadra dell'anno. Il motivo della vittoria va riscontrato nel cambiamento di immagine ottenuto attraverso strategie orientate, che hanno contribuito a trasformare Audi in un marchio automobilistico ricercato in tutto il mondo grazie anche a un linguaggio stilistico facilmente distinguibile.

Audi A2
Audi A2

Nel frattempo, Schreyer è stato responsabile anche del design delle Volkswagen New Beetle e Golf IV (il miglior progetto, a livello di numeri, di tutta la sua carriera). Nel 2002, Peter viene sostituito da Gerd Pfefferle nel suo incarico primario, e lascia anche la sua posizione di capo progettista dei Quattro Anelli a Walter de' Silva. Schreyer, dunque, decide di ritagliarsi uno spazio alla Volkswagen Design, una parentesi che dura fino a quando non viene assunto l'ex designer di Mercedes Murat Günak nel 2006. L'epopea all'interno del gigante di Wolfsburg si interrompe così, ma nell'orizzonte di Peter c'è una nuovo miraggio che hai caratteri della sfida entusiasmante, quella che richiede una dose ricca di coraggio e incoscienza.

Le fortune di Kia

Il primo settembre del 2006 bussa alla porta di Schreyer Kia Motors. Il designer tedesco è un uomo libero, ancora nel pieno delle forze ed è una fucina che ribolle di idee. Il costruttore sudcoreano, che ancora fa fatica nel mercato Occidentale, non ha la forza e l'appeal dei grandi marchi europei. Forse è questa la molla che serve al bavarese per accettare il nuovo incarico: rendere Kia forte e credibile, traghettandola verso nuove e mirabolanti fortune. All'inizio la notizia del suo passaggio a Kia genera qualche battuta di scherno, qualcuno ci mette persino un po' di malizia nei giudizi negativi, ma ben presto tutti quanti devono ricredersi. Schreyer sceglie di dare al costruttore asiatico un design uniforme e inconfondibile, e il Gruppo Kia gli assicura una totale libertà d'azione.

Peter Schreyer

La prima sorpresa Schreyer la scarta in casa, in occasione del Salone di Francoforte del 2007. Alla kermesse in riva al Meno, viene rivelata la Kia Kee, che ha uno straordinario impatto sul pubblico grazie a quello che tutti impareranno a conoscere come "Tiger Nose", una calandra a doppia struttura trapezoidale che diviene il tratto distintivo del brand. L'anno dopo arriva in listino la Soul, che spopola nel Vecchio Continente, seguita dalle varie Cadenza, Optima e Venga. Schreyer è l'uomo chiave nello sviluppo aziendale di successo di Kia e Hyundai, entità che fanno parte dello stesso Gruppo automobilistico. Da quando il tedesco entra in carica occupandosi delle linee delle vetture sudcoreane, i modelli Kia ricevuto dieci volte il Red Dot Design Award. Questo almeno fino al 2013, quando Peter ha l'onore di essere uno dei tre presidenti del brand, l'unico non asiatico. La sua scalata non si arresta perché, date le medaglie guadagnate sul campo, sempre nel 2013 gli viene affidata la responsabilità degli uffici di progettazione dell'intero Hyundai Kia Automotive Group. La sua storia, il suo libro personale, ha ancora molte pagine bianche da essere dipinte, come le tele che solitamente riempie di colori.

Negli anni a venire questo nome ci riserverà altre sorprese, statene certi.

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