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Volkswagen Scirocco, coupé per tutte le stagioni

La Volkswagen Scirocco è una coupé di classe media che ha attraversato quarant'anni di storia tramite tre generazioni molto differenti tra loro

Volkswagen Scirocco, coupé per tutte le stagioni
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Il vento che dal Sahara soffia forte verso il Mediterraneo è per tutti lo Scirocco. C'è forse il suo zampino quando un turbine d'aria calda, spariglia i progetti impilati sopra alle scrivanie di Wolfsburg, in quei primi e tormentati anni Settanta del Secolo scorso. Il gigante dell'industria automobilistica tedesca, Volkswagen, è costretto a prendere un nuovo sentiero se non vuole precipitare in un burrone oscuro. Il Maggiolino e tutte le sue derivate, che da quasi trent'anni imperversano in ogni parte del globo, non possono più sostenere da sole la gamma di un costruttore che mira a essere il numero uno in Europa. Dunque, varata la rivoluzione si ripenserà a quella folata calorosa per firmare una coupé importante e innovativa come è stata la Volkswagen Scirocco.

L'impronta di Giugiaro

Di fronte a uno scenario di grande difficoltà, i vertici di Wolfsburg si armano di coraggio e stravolgono la propria realtà. La rivoluzione serve non solo per rinverdire la gamma delle "auto del popolo", ma è necessaria per stare in sella al mercato anche nel futuro. Gli automobilisti sono diventati più sensibili alle innovazioni, sono stimolati dalla fantasia e dalle capacità di chi riesce a essere progressista. In quei primi anni Settanta, la Volkswagen è considerata un Marchio reazionario, coi suoi modelli affidati a uno schema meccanico classico che prevede la trazione e il motore al posteriore, con quest'ultimo rigorosamente raffreddato ad aria. Il nuovo corso, invece, si affida a piattaforme moderne che pongono sia il movimento delle ruote che il propulsore all'anteriore, che tra l'altro viene raffreddato a liquido. La prima vettura che introduce questo possente cambiamento è la Passat, poi arriverà l'icona più grande di tutte: la Golf. In mezzo, ovviamente la Scirocco, la coupé che non ti aspetti.

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Oggettivamente, le speranze che questa sportivetta riesca a ottenere grandi risultati commerciali sono poche, la stessa Volkswagen non se la sente di investire da sola nel progetto e affida alla Karmann di Osnabruck l'assembleggio completo delle Scirocco. In questo modo si viene a creare un legame diretto con la Karmann-Ghia, la coupé di classe media derivata dal Maggiolino che viene pensionata grazie alla più fresca creatura degli anni '70. Dunque, per riuscire a ritagliarsi uno spazio importante in un segmento competitivo, la Volkswagen affida le chiavi del progetto, non solo stilistico, a Giorgetto Giugiaro, il designer del secolo. Quest'ultimo era stato chiamato a Wolfsburg per dare forma alla compatta definitiva, la Golf che si ispirava alla Fiat 128, ma riesce a confezionare anche la Scirocco. La base di partenza era la stessa della Golf, ma per la sportiva a due volumi viene deciso di adottare una linea più pungente, squadrata e aggressiva. Un oggetto molto piacevole, tagliente e sinuoso che si fonde benissimo all'interno della società del suo tempo. La matita del grande design si fa sentire in modo positivo. Inoltre, la Scirocco può vantare delle sospensioni MacPherson davanti e le ruote interconnesse dietro. Le motorizzazioni del debutto sono tre: un motore 1.1 da 50 CV e un 1.5 da 70 CV o da 80 CV. Nel 1976 arriva il 1.6 da 110 cavalli della versione GLI, che anticipa di pochissimo la Golf GTI.

Arriva la seconda generazione

Nel 1981 sbarca sul mercato la seconda generazione di Scirocco, dopo che la versione originale aveva totalizzato 505.000 esemplari. Nonostante la crisi petrolifera che ha condizionato tutto il decennio precedente, il risultato commerciale della coupé prodotta a Osnabruck è stato positivo. Adesso, si rilancia la sfida con un prodotto che stilisticamente cambia, abbracciando le nuove mode dell'epoca. Dunque, viene operato un taglio netto a tutte le cromature figlie del passato, per inserire dei pannelli in plastica. La celluloide impazza dappertutto. Sottopelle, la musica non cambia, anche i motori precedenti vengono confermati, salvo qualche piccolo cambio di cavalleria. Nel 1984 esordisce la versione GTX, che si distingue dalle altre per il doppio alettone posteriore, i cerchi in lega, le bande laterali, lo spoiler anteriore, e la scritta “Scirocco” applicata sul lunotto posteriore. Praticamente un punk di Berlino Ovest su quattro ruote. Infine, nel 1986 la Scirocco GTX lascia il posto alla GTI 16v, con esterni praticamente identici, ma con un motore con testata a 16 valvole da 136 CV sotto al cofano. Una bomba che fa palpitare il cuore. Il tempo della Scirocco seconda generazione scade nel 1988, dopo 340.000 esemplari venduti, quando il mercato è stufo di queste coupé di classe media. Anche la Volkswagen decide di sostituirla con una vettura che alza l'asticella della qualità e delle performance: la Corrado.

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Il ritorno della Volkswagen Scirocco

Inseguendo un fenomeno nostalgico, nel 2008 la Volkswagen propone la Scirocco terza generazione, a vent'anni di distanza dall'ultimo esemplare uscito dalla catene di montaggio di Osnabruck. L'obiettivo primario è quello di riconquistare i vecchi clienti e aggiungerne di nuovi. La Scirocco del terzo millennio prende ispirazione dalla Concept Car Iroc, dalla quale si distingue per un nuovo taglio della calandra, meno vistosa, in linea con gli stilemi stilistici dettati dalla Golf VI. L'opera finale viene firmata dal designer italiano Flavio Manzoni, non uno qualsiasi. I motori del debutto sono tre benzina e un diesel, ma nel 2010 arriva il 2.0 da 265 CV che equipaggia la versione "R" e che permette di arrivare a toccare i 250 km/h di velocità massima. Il congedo, senza erede dichiarata, arriva nel 2017. Sono anni complicati e difficili per le coupé di questo genere, solo una minoranza sparuta di fedelissimi è disposto a lasciare le proprie fortune su auto del genere. Il vento caldo di Volkswagen esce di scena con 272.

000 unità che, considerando le criticità storiche, si può classificare come un traguardo molto più che onorevole.

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